by Redazione | 15 Marzo 2018 13:10
«Le elezioni non hanno accelerato la necessaria ristrutturazione di Alitalia. Senza di essa, non abbiamo alcun interesse». Ancora una volta Carsten Spohr, ceo di Lufthansa, appena riconfermato per altri cinque anni[1] alla presidenza del Gruppo, pone il suo aut aut all’Italia, facendo suonare la “sveglia” in questa fase di stallo post-elettorale, con il Paese orfano di una maggioranza in grado di governare.
Dopo il summit A4E di Bruxelles, stavolta l’occasione per parlare è la presentazione dei risultati 2017 della compagnia: “I migliori della sua storia”, come sottolinea l’azienda in una nota. Ma andiamo a vedere i numeri. L’anno si è chiuso con un Ebit – risultato ante oneri finanziari – cresciuto di circa il 70%, arrivando a quota 3 miliardi di euro; il suo margine è aumentato di 2,9 punti percentuali, toccando l’8,4%.
Una crescita dei ricavi trainata principalmente dalle compagnie aeree del Gruppo (Lufthansa, Swiss, Brussels, Austrian, Eurowings e Lufthansa Cargo), giungendo fino a 35,6 miliardi di euro di entrate, a +12,4% rispetto allo scorso anno. Di conseguenza, sono arrivati segnali positivi anche per il valore del dividendo, salito del 60%, a 0,80 euro per azione.
«L’anno scorso siamo riusciti a ridurre di nuovo i costi, e lo stiamo facendo ancora dell’1-2%, laddove non influisce sul cliente. Contemporaneamente investiamo ulteriormente nella qualità dei nostri prodotti e servizi. È il nostro migliore anno e vogliamo investire ancora», ha commentato Spohr.
Un bilancio, questo, che pone Lufthansa in una posizione di forza rispetto ai competitor continentali, anche nell’ottica della compravendita di Alitalia. Guardando, poi, al 2018 le previsioni sono comunque rosee. Si prevede un andamento stabile dei ricavi, con l’intenzione di continuare a investire.
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