by Andrea Lovelock | 25 Settembre 2023 12:06
Da tesoretto ad autentico “oro colato” per molte amministrazioni locali: la tassa di soggiorno, di cui avevamo scritto anche qui[1], quest’anno toccherà un incasso complessivo di 700 milioni di euro, con una crescita su base annua del +13% rispetto al 2022. È la stima dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno, che ha meritato la prima pagina del Il Sole 24 Ore perché di fatto si tratta di ingenti risorse per tutti quei Comuni che l’hanno applicata. Basti pensare che solo Roma, nel primo semestre di quest’anno ha incassato circa 61 milioni di euro e l’introito complessivo per il 2023 dovrebbe toccare i 159 milioni.
Ad oggi, la tassa viene applicata in forma variabile, a seconda della tipologia di alloggio alberghiero o extralberghiero, con un tetto massimo di 5 euro al giorno e, in base all’ultima manovra finanziaria, solo a quei Comuni dove l’afflusso di turisti supera 20 volte quello dei residenti, ovvero Rimini, Firenze, Venezia e Pisa, è stato permesso di innalzare la tassa di soggiorno a 10 euro. Mentre a Roma, dove con una legge ad hoc il tetto massimo della tassa era stato fissato a 7 euro, dal primo ottobre questa gabella tanto osteggiata dagli operatori toccherà quota 10 euro[2].
Nella mappatura geografica stilata dall’Osservatorio, è l’area del centro Italia ad aggiudicarsi la quota-parte più consistente con il 37% degli incassi della tassa – pari a circa 258 milioni di euro – seguita dal nord-est con il 28% (196 milioni), dal nord ovest con il 18% (126 milioni) e infine dal sud con l’11% (79 milioni) e le isole con il 6% (43 milioni).
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