La verità sul Mare Italia:
Ota e la corsa a ostacoli dei t.o.
«Pensi che qualche giorno fa ho gestito un overbooking, non mi capitava da troppo tempo». Massimo Diana, direttore commerciale di Ota Viaggi, ha ritrovato il sorriso, gli stimoli giusti per tornare a fare numeri e macinare chilometri. «L’estate è andata bene, chi ha fatto il Mare Italia è stato indubbiamente fortunato, ma siamo stati sommersi da problemi continui, tra cancellazioni e scioperi dei trasporti, e la dose di nervosismo è stata ampia».
Sotto lo sguardo attento della famiglia Aprea, al suo fianco, sempre gli agenti di viaggi: «A loro dico grazie, li invito a ricreare il giusto networking, a rincontrarci e a guardarci finalmente negli occhi». La riapertura degli Usa agli italiani e il lungo raggio? «Nonostante non sia il mio business sono il primo fautore della sua ripresa, deve riaprire tutto. Se posso stare in aereo due, tre ore, ci posso stare anche otto ore».
L’estate del Mare Italia è stata importante. Qual è il bilancio di Ota Viaggi?
«Abbiamo fatto grandi numeri, la stagione è andata bene nonostante siamo distanti dai livelli del 2019. Sicuramente siamo cresciuti sullo scorso anno ed è, quindi, un passo in avanti; dopo un confronto con i colleghi del Mare Italia abbiamo anche visto che i risultati si equivalgono, sia in termini di fatturato che in percentuali. A fare da traino Sardegna e Sicilia, ma in realtà tutte le destinazioni in offerta sono state prese d’assalto. Sulle isole, va detto, ho il maggior numero di posti letto, è normale che le vendo di più».
Tante, troppe, le difficoltà da gestire…
«Va fatta subito una premessa: chi ha fatto il Mare Italia è più fortunato dei colleghi che fanno medio e lungo raggio e non hanno potuto lavorare in estate. Detto questo, sono 22 anni che sono in Ota e, oltre ad affrontare quelle che sono le normali problematiche di gestione dell’estate, l’asticella ora si è alzata veramente tanto. È stata durissima. Ogni giorno dovevi affrontare un problema. Un’emergenza sull’emergenza».
Cosa è accaduto?
«Basta guardare ciò che è successo con i volati, tra cambi, scioperi, cancellazioni, riprenotazioni, continuità sulla Sardegna; stesso discorso per le compagnie di navigazione. È passato tutto in sordina, ma sono cose che un tour operator come il nostro ha dovuto affrontare. Numeri drammatici da gestire, quotidiani. Si sono avallati determinati comportamenti in qualsiasi punto della catena della filiera che in un periodo pre pandemico si sarebbe gridato allo scandalo. E invece oggi tutto questo è diventato normalità».
Che tipologia di cliente si aveva di fronte?
«Il nostro lavoro si è incattivito. Perché la gente è stressata da due anni di Covid, perché è colpa tua se faccio la fila, se metto la mascherina, se non tutti rispettano il distanziamento sociale. Noi siamo albergatori, non polizia, nemmeno pubblica sicurezza. Noi possiamo fare la nostra parte, come è giusto che sia, ma è stata un’estate difficile perché si puntava sempre il dito verso l’altro. Era sempre colpa di qualcun altro. Il cliente era agitato, giustamente per carità».
Quando finisce l’estate 2021 di Ota?
«Tra quindici giorni chiudiamo la stagione e mentalmente siamo già predisposti al medio-lungo periodo, quindi all’inverno e all’estate 2022, con una proiezione da qui a tre anni dell’azienda».
Non si poteva spingere la summer ancora più in là?
«Questa è stata l’utopia, o meglio la speranza di molti. Abbandonata poi tra i chiari di luna sul green pass o anche la gestione dei casi Covid, che comunque abbiamo imparato ad affrontare bene. Siamo partiti con tante aspettative sul mese di settembre e si sperava di poter fare magari una prima decade di ottobre, che siamo riusciti comunque a fare solo in Sicilia, ma poi sono subentrate diverse situazioni che non ci hanno permesso di destagionalizzare. Fino a inizio agosto paventavamo di prolungare in molte regioni, ma invece a parte qualche caso sporadico al 30 settembre ci arriviamo, ma chiudiamo tutto».
Oggi che tipo di agente di viaggi si ha di fronte? In cosa gli agenti sono cambiati di più?
«Come ho già detta, a cambiare è stato in primis l’approccio del cliente che è molto nervoso. Ma questo è normale, nessuno di noi ha oggi la tranquillità che si aveva prima della pandemia. Questo, vuoi o non vuoi, oltre che nel quotidiano si riflette anche nella scelta, nella gestione e nella prenotazione della propria vacanza. Sicuramente gli agenti di viaggi hanno dovuto affrontare l’estate come unica pillola di ossigeno dell’anno e avevano l’ansia, la pressione, di sfruttare al massimo l’opportunità. Non volevano perdere nulla, perché passata questa estate non c’è al momento un qualcosa di concreto».
Che poi il turismo ha sempre vissuto di spensieratezza e un sacco di passione…
«Sì, e ci è stata tolta per un po’. Quest’estate, credo tutti, abbiamo pensato a lavorare e a perdere un po’ il sorriso mentre lo si faceva. Cosa sbagliata perché noi vendiamo turismo, e dobbiamo sempre sorridere. Per noi e per chi si affida a noi».
Come sarà l’inverno?
«Ci stiamo preparando, anche se il prodotto neve dell’ultimo quinquennio, per noi, è stato sempre marginale. Lo sarà di conseguenza anche quest’anno, lo faremo per continuità di marchio sperando che non ci siano ulteriori ripercussioni dell’emergenza sanitaria come per il 2020 ma, nella maniera più assoluta, siamo già proiettati all’estate 2022. Sono tornato a viaggiare, a girare in macchina e in aereo per pianificare, e questo mi ha ridato tanto ossigeno positivo. Tanta voglia di fare che un po’ mi era venuta a mancare».
Licenziamenti, casse integrazioni. C’è l’emergenza lavoratori nel turismo. Come sta Ota Viaggi?
«Già la scorsa estate abbiamo reintegrato tutti, anche gli stagionali. A capo c’è una famiglia, la famiglia Aprea: quando vedi che il tuo titolare è il primo che la mattina arriva in azienda e l’ultimo ad andare via la sera, vivi bene le giornate lavorative, a prescindere da tutto. L’azienda è sana, abbiamo i piedi saldi a terra, e sicuramente le scelte fatte tra l’estate 2020 e 2021 ci hanno portato a essere solidissimi e pronti a nuovi investimenti proprio perché l’azienda ha superato questa fase pandemica ed è pronta economicamente anche a sfruttare quelle che possono essere le opportunità che il mercato in questo momento potrebbe far uscire, consolidando i rapporti che abbiamo. Se ci fosse la possibilità di acquisire nuovo prodotto, avremo la forza economica per poterlo fare».
Il settore, adesso, chiede con urgenza il ripristino del lungo raggio…
«Sono il primo fautore della sua ripresa, deve riaprire tutto. Se posso stare in aereo due, tre ore, ci posso stare anche otto ore. Dobbiamo tornare a viaggiare, in tutto il mondo».