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La verità, vi prego, sugli stereotipi

sara prontera credit nicolaus

Ho sempre guardato con sguardo critico ai luoghi comuni. Scardinare gli stereotipi mi diverte: alla prova dei fatti si dimostrano deboli, forieri di una visione superficiale. Sono fortunata: il mio percorso di formazione ha confermato questa tesi e la mia strada è costellata di aspettative disattese. Di cui nessuno sente la mancanza.

SE PARTI, NON TORNI PIÙ

Ho lasciato la Puglia a 18 anni, per studiare Marketing e Comunicazione in un prestigioso ateneo milanese. Con me, si spostava l’orda della quasi totalità dei miei compagni: come se l’emigrazione fosse un destino segnato per tutti. Eppure, 18 anni dopo, sono tornata. Insieme a me, un’imponente ondata di ritorno, una schiera folta di professionisti cresciuti e formatisi lontano da casa e intenzionati a mettere a sistema nella propria terra quanto appreso fuori. Qualificati, competenti, professionalmente e umanamente formati: pronti a fare la differenza. Il ritorno dei cervelli è un trend diffuso. Ha in comune con il turismo delle radici la volontà di riscoperta dell’essenza di un luogo. La Puglia, in particolare, ha il potenziale per diventare un polo di attrazione per i talenti, offrendo un ambiente imprenditoriale e culturale stimolante e ricco di opportunità. Anche grazie a iniziative come #mareAsinistra per attrarre talenti e contrastare lo spopolamento, associando lavoro e valorizzazione del territorio.

MILANO CITTÀ DEL MARKETING

Ricordo bene il mio primo esame di Marketing d’Impresa. La sessione, affollata, si presentava come un azzardo, in cui la mano vincente consisteva nell’evitare l’orale con il docente, venendo graziati da un passaggio più semplice con uno dei suoi assistenti. Ovviamente, al mio turno, a chiamarmi era stato proprio il temutissimo docente il quale, aprendo il libretto, aveva esclamato: «Signorina, lei è di Lecce? Interessante: la Puglia ha messo in campo una delle più innovative e riuscite operazioni di marketing territoriale. Me ne parla?». Proprio negli anni in cui cercavo di lavare i miei panni in Idroscalo, la mia regione teneva una lectio magistralis su come una gestione della cosa pubblica lucida e visionaria potesse declinare il miglior caso di destination marketing internazionale di matrice italiana, dall’identità della destinazione, al suo racconto, alla sua promozione e alla costruzione di una “desiderabilità” che ha progressivamente trasformato la Puglia in the place to be non solo per le vacanze, ma anche per importanti eventi. Un caso da 30 e lode.

SE TORNI A CASA, DEVI ACCONTENTARTI

Dopo 18 anni è arrivata all’improvviso l’opportunità di tornare in Puglia, da adulta e da professionista. Cosa avrebbe significato, a livello professionale? Accontentarsi, come tutti sembravano pensare, di un ruolo e di un’organizzazione più marginale e meno evoluta? La Puglia che ho ritrovato era, però, tutto un altro film. Una regione motore di sviluppo dell’intero Mezzogiorno, che nel 2023 ha registrato la maggiore crescita del Pil in Italia; una terra con un’occupazione in costante crescita, e oltre 1,9 miliardi di euro di progetti di innovazione per il periodo 2021-2027. Una regione al primo posto in Italia per la produzione di energie rinnovabili. Sulla mia strada ho subito incrociato Nicolaus: una realtà imprenditoriale solida e sorprendente, in rapidissima crescita, guidata da imprenditori capaci e visionari e popolata di grandi professionisti e persone perbene. Una realtà che, dopo solo un mese dal mio arrivo, ha spettinato il mercato, annunciando l’acquisizione del marchio del turismo organizzato per eccellenza: Valtur.

NON SIAMO IN UN VILLAGGIO VALTUR

Valtur è la Nutella del travel: un marchio talmente radicato da essere utilizzato come nome comune di villaggio turistico. La nostra rassegna, almeno ogni due giorni, intercetta un “non siamo in un villaggio Valtur”, a indicare un ambiente festaiolo, caotico, un po’ kitsch. Eppure, l’acquisizione del brand è stata questione serissima. Un passaggio ponderato di cui l’intera Nicolaus ha percepito onore e onere. Alla base c’è stata una progettualità con 10 tavoli di lavoro (Marketing, Distribuzione, Prodotto, Finance e via dicendo), architrave della strategia di brand. Senza copiare, senza stravolgere, senza cannibalizzare. Disegnando un progetto di riposizionamento del marchio che ne rispettasse il dna portando, al contempo, il format nella contemporaneità. Passo dopo passo, in modo sostenibile: fino a includere nell’identità del marchio arte, scoperta, dialogo con le destinazioni, libertà, well being, responsabilità sociale. Un percorso complesso, ancora in corso, che continuiamo ad approcciare con grande serietà. Perché non siamo in un villaggio Valtur.

DIFFICILE LAVORARE TRA DONNE

Chissà perché, si finisce sempre per pestarsi un po’ i piedi. Sarà la sindrome da ape regina, in contesti organizzativi prettamente maschili. Sarà il germe dell’invidia. Eppure, il mio percorso deve moltissimo alle donne che mi hanno formato, guidato, che con me hanno condiviso un’esperienza di crescita. Ho nelle donne mentori e compagne di viaggio. Il mio team è composto da donne e uomini, giovanissimi e meno giovani, che si stimano, si sostengono, si cercano e si confrontano. Magnific* professionist* che lavorano e comunicano in maniera non ostile e inclusiva: esempio di ambiente che dalle differenze sappia trarre nutrimento. È alle donne e agli uomini del mio team che, più che a ogni altra persona, devo tanto.

FAMILY COMPANY DEL SUD: MA DAVVERO?

La reazione più comune di fronte a questa narrazione è, di solito, la sorpresa. Eppure, è qui che ho trovato un business vivo e fertile. Qui ho trovato un’attenzione e un ascolto intelligenti, che riconoscono il merito e la competenza. In tale contesto la professionalità singola può – davvero – fare la differenza: portare il proprio contributo, misurandone l’impatto concreto sull’evoluzione del business e del tessuto sociale. È in Nicolaus – family company del sud – che un percorso di certificazione per la Parità di Genere ha messo in luce una già equa rappresentanza nelle posizioni dirigenziali e di leadership, così come una sostanziale equità retributiva. La stessa realtà che – a fronte di un dato talmente sorprendente – continua a mettersi in discussione proponendosi di lavorare sull’equilibrio vita-lavoro, su una cultura organizzativa dell’inclusione, sull’esempio e l’informazione di come un business etico e responsabile e un’imprenditoria di successo possano convivere felicemente. Ponendosi, concretamente, come motore del cambiamento sociale. Nel turismo. Al sud. Appunto.

Di recente ho partecipato a un panel sulle donne nel turismo globale. Con me un’imprenditrice veneta della viticoltura e dell’ospitalità, il ceo di un’azienda radicata nell’artigianalità, una professionista delle Pr, una destination maker, due attrici. Di questa esperienza conservo con cura le battute finali, in cui ogni partecipante ha sintetizzato un consiglio, personale, alle future professioniste del turismo.
Consigli che portano con sé carattere di universalità: li condivido con piacere.

Fate rete. Sappiate essere nodi, costruite una rete su cui appoggiarvi, e da sostenere a vostra volta.
Formatevi. Costruite, giorno per giorno, la vostra spina dorsale.
Non abbiate paura. Apritevi alla scoperta, copiate dai migliori, non temendo di puntare più in alto.
Lasciatevi guidare dalla passione. Non abbiate timore di scegliere, ogni giorno, di perseguire una strada che amate, che vi soddisfi.

E non credete, vi prego, ai luoghi comuni.

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