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La verità, vi prego, sulle Maldive – Il Reportage

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“E Dio, accortosi della bellezza del mondo, pianse. Le sue lacrime divennero questo paradiso terrestre in terra”. Così recita un’antica leggenda islamica per descrivere la nascita delle Maldive, un luogo in cui la natura ha trovato il suo equilibrio perfetto. Sessanta milioni di anni fa, le acque dell’Oceano Indiano mossero sabbia, coralli, calcari creando 26 atolli e 1.192 isole, molte delle quali di soli 200 metri di diametro: un patrimonio unico al mondo che – nonostante il suo delicatissimo ecosistema – ha resistito alle ere geologiche, presentandosi ancora oggi come il paradiso in terra. Circa 200 isole sono abitate, altre 100 ospitano resort di lusso, le altre sonnecchiano selvagge e intatte.

CHE IL VIAGGIO ABBIA INIZIO

Dopo dieci giorni trascorsi sull’isola di Fulidhoo – una delle gemme dell’atollo di Vaavu, il più piccolo e meno popolato dell’arcipelago – è impossibile non dare ragione (o meglio, fede) all’ancestrale mito islamico. Il viaggio è organizzato dal tour operator Meridiano in collaborazione con Maldive Facili, rappresentante in Italia della nuova frontiera dell’ospitalità maldiviana: le guesthouse, oggi boutique hotel, tra cui Kinan Hotels, nelle sue declinazioni Kinan Retreat e Kinan Boutique, entrambi sull’isola di Fulidhoo, nell’atollo di Vaavu a sud-est dell’arcipelago.

Ed è questa la nostra final destination. Atterriamo all’aeroporto della capitale Malé con un volo Emirates. Subito ci lasciamo alle spalle l’Occidente, e con lui l’esigenza di correre. In porto sono ormeggiati i dhoni, imbarcazioni tradizionali che conducono adagio sulle isole più vicine. Quale modo migliore per entrare, sin da subito, nel mood maldiviano. Ma per chi preferisce una soluzione più rapida l’alternativa c’è: motoscafi veloci che impiegano poco più di un’ora per percorrere circa 60 chilometri, sfrecciando sul mare. Entrambe le opzioni permettono di ammirare paesaggi mozzafiato: una distesa infinita di sfumature di azzurro interrotta solo da isole verde smeraldo e lingue di sabbia che emergono dall’acqua come oasi nel nulla. Mentre le imbarcazioni scivolano sull’Oceano, il vento caldo e salmastro accarezza il viso, regalando una sensazione di libertà totale. Il mare è calmo per gran parte dell’anno, ma nelle giornate più vivaci, l’avventura è assicurata.

BENVENUTI SULL’ISOLA CHE VIVE

All’arrivo, Fulidhoo si rivela subito in tutta la sua quieta bellezza. Con i suoi 700 metri di lunghezza e 200 di larghezza, l’isola è un piccolo gioiello di autenticità e ospitalità, che rompe l’immagine tradizionale e forse anche un po’ stereotipata delle Maldive. C’era una volta (e c’è tuttora) il modello “One Island, One Resort”, isole private occupate in toto da strutture ricettive di lusso, del tutto slegate dalla cultura e dalla comunità locale.

Negli ultimi anni, però, il panorama turistico sta cambiando: si affermano sempre più i boutique hotel ubicati su isole abitate dai maldiviani. Questa alternativa non solo amplia e diversifica l’offerta, ma trasforma anche il modo in cui i visitatori vivono e percepiscono la destinazione, accrescendone il valore culturale. Fulidhoo ne è l’esempio probabilmente più riuscito: l’isola, abitata prevalentemente da pescatori, è una finestra sulla vita tradizionale maldiviana, lontana dal lusso sfrenato dei resort, immersa nel cuore pulsante della natura. Il richiamo alla preghiera del muezzin dalla moschea, i giochi degli studenti nella scuola dai colori vivaci e le partite di calcio sul campo affacciato sull’Oceano rappresentano momenti che raccontano l’anima semplice e genuina dell’isola.
Qui non ci sono i grattacieli o le strade rumorose che caratterizzano la capitale Malé, ma un mondo intimo e autentico. E gli ospiti possono alloggiare nelle ex guesthouse, oggi strutture di charme, che offrono agio senza comprometterne l’atmosfera genuina. Kinan sa infatti coniugare comfort e autenticità. Le camere, arredate con sobrietà ed eleganza, richiamano i colori del mare e del- la sabbia. L’essenza delle Maldive abita qui.

IN FONDO AL MAR

Fulidhoo è anche il punto di partenza perfetto per esplorare le meraviglie dell’atollo Vaavu. Il personale, per lo più locale, oltre a offrire un’ospitalità calorosa, organizza escursioni memorabili: snorkeling, diving lungo la barriera corallina e incontri ravvicinati con tartarughe, squali e delfini. Il nostro suggerimento è provarle tutte.

Partendo dall’isola, si raggiunge lo shark point di Fotteyo Kandu dove è possibile nuotare con gli squali nutrice: un’esperienza unica. Nonostante la stazza imponente, sono creature pacifiche. I più audaci possono accarezzarli mentre ti nuotano accanto e il timore si trasforma subito in meraviglia. A pochi metri di distanza, la magia continua: un banco di razze scivola silenziosamente sui fondali bianchi, il loro movimento è pura grazia. Con le “ali” spiegate sembrano danzare nell’acqua, offrendo una visione poetica, quasi surreale. Assistere a questo spettacolo da vicino è un ricordo che resterà indelebile. Ma l’incontro più emozionante è quello con le tartarughe marine. Inforcare maschera e boccaglio e raggiungerle tra i coralli è come entrare in un documentario: lente, eleganti, ti accolgono nel loro mondo con una calma biblica. Non lontano dal punto di immersione delle tartarughe, giace un relitto sommerso, una vecchia imbarcazione del Novecento avvolta dalla vegetazione marina e popolata da una miriade di pesci tropicali che nuotano freneticamente tra i ponti arrugginiti e le cavità dell’imbarcazione.

A pochi minuti di barca da Fulidhoo, un altro spettacolo naturale attende i viaggiatori: la sand bank, una striscia di sabbia bianca che emerge dalle acque turchesi dell’Oceano Indiano, per poi svanire lentamente sotto l’alta marea. Quando invece la marea è bassa, la sand bank diventa una sorta di “temporary island” dove passeggiare a piedi nudi su una distesa di sabbia finissima, circondati da acque cristalline e l’orizzonte a perdita d’occhio.

È l’isola che non c’è o forse Atlantide, lambita dal mare, avvolta nel cielo azzurro, come un mondo fuori dal mondo. Ma la magia non finisce qui. Nei pressi della sand bank è possibile incontrare i Giamburrasca del mare: i delfini. Creature giocose ed eleganti che – come bambini – sbucano dalle acque per saltare, rincorrersi e accompagnare le imbarcazioni con la grazia di chi non si prende troppo sul serio.

IL REEF FERITO

La barriera corallina che circonda Fulidhoo, nell’atollo di Vaavu, è il gioiello più prezioso delle Maldive. Facilmente raggiungibili in barca Vattaru Reef e Miyaru Kandu, luoghi di straordinaria bellezza, sebbene il cambiamento climatico ne abbia intaccato l’originale perfezione.
Il reef è infatti ferito dal gigante silenzioso, ovvero El Niño, anomalia oceanica che porta a un brusco innalzamento delle temperature, lasciando segni visibili sulla barriera come lo sbiancamento dei coralli per l’espulsione delle alghe simbiotiche che danno loro colore e nutrimento. In alcune zone, il danno è tale che la barriera appare ormai “morta”, priva della vivacità e della vita marina che la rendevano un ecosistema unico.

Ma non tutto è perduto. Le aree meno colpite continuano a pulsare di vita, offrendo rifugio a tartarughe marine, pesci tropicali e razze. In questi punti, il reef “vive e lotta con noi” e mostra segni di lenta ripresa. Per questa ragione chi visita Fulidhoo può sì godere di una vacanza esotica, ma è chiamato anche a riflettere sull’impatto delle nostre abitudini sull’ambiente. Se la biodiversità qui è ancora sorprendente, e ogni immersione regala nuove scoperte, dal piccolo nudibranco dai colori psichedelici alle tartarughe marine che scivolano lente tra i coralli, il merito è di un portentoso benché delicatissimo ecosististema. Che va compreso e di conseguenza rispettato durante il soggiorno, ma anche una volta tornati a casa.

IL MASHUNI È SERVITO

L’autenticità di Fulidhoo, la semplicità e il calore di chi la abita, è ben rappresentata anche dalla sua cucina. In tavola impera il pescato del giorno, frutto dell’incontro ancestrale tra il mare e l’uomo. Tra i piatti tipici a base di pesce c’è il Mashuni: un mix di tonno, cocco e spezie che le famiglie di pescatori maldiviani usano mangiare a colazione. C’è poi il Roshi, pane non lievitato simile alla piadina, di solito spezzato con le mani e usato al posto delle posate per mangiare il cibo che lo accompagna. Ogni pasto che si rispetti termina con il Bondibaiy, una sorta di pudding di riso dolce aromatizzato, da molti definito la quintessenza delle Maldive.

BODU BERU DANCE

I boutique hotel dell’isola dopo il tramonto ani-mano la serata con la Bodu Beru dance, ballo tribale maldiviano. Al ritmo ipnotico dei tamburi, i ballerini raccontano storie di mare, pesca e vita vissuta, coinvolgendo spesso anche i visitatori. È un momento di condivisione profonda, dove i confini tra locale e straniero si dissolvono, lasciando spazio a un’esperienza culturale vibran- te. Ed è questo è il “souvenir” che porti a casa da Fulidhoo: il senso di appartenenza a una comunità che ha saputo accoglierti e farti sentire davvero parte del mondo-Maldive. Un luogo che pulsa di vita e che è – ora ne siamo ben coscienti – molto più di una piscina a sfioro sull’Oceano.

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