by Roberta Rianna | 9 Agosto 2024 15:50
Vicende controverse, nodi da sciogliere, trend epocali: i grandi temi del travel sono i protagonisti dell’alfabeto d’estate de L’Agenzia di Viaggi Magazine. Una sorta di scarabeo giornalistico con cui proviamo a fornire al trade uno spaccato, quanto più completo, delle principali questioni che in queste ultime, concitate, settimane hanno occupato il “primo palco” – in gergo così si chiama – del nostro giornale online.
Augurando buona lettura e buone vacanze (ai più fortunati), diamo appuntamento ai nostri lettori il 26 agosto, quando torneremo a informarvi con il consueto spirito di servizio.
In dirittura d’arrivo il riordino del macrocosmo affitti brevi[1] composta da oltre 500mila strutture stimate, con il decollo definitivo della piattaforma nazionale che ospiterà l’elenco delle strutture impiegate per locazione turistica in Italia. Dal 1° settembre e con 2 mesi di tolleranza per adeguarsi, i gestori dovranno infatti dotarsi dell’ormai famoso Cin, il Codice identificativo nazionale[2]. Per i trasgressori di questo obbligo, sono previste sanzioni da 500 a 5.000 euro.
Ota nel mirino delle Authority per la concorrenza. Bacchettata a destra e manca Booking, che in Spagna è stata severamente multata[3]. In Italia, nel frattempo, va verso l’epilogo l’istruttoria avviata nei suoi confronti dall’Antitrust per presunto abuso di posizione dominante: era stata accusata di escludere dal mercato dei servizi di intermediazione alberghiera le altre Online Travel Agencies. Ora il Garante ha pubblicato gli impegni assunti da Booking[4] consistenti nell’assicurare che i prezzi applicati dalle strutture su canali di vendita online diversi dal suo portale non vengano presi in considerazione nel funzionamento e nella promozione di determinati programmi.
Partiamo da un dato: a Roma, negli ospedali del centro, i turisti ricoverati d’urgenza sono aumentati del 10%. Colpa del Grande Caldo, lo stesso che aveva indotto lo scorso anno la Cnn a invitare i lettori a restare a casa[5] e che ha mosso, nelle scorse settimane, i giornali Usa e Uk ad allertare i viaggiatori diretti in Sicilia[6], terra bollata come arida e inospitale. Campagne mediatiche a parte, il cambiamento climatico è evidente: secondo Copernicus, il servizio meteo dell’Ue, il 2024 si avvia a essere l’anno più rovente di sempre. L’altra faccia della medaglia sono uragani[7] e alluvioni. Indubbie le ripercussioni sul turismo di massa, ora alla ricerca di nuove coolcation[8]: neologismo che indica le vacanze al fresco.
Era il 19 luglio quando abbiamo battuto la notizia del Microsoft down: un crac ai sistemi [9]che ha mandato in tilt aeroporti e compagnie aeree con oltre 3mila voli cancellati in tutto il mondo. Un antipasto degli ormai noti disservizi estivi legati ai trasporti, che hanno coinvolto quest’anno che le ferrovie, interessate da un ampio programma di lavori in corso con conseguenti revisioni dell’operativo estivo dei treni[10]. Buone nuove invece sul fronte degli scioperi con la consueta franchigia estiva[11] (una sorta di “tregua”) in vigore dal 27 luglio al 5 settembre. Ad oggi, comunque, il sistema sembra funzionare meglio rispetto all’estate 2022 del caos voli e alla stagione 2023 dei grandi incendi. Ma è presto per gridare vittoria.
È tornato. Il format delle prenotazioni anticipate, entrato in crisi con il Covid, è finalmente tornato in auge. Dai tour operator alle crociere, i fornitori del travel hanno marciato a passo spedito nella finestra “advanced”, con la complicità degli intermediari. Ma il prezzo medio delle vacanze è rimasto alto, lasciando una grossa fetta di invenduto tra luglio e agosto[12]. Ha tardato a prenotare quella fetta di viaggiatori, famiglie in primis, schiacciata dal caro vita. Il turismo organizzato, per quanto si aggrappi all’alto di gamma, dovrà fare i conti anche con loro e rivedere già per il prossimo inverno le politiche tariffarie.
All’inizio di giugno il turismo organizzato europeo è stato scosso dal fallimento del tedesco Fti Group[13], cui faceva capo uno dei principali tour operator del vecchio continente. Per settimane la vicenda ha dominata la ribalta mediatica[14] internazionale: è stato il più grave crac del settore dei viaggi dopo quello di Thomas Cook. Con 90 filiali nel mondo, sei brand anche alberghieri, 11mila dipendenti, il Gruppo ha accumulato debiti per oltre 1 miliardo di euro. Il suo flop lascia a terra 175mila clienti. Interviene il Fondo nazionale tedesco (German Travel Security Fund) per la riprotezione dei viaggiatori, ma la copertura è solo parziale. Gli effetti di tale fallimento hanno certamente influenzato l’andamento estivo del travel[15].
Non vedo, non sento, non parlo. Nei confronti di conflitti in corso – dall’Ucraina a Gaza, con riverberi in gran parte del Medio Oriente – l’industria turistica sembra comportarsi come le tre scimmiette sagge: evita il problema. O meglio, si limita ad accarezzarlo quando deve fare i conti con i cali a due cifre dell’Egitto, con le modifiche agli operativi dei voli, con i riflessi delle guerre sul jet fuel[16]. Mentre scriviamo, l’Iran ostenta i suoi missili e dal Libano partono razzi alla volta della Terra Santa. Molti voli dall’Italia a Israele sono stati sospesi[17]. Viaggiare nel Middle East è un affare delicato. Parlarne in termini turistici è a dir poco indelicato. Restano validi i consigli contenuti nel vademecum [18]“Dammi il cinque! Le 5 regole per Viaggiare Sicuri”, frutto della collaborazione tra l’Unità di Crisi della Farnesina e le associazioni del turismo organizzato Astoi, Aidit, Assoviaggi, Fiavet, Fto e Maavi.
Avanza anche nel travel l’intelligenza artificiale a supporto di quella umana. Le big tech fanno la parte del leone, ma i grandi player del turismo organizzato made in Italy, in primis Alpitour con il suo chatbot AlpiGpt[19], non stanno a guardare. Ormai l’Ai – senza tralasciare gli Nft con le prime tariffe rivendibili nell’hôtellerie[20] – è una solida realtà, destinata a semplificare il lavoro di back office e l’esperienza dei viaggiatori. Intanto, sempre sul web, le varie Antitrust alzano il livello di attenzione sulle politiche commerciali scorrette: le rogne principali toccano a Booking in Spagna[21] (ma anche in Italia[22]) e a Google negli Usa, con una sentenza Usa[23] che inchioda Big G come “monopolista”.
Sebbene Demoskopika[24] e altri autorevoli osservatori abbiano celebrato il boom del turismo straniero in Italia, qualcosa è andato storto. L’idillio nei nostri confronti in alcuni casi è terminato. Un anno dopo i tweet al vetriolo del ministro tedesco[25], arriva una nuova stilettata teutonica: in un editoriale da Noto, in Sicilia, lo Spiegel narra di un’Italia «cara e affollata» e di un vero «choc culturale»[26] provocato dall’ormai ex Paese dei desideri. Colpa del caldo sopra la media, degli effetti dell’overtourism e dei prezzi fuori controllo. Tre fattori da gestire. Perché il giocattolo si è rotto: non è più tempo di speculare sulla pelle degli stranieri.
Un pendolo che oscilla tra l’advanced booking e il last minute. È l’estate 2024 descritta dall’Osservatorio Bluvacanze[27], che non nega l’evidenza di un mercato turistico che nell’ultimo mese ha arrancato. In concomitanza con il crac di Fti lo avevamo previsto[28]: l’invenduto del t.o. tedesco si sarebbe sommato agli allotment scoperti, portando alcuni player a sganciare “tariffe choc”. Così è stato per alcuni fornitori che hanno agito direttamente sul cliente finale. Altri hanno seguito strade differenti, lavorando a braccetto con gli intermediari per spingere le vendite.
Si scrive Mare Italia, si legge riordino delle concessioni balneari, uno dei dossier più bollenti sul tavolo del governo Meloni che nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle ferie ha rinviato la soluzione a settembre[29]. Ma gli imprenditori delle spiagge si mobilitano[30] con gli ombrelloni chiusi, esprimendo rabbia per una impasse senza fine[31]. Al pressing Ue per indire gare trasparenti e applicare la direttiva Bolkestein, l’Italia risponde con azioni in ordine sparso: Regioni che pubblicano bandi e altre che delegano i singoli Comuni. Un pasticciaccio all’italiana che prende “in ostaggio” le nostre coste e vedrà tanti altri capitoli prima dell’epilogo.
Scandiamolo: no-trip-phobia. In parole povere, è la paura di non aver ancora prenotato le vacanze. Ha colpito nei mesi scorsi, alle porte dell’estate, quattro italiani su dieci. Percentuale – quella del 40% – che ci permette di definirlo nuovo trend. Questo timore ha generato frustrazione soprattutto nella Generazione Z[32], con un’incidenza del 53%. A tale forma d’ansia si è aggrappato il travel quando, tra giugno e luglio, le vendite hanno subito una decisa battuta d’arresto causata certamente dal gap tra i prezzi delle vacanze e i risicati budget delle famiglie. Per questo avevamo titolato “Notriphobia, salvaci tu”[33].
Il già noto sovraffollamento turistico, altrimenti detto overtourism, è diventato tema caldissimo in Europa nell’estate 2024. In particolare in Spagna, con le proteste in piazza[34] che hanno tenuto banco a Barcellona, Palma di Maiorca, Malaga e Cadice, per citare i casi più rappresentativi. Tra le destinazioni “in rivolta” ci sono anche le isole greche[35] di Santorini e Mykonos, che soffrono il traffico crocieristico estivo. In Italia, dove sono numerose le destinazioni “infastidite” dall’eccessiva presenza di visitatori, il ministro del Turismo Daniela Santanchè, ha invitato alla tolleranza: «Ma quale overtourism. Non lamentiamoci dei troppi turisti. Anche loro hanno diritto di vedere quello che noi ci godiamo tutto l’anno». Intanto, anche in Italia c’è chi pone i primi paletti: in primis Venezia[36], con l’accesso a pagamento al centro storico e i limiti imposti ai gruppi turistici[37].
Con il testo di revisione della direttiva Ue sui pacchetti turistici che viene sottoposto alle associazioni di categoria, si apre un ampio e costruttivo dibattito. Le criticità rilevate dalle varie sigle[38] attengono la limitazione dei pagamenti anticipati[39] che rischia di far lievitare i prezzi, la mancanza di una protezione – un vero e proprio Fondo – in caso di fallimento di compagnie aeree e l’individuazione di specifici strumenti volti a garantire insolvenza o fallimenti di operatori che devono sempre essere cofinanziati dagli Stati membri. Tra i suggerimenti per migliorare il testo della riforma, alcune associazioni suggeriscono l’introduzione di voucher come forma di rimborsi pecuniari e nuovi modelli contrattuali di reciproca soddisfazione per operatori e clienti.
«Se troviamo il socio giusto, saremmo felici di rimanere soci, anche con una quota importante. Se però le offerte non fossero adeguate al valore dell’unicum che rappresenta, cosa ci sarebbe di meglio di una Ipo per un Gruppo che identifica così bene l’italianità?». Così Giovanni Tamburi, presidente di Tamburi Investment Partners, tuttora socio di maggioranza di Alpitour World, riassume lo stato dell’arte della valorizzazione delle quote[40] del primo Gruppo turistico italiano. Le offerte sul piatto al momento sono due, ma l’ipotesi della quotazione in Borsa[41] non è affatto peregrina.
Chi l’avrebbe detto che ci saremmo ritrovati a titolare “C’era una volta super Ryanair[42]”. Così è stato. Colpa degli impietosi numeri del primo trimestre 2024. Pur registrando oltre 50,5 milioni di passeggeri, pari al +10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la low cost irlandese ha quasi dimezzato gli utili: 360 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 663 milioni del 2023. Una débâcle dovuta sia al fatto che le partenze per le festività di Pasqua sono “slittate” al trimestre successivo, sia perché sono state mantenute basse le tariffe sul mercato. Prezzi pari al -10%[43] rispetto allo scorso anno, ha ammesso il ceo Michael O’Leary, ora alle prese con una raffica di accordi con le Ota[44]. Segno dei tempi che cambiano.
La risposta all’overtourism, ma anche al climate change, è una e solo una: l’approccio green all’industria del travel. Fioccano i report di sostenibilità e si moltiplicano le best practice, ma la strada è ancora lunga e ostile[45]: nel trasporto aereo, ad esempio, uno dei grossi limiti è il costo di produzione dei Saf[46], i carburanti sostenibili. Si stringono intanto i tempi dell’Agenda 2030 dell’Onu, con i suoi 17 obiettivi e 169 “goal”. L’industria turistica non può che fare la sua parte.
In un volo pindarico siamo balzati dalle politiche ultra low cost al caro tariffe. Nessuno dei due estremi sembra avere prodotto i risultati di business sperati. Con i conti delle compagnie in sofferenza[47], la bolla sembra essere esplosa[48]: i vettori dovranno studiare pricing più adeguati alla domanda, ma tali da assicurargli i giusti ricavi. La partita si giocherà certamente sulle ancillary: come dimostrato da easyJet[49], se piazzati nel giusto modo, saranno tali servizi extra a fare la differenza in bilancio.
A Bruxelles tra i dossier che hanno interessato da vicino l’Italia, oltre alla revisione della direttiva pacchetti di viaggio e alle concessioni balneari, spicca quello relativo al matrimonio tra Ita Airways e Lufthansa che ha ottenuto il via libera da Bruxelles[50] ai primi di luglio, al termine di un tira e molla che ha riguardato le condizioni poste da Bruxelles[51] e i remedies inoltrati dai due vettori. La coppia Ita-Lh cederà 30 slot e avvieranno la connettività indiretta sulle rotte intercontinentali come richiesto dall’Europa. La compagnia italiana arriva alle nozze con ricavi a 1,2 miliardi di euro e investimenti in flotta per 250 milioni di euro, con una cassa operativa che a fine giugno ha toccato i 380 milioni di euro.
Dibattito di altissimo livello sulle colonne de L’Agenzia di Viaggi Magazine, che ha aperto i suo canali a firme autorevoli nella rubrica Voice of Leader[52]. A inaugurare questa stagione di opinioni è stato Pier Ezhaya, presidente Astoi, seguito dall’esperto di tecnologia Mirko Lalli, fondatore di The Data Appeal Company, dall’imprenditrice e business angel Dina Ravera e dal consulente Onu ai trasporti Andrea Giuricin. Hanno scritto per noi anche Leonardo Massa, numero uno in Italia di Msc Crociere, l’esperto di pagamenti digitali Maurizio Pimpinella e l’ambasciatore italiano dell’International Gay and Lesbian Travel Association, Alessio Virgili. La rubrica crescerà a settembre con l’ingresso di nuove e prestigiose firme.
Fari accesi sulla Generazione Z, quella dei nati tra la fine degli anni ‘90 e la prima decade del Duemila. Per loro, il dialogo con il turismo organizzato si intensifica[53]: tour operator e agenzie di viaggi, con il supporto della tecnologia, dei social media e dei content creator, corteggiano i giovani viaggiatori per cui nascono pacchetti, strutture ed experience ad hoc. Essendo i viaggiatori del futuro, sono attentissimi alla sostenibilità, al sociale e all’inclusione.
A cura di Roberta Rianna con il contributo di
Andrea Lovelock, Claudia Ceci e Giulia Di Camillo
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