È un sistema distributivo a due strati quello fotografato da Luca Caraffini, amministratore delegato di Geo Travel Network. «A livello macroscopico – dice – è necessario aggregarsi a una rete nazionale, ma bisogna anche presidiare l’ultimo miglio, ovvero il territorio, facendo squadra con le agenzie vicine per abbattere i costi e aumentare il potere contrattuale». Da un lato l’affiliazione a un network, quindi; dall’altro la propensione a collaborare in gruppi d’acquisto o mini-reti locali.
Solo così, secondo il manager, si può sopravvivere alla naturale selezione dei punti vendita. Una scrematura certificata anche dal nostro Annuario del Turismo 2019, che negli ultimi dodici mesi ha rilevato la chiusura di circa 450 agenzie.
«Certamente si tratta di medie e piccole adv – riflette Caraffini – tartassate dalla riduzione dei margini e dalle spese sempre più alte in termini di privacy, carte di credito e adempimenti vari. Per questo è necessario strutturarsi, coalizzarsi e aumentare i volumi». Per dirla con una frase: unire le forze e diventare grandi è l’unico antidoto al rischio chiusura.
Nonostante negli ultimi due anni il mercato abbia preso fiato, con una conseguente tenuta delle vendite, «la scrematura è ancora in corso. Al primo accenno di crisi ci saranno nuove chiusure – prevede l’ad di Geo – e si arriverà, presto o tardi, alla soglia delle 6.500-7.000 adv in Italia, numero opportuno in proporzione al territorio».
Ma in questo processo, aggiunge Caraffini, «abbiamo perso ottimi professionisti, agenti di viaggi davvero in gamba. E questo è un vero peccato. Bisogna armarsi di arguzia e creare le sinergie giuste per restare sul mercato».
Da parte sua Geo Travel Network ha guadagnato nell’ultimo anno 180 agenzie, mentre un’ottantina hanno chiuso i battenti. Un bilancio positivo per la rete di Alpitour e Costa che ora conta circa 1.300 punti vendita. «Un buon risultato, ma vista la situazione del mercato non ci possiamo permettere di brindare», conclude il manager.