Adv, l’Antitrust alle Regioni: «Via i direttori tecnici»
Entrata a gamba tesa dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel settore delle agenzie di viaggi con una pronuncia, di poche settimane fa, nella quale viene chiesto a tutte le Regioni di semplificare il quadro normativo che regola l’attività delle adv adeguandosi alle direttive Ue in materia di servizi turistici.
I passaggi destinati ad avere un effetto deflagrante sulla distribuzione sono essenzialmente due: l’abolizione della figura del direttore tecnico e la rimozione dei limiti d’accesso all’attività agenziale per i soggetti che hanno subito condanne penali o dichiarazioni di fallimento. A scoprirlo è stata Assoviaggi con il suo presidente Gianni Rebecchi, che commenta la notizia in anteprima a L’Agenzia di Viaggi: «È come se lavorassimo sopra una cassa di esplosivo. Qui rischia di saltare tutto in aria».
Una decisione sconcertante quella dell’Antitrust, che tra le righe sembrerebbe dire: tutti possono lavorare in agenzia, dagli improvvisati ai condannati. Ma il documento dell’Authority aggiunge altre perle di pseudo-innovazione all’insegna della liberalizzazione, tra cui la possibilità di aprire adv nei centri commerciali senza necessità di esibire licenze appartenenti ad altri territori di competenza.
In più l’Antitrust considera “sproporzionate e gravose” le cauzioni richieste per l’apertura di una agenzia ed “esagerate” le sanzioni pecuniarie in caso di inadempienze e disservizi, citando testualmente che “la tutela del consumatore è ampiamente garantita dalle polizze assicurative stipulate dalle adv”. Qui l’Autorità mostra anche di non essere aggiornata in materia perché menziona come strumento protettivo quel fondo di garanzia pubblico che è stato abolito quasi un anno fa.
L’Antitrust ha dato 45 giorni di tempo alle Regioni per rispondere in modo circostanziato a questa sollecitazione, ricordando che la legislazione europea è superiore a quelle nazionale e regionale. Un monito a fare in fretta e soprattutto a non accampare giustificazioni per non aderire a questo orientamento.
Da un certo punto di vista, e al netto dei passaggi destabilizzanti, si potrebbe anche apprezzare il tentativo dell’Antitrust di fermare la stratificazione delle leggi regionali in materia turistica (e non solo in questa) che in pochi anni ha generato una “giungla all’italiana”. Ma per come è stata confezionata la pronuncia, dicono gli addetti ai lavori, le indicazioni risultano irricevibili da un settore che proprio sulla professionalità e su alcune modalità d’accesso all’attività di agente di viaggi hanno basato, finora, la consulenza turistica.