L’argine toscano all’onda anomala Airbnb
Il futuro del turismo tra overtourism e airification, l’onda anomala degli affitti brevi che parte da Airbnb. Se n’è parlato all’Auditorium della Cassa di Risparmio di Firenze nel convegno Sharing Competition & Turismo Sostenibile, organizzato da Fiavet Toscana e Federalberghi Firenze.
L’analisi comincia proprio dal centro storico, che oggi conta 9.226 alloggi su Airbnb, collocandosi al secondo posto in Europa dopo Parigi in relazione al numero dei residenti (66.898). Un fenomeno che riguarda, in pari o simile misura, altre grandi città italiane, tanto da essere ritenuto un’emergenza nazionale per il conseguente allontanamento di residenti e attività produttive dai centri cittadini.
«Vogliamo un dialogo con Airbnb per il futuro della città», afferma Pier Carlo Testa, presidente di Fiavet Toscana. Oltre al fenomeno dell’overtourism e dell’esigenza di regole condivise, su tutto c’è il capitolo Experiences, attività vendute attraverso il portale.
Veri e propri pacchetti – degustazione e cucina, visite guidate, corsi, attività fisiche e all’aperto, moda e shopping – paragonabili a quelli di un tour operator, riguardo alle quali però Airbnb declina qualsiasi forma di responsabilità, che ricade esclusivamente sull’host promotore. Host che non subisce nessun tipo di controllo da parte della piattaforma, al di là dell’essere messo a parte, attraverso un’informativa, dei rischi in cui incorre infrangendo la legge locale.
«Al contrario dei tour operator, Airbnb non ha i requisiti giusti», sottolinea Testa. E aggiunge: «Noi saremmo i primi a essere a favore di una liberalizzazione orizzontale, ma dove sarebbero i controlli?».
Sull’altro lato della barricata Alessandro Tommasi, public policy manager di Airbnb Italia, che si difende rimarcando la natura del portale, che niente avrebbe a che vedere con un albergo o un tour operator.
«Non stiamo parlando di sharing, ma di shadow economy», rincara Francesco Bechi, presidente di Federalberghi Firenze. La sua critica, però, non è rivolta direttamente ad Airbnb, ma alla mancanza di volontà politica nel controllare effettivamente il sistema economico in cui le nuove piattaforme online si muovono. «Esiste un apparato incaricato di definire le norme all’interno del nostro settore, ma al momento sembra voler ignorare questo mondo sommerso che sta mettendo in ginocchio le piccole e medie imprese», aggiunge.
Al serrato confronto di Firenze sono intervenuti anche Stephan von Dassel della municipalità di Berlino e Tom Copley di quella di Londra, per un confronto su come delle grandi metropoli europee abbiano affrontato la medesima questione.
All’intervento di Antonello Romano, ricercatore dell’Università di Siena e autore di una ricerca sull’impatto sociale di Airbnb, è seguito poi quello dell’avvocato Francesco Tessari, legale di Fiavet Toscana e Federalberghi, a cui è spettato il compito di delineare un quadro normativo per molti versi carente.
Tirando le somme, sono tre le questioni-chiave da affrontare da qui ai prossimi mesi: la sostenibilità di un turismo la cui massificazione colpisce direttamente l’identità del patrimonio; la concorrenza, che significa muoversi nello stesso sistema con riferimento alle stesse regole; la tutela del cliente, le cui garanzie di assicurazione e qualità del servizio sono sempre più a rischio.