Quel che è certo è che sarà dedicato a Willy Brandt, ex-cancelliere della Repubblica federale tedesca. Per il resto, non si hanno certezze sui tempi di apertura dell’aeroporto di Berlino-Brandeburgo (codice BER), i cui costi di costruzione sono ormai lievitati a 7,3 miliardi di dollari.
Più di tre volte e mezza il budget preventivato nel 2006 quando – data l’insufficienza di Tegel and Schönefeld – si era deciso di procedere alla costruzione di un nuovo scalo che avrebbe dovuto mandare in pensione gli altri due. Adesso, dopo che la prima inaugurazione sarebbe dovuta avvenire nell’ottobre 2012 e che anche successivamente ne era stata annunciata (e poi rimandata) l’apertura, il tam tam vede ottobre 2020 come prossima deadline.
In mezzo c’è stato un po’ di tutto: più di 90 metri di cavi installati in modo sbagliato, 4.000 porte numerate non correttamente, scale e ascensori di altezza troppo bassa, penuria di desk per il check in (al punto che, nell’imminenza di una delle numerose aperture poi saltate, i responsabili dello scalo avevano chiesto alle compagnie di poter allestire un enorme tendone di fronte al terminal da adibire ad area partenze, ndr). Intanto, più passa il tempo, più i costi lievitano.
Risultato: in una recenta interrogazione parlamentari, il responsabile della società che si sta occupando dei lavori ha detto che ogni mese vengono spesi tra i 9 e i 10 milioni di euro per sopportare i costi relativi a pulizie, manutenzione, energia e riparazioni varie di un terminal ancora vuoto.