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L’Australia riapre (ma non troppo) i confini

Australia

Sulla scia delle decisioni prese da Canada e States, anche l’Australia – seppur con rigidi paletti – riaprirà limitatamente ai cittadini australiani i sui confini internazionali da novembre. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il primo ministro Scott Morrison, dopo l’introduzione della Digital passenger declaration (Dpd).

Da marzo 2020, l’Australia ha adottato alcune delle regole di ingresso e uscita più severe del mondo,  limitando persino le partenze all’estero dei propri cittadini, che attualmente possono lasciare il Paese solo per motivi eccezionali come lavoro particolarmente urgente, o per visitare un parente malato.

Da novembre, invece, gli australiani potranno viaggiare, a patto che il tasso di vaccinazione del loro Stato abbia raggiunto l’80%. Il primo ministro ha anche affermato che con tassi di vaccinazione della prima dose a oltre il 78% e tassi di doppia dose a livello nazionale al 55% , il Paese è sulla buona strada per raggiungere il 70% di vaccinati in alcune giurisdizioni.

È probabile che il New South Wales e il Victoria raggiungano per primi questi obiettivi, e che permettano ai loro cittadini completamente vaccinati, di ritorno da un viaggio all’estero, di effettuare la quarantena a casa per sette giorni invece che in un hotel.

«È tempo di restituire agli australiani le loro vite», ha detto il premier Morrison.

I confini, però, non saranno immediatamente aperti a chi viene da altri Paesi, ma il governo ha affermato che sta lavorando «per accogliere i turisti sulle nostre coste».

L’ingresso nel Paese è infatti al momento limitato a pochissime categorie, principalmente per ragioni compassionevoli o a persone in possesso di “critical skill” in settori considerati di interesse nazionale dalle autorità australiane (legati al contrasto della pandemia, ad esempio), con valutazioni effettuate caso per caso. Da inizio luglio 2021 i voli internazionali atterrano con massimo di 25 passeggeri a bordo; circa 3.000 a settimana.

Le persone che beneficiano dell’esenzione devono rispettare l’obbligo rigorosissimo di quarantena di 14 giorni e sostenere i costi di alloggio nelle strutture designate dalle autorità locali (in genere hotel). L’adempimento dell’isolamento è obbligatorio anche se si è effettuata la vaccinazione ed è strettamente monitorato dalla polizia e dalle autorità sanitarie, su base quotidiana e senza eccezione alcuna.

Le persone autorizzate a entrare nel Paese devono inoltre obbligatoriamente presentare l’esito negativo di un test Covid-19 Pcr, effettuato entro le 72 ore precedenti la partenza del primo volo ed il risultato, preferibilmente cartaceo e tradotto in inglese, deve essere presentato al primo check-in aeroportuale della tratta aerea. Tale disposizione si applica a tutti i viaggiatori di età superiore ai 5 anni, anche se vaccinati.

Questo approccio particolarmente rigido ha lasciato decine di migliaia di cittadini australiani che vivono all’estero fuori dal Paese e lontani dalle loro famiglie per molti mesi.

L’annuncio di una – seppur timida – riapertura, però, ha già suscitato alcune reazioni positive: Qantas ha annunciato di aver anticipato la ripresa dei voli internazionali al 14 novembre, e che il primo volo della compagnia aerea per Londra, il 15 novembre, ha registrato il tutto esaurito lo stesso giorno in cui è stato annunciato.

Tre i viaggi settimanali di andata e ritorno tra Sydney e Londra che la compagnia di bandiera effettuerà, e altri tre tra Sydney e Los Angeles con i suoi Boeing 787-9 Dreamliner. Altri voli saranno aggiunti per soddisfare la forte richiesta. Tutti i passeggeri dovranno essere completamente vaccinati e fornire un test Pcr Covid-19 negativo effettuato entro 72 ore dalla partenza.

Entusiasmo espresso anche da altri vettori, che sono però più cauti e aspettano indicazioni più precise.

Un portavoce di Singapore Airlines ha dichiarato che il vettore ha accolto con favore l’annuncio del governo, ma è in attesa di ulteriori dettagli prima di annunciare un aumento dei voli. La compagnia aerea opera attualmente 62 voli a settimana in cinque città australiane con i limiti attuali.

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