Lavoro, fuga dal turismo. Il Manifesto in 10 punti
È l’alba di un nuovo giorno con tante luci, ma anche qualche ombra incombente nella filiera del turismo organizzato. A ben vedere si tratta di una situazione paradossale: per l’anno in corso, a fronte di una domanda di turismo che molti analisti danno in crescita “straordinaria”, l’offerta di servizi rischia di presentarsi con armi spuntate, a causa di una carenza di personale che, secondo le stime, si attesta su 50mila unità, alle quali potrebbero aggiungersi altri 200mila addetti in quell’enorme alveo dell’indotto che coinvolge settori come la ristorazione, le strutture aeroportuali e i servizi turistici in genere.
Una carenza conclamata come avvenuto nella scorsa stagione estiva. Con la differenza che oggi abbiamo contezza di questo deficit prima dell’inizio della stagione di punta e c’è molta attesa per quello che potrà scaturire dal tavolo di lavoro promosso al ministero del Turismo dove, insieme alle associazioni di categoria, si devono studiare subito risposte operative da trasformare – con l’ausilio del governo – in misure efficaci. Anche questa volta il ministro Daniela Santanchè pare disposta a metterci la faccia, ma bisogna remare tutti nella stessa direzione e con il ritmo giusto.
Intanto, in base ai dati Confcommercio e Infocamere, ma soprattutto stando alle rilevazioni di Eurostat, l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di imprese nel turismo: ben 383.000 (a fine 2021) con oltre 1,6 milioni di occupati. Il ché significa un peso specifico del 18% sul totale delle imprese italiane e un’incidenza del 3,7% sull’economia reale del nostro sistema-Paese.
Per inciso, sempre secondo Eurostat, Germania, Italia e Spagna vantano quasi la metà (48%) di tutte le unità-lavoro del turismo censite in Europa con un totale di 2,6 milioni di addetti. Ma è sempre l’Italia che, nel post Covid, risulta essere il luogo con la più forte sofferenza di personale specializzato o qualificato. Una situazione complessa e imprevedibile dal punto di vista organizzativo che secondo gli analisti rischia di arrecare un danno in termini di perdita media di fatturato nel periodo estivo pari al -5,3%.
Sui rimedi gran parte delle associazioni di categoria reclamano misure degne di un’emergenza: contratti collettivi nazionali, reclutamento del personale attraverso innovative forme di collaborazione con sistemi privati come l’Adecco, e quindi alleanze mismatch con scambio efficace di dati per la ricerca mirata del personale specializzato.
E ancora: misure di defiscalizzazione e nuove tipologie di contratti stagionali che permettano a tutte le imprese della filiera di investire in risorse umane.
Ma per il futuro del settore turistico-alberghiero e ristorativo si viaggia su due livelli: il primo è legato alla definizione seppur desueta di front-office, quindi il personale a contatto con il cliente; il secondo è quello digital, dove si profila un’irruzione dell’Intelligenza Artificiale che fornirà figure professionali innovative, sicuramente vincenti per intercettare clientela e fare business.
Su questo tema, dalla 22ª edizione di FareTurismo – l’evento sulla formazione e sul lavoro nel travel che si è tenuto a Roma dal 21 al 23 marzo – è partito un un Manifesto sul tema con 10 proposte al governo per migliorare le politiche turistiche:
1) Istituzione di un comitato ministeriale per l’offerta formativa nel turismo presso il ministero del Turismo con le rappresentanze di organizzazioni datoriali, associazioni professionali, ministero dell’Istruzione, Unioncamere e altri;
2) Certificazione delle competenze attraverso la coprogettazione scuola-impresa di Pcto estesa a tutti gli istituti alberghieri e tecnici per il turismo e a tutte le organizzazioni dell’alberghiero, dell’intermediazione turistica e del tour operating;
3) Certificazione delle competenze rivolta ai docenti attraverso la coprogettazione scuola-impresa estesa a tutti gli istituti alberghieri e tecnici per il turismo e a tutte le organizzazioni dell’alberghiero, dell’intermediazione e del tour operating;
4) Spendibilità delle lauree in Turismo con l’obbligo di inserimento nei bandi pubblici;
5) Ridefinizione dei percorsi didattici degli istituti tecnici per il turismo, al fine di un naturale sbocco da parte dei diplomati verso gli Its;
6) Incremento degli Its dedicati al turismo, attualmente ben pochi, con almeno due/tre per regione;
7) Superare i limiti della scuola secondaria superiore per una personalizzazione dei percorsi in relazione anche alla vocazione dei territori;
8) Istituzione di un gruppo di lavoro delle associazioni professionali, che rappresentano i profili più importanti che operano nella filiera professionale del turismo, al fine di un confronto costante sull’evoluzione delle competenze e dell’aggiornamento professionale con i ministeri del Turismo e dell’Istruzione e del Merito;
9) Decontribuzione per le aziende che intendano continuare l’attività in bassa stagione e confermare la forza lavoro al termine dei sei mesi dei contratti stagionali;
10) Comitati di indirizzo obbligatori negli istituti professionali e corsi di laurea con i rappresentanti delle organizzazioni datoriali e camerali, le aziende di eccellenza, gli assessori al Turismo per una formazione con competenze trasversali che preveda step di crescita personale e professionale per il capitale umano, soprattutto in relazione al territorio.