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Le agenzie di viaggi e il salvagente experience

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Prenotare un tour online è facile, intuitivo e immediato. Così semplice che quasi la metà dei viaggiatori non ricorda con quale azienda o brand ha prenotato il servizio scelto. È l’altra faccia del booking online, che in maniera imprevista può venire in soccorso del trade.

L’ultima ricerca condotta da Arival e Phocuswright sul booking online di attività, tour ed esperienze è impietosa: il 40% degli intervistati afferma di aver prenotato “su Google” e almeno “uno su cinque pensa di aver prenotato tramite i social media e le loro app”. Un’analisi che testimonia la carenza di riconoscibilità del brand nel settore delle experience. Quello che non dice la ricerca, però, è che questa diventa una grande opportunità per le agenzie.

«Il settore delle esperienze è vasto e frammentato. In generale, il viaggiatore medio saprebbe dirti i nomi di 5 compagnie aeree o catene di hotel. Farebbe scena muta se dovesse nominare 5 operatori che si occupano di tour e attività – sostiene Douglas Quinby, cofounder & ceo di Arival, piattaforma di informazione, analisi e business sulle experience che ha appena concluso l’Arival 360 Conference a Berlino (5-7 marzo) – Questo è dovuto anche al fatto che mancano operatori multi-destinazione. Sono poche le aziende che hanno sedi e sviluppano operazioni in varie parti del mondo e perfino dello stesso Paese. Lo stesso discorso vale per le Ota: il cliente medio conosce Booking ed Expedia, ma ignora (o quasi) GetYourGuide e Viator».

Considerazioni che portano a immaginare, però, un vero e proprio salvagente per il trade. La prenotazione online di attività, esperienze e tour – stretta tra poca riconoscibilità e offerta frastagliata – può imprimere una svolta alle vendite di agenzie di viaggi e tour operator. «L’opportunità c’è soprattutto per t.o. e agenzie che pacchettizzano in casa. Il settore è frammentato, l’offerta è vasta e sfaccettata, il cliente deve essere orientato e consigliato», ricorda Quinby. «Scegliere come spendere il proprio tempo e i propri soldi a destinazione non è una pratica facile e rilassante per il turista, soprattutto se parliamo di scegliere tra bus tour, walking tour, boat tour; visita di 4 o di 2 ore? Piccoli gruppi oppure tour individuali? Le variabili e le differenze sono tantissime. L’online booking è quindi un grande strumento per analizzare, comparare e trovare le migliori esperienze da consigliare e vendere al proprio cliente – sottolinea il ceo di Arival – Soprattutto perché le generazioni più giovani vogliono esperienze ricercate e insolite, fuori dai soliti circuiti. Apprezzano meno il giro panoramico in bus, ma magari scelgono il Pizza-tour a Brooklyn, per esempio».

E questa rinnovata opportunità – con il settore activity & tour che cresce ormai a livelli superiori rispetto al pre Covid – può essere colta anche per le destinazioni a corto-medio raggio, che sono la vera rivelazione di questi mesi post pandemia.

Tocca al trade, quindi, rimettere nel mirino quest’offerta. È Ben Drew, ceo di Viator, la più grande piattaforma di experience (B2B & B2C) a parlarne. «In Europa, dalla pandemia in poi, il trend significativo è lo spostamento delle preferenze verso destinazioni continentali più a corto e medio raggio. È un aumento importante e mai visto prima, accompagnato dalla crescita senza sosta di gruppi famigliari e tour privati – ha detto il manager proprio dal palco di Arival 360 a Berlino – Quindi ci concentriamo su un’offerta di maggior qualità che questi gruppi di viaggiatori cercano a destinazione».

Tornano con forza, infine, anche alcune tendenze che avevano preso piede prima del Covid. «Il viaggiatore cerca maggior connessione e una più ampia comprensione dei luoghi che visita – conclude Drew – è meno indifferente e più consapevole».

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