L’electronics ban fa paura all’Europa. A tenere banco durante il meeting annuale della Iata sono state, infatti, le preoccupazioni che il Dipartimento della sicurezza nazionale americano possa estendere il divieto di apparecchiature elettroniche anche sui voli non provenienti dal Medio Oriente.
Già prima della riunione il responsabile della Homeland Security, John Kelly aveva paventato la possibilità che gli Usa potessero applicare il divieto di portare in cabina laptop e tablet ai voli in partenza da ben 71 aeroporti nel mondo.
Per scongiurare l’estensione del ban, l’industria aerea si sta coordinando per trovare nuove modalità che rendano più sicuri i voli agli occhi degli Stati Uniti.
«Abbiamo bisogno di applicare gli standard giusti – ha detto il direttore generale Iata, Alexandre de Juniac nel suo discorso di apertura del meeting – Dobbiamo essere sicuri che le misure adottate siano logiche, utili ed efficienti, cosa che allo stato attuale l’electronics ban non è».
Secondo le stime della Iata l’attuale divieto di usare laptop e dispositivi più grandi di un cellulare a bordo degli aerei penalizzerebbe 4,8 milioni di passeggeri, impattando annualmente su 17mila voli. Il costo, in termini di calo della produttività e ore di lavoro perse per i passeggeri, ma anche di ritardi aerei per controlli e più beni da imbarcare nelle stive potrebbe arrivare a 198 milioni di dollari.
Se il bando venisse esteso ai voli dall’Europa verso gli Usa questa cifra aumenterebbe fino a toccare 1,2 miliardi di dollari per 142mila voli annuali. E se l’applicazione venisse addirittura estesa a tutto il mondo le cifre toccherebbero i 3,4 miliardi di dollari di costi e 786mila voli.
Sebbene sia troppo presto per una raccolta dei dati sufficiente, la Iata ha delle prime stime già sull’impatto del bando a bordo dei voli dal Medio Oriente. Il traffico da questi Paesi verso Oltreoceano sarebbe infatti sceso del 2,8% solo a marzo. Secondo TravelWeekly, che riporta la notizia, si tratterebbe del primo calo da quei mercati in sette anni di fila.
Al momento Matthew Vaughan e Nick Careen, rispettivamente direttore della sicurezza Iata e il senior vice president aeroporti dell’associazione, stanno studiando misure di sicurezza alternative.
Per ora i due esperti caldeggiano l’estensione negli aeroporti dell’uso dei detector in grado di individuare tracce di esplosivo su borse, bagagli e vestiti, così come auspicano una presenza maggiore di cani anti bombe e agenti in borghese esperti nel comportamento.
Nel frattempo si cerca di mettere a sistema tutti gli sforzi possibili per combattere altri incidenti, tanto che per la prima volta l’International Civil Aviation Organization e la Iata lavoreranno insieme per tutta l’estate e presenteranno quanto analizzato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a ottobre.