Il mercato turistico cinese, è ufficialmente ripartito, in controtendenza con tutto il resto del mondo. L’hanno detto, e spiegato, senza mezzi termini tutti gli intervenuti al China Tourism Market Recovery Forum, l’appuntamento organizzato da Wtcf (World Tourism Cities Federation) durante l’edizione appena conclusasi di Wtm Virtual.
«Si possono identificare delle vere e proprie fasi che hanno costituito la risposta cinese alla pandemia, e nel travel in particolare», ha detto ad esempio Zou Tongqian, docente alla Beijiing International Studies University, La prima, imprescindibile, è costituita dal contenimento del virus, ottenuto inizialmente grazie a un duro lockdown generalizzato, ma successivamente mantenuto grazie a un complesso – quanto controverso – sistema di tracciamento basato su tecnologia, big data e tamponi di massa in caso di cluster. Elemento fondamentale è stata anche l’apertura delle frontiere in base alla situazione epidemiologica dei singoli Paesi in questione, nonché tampone e quarantena obbligatoria per chiunque entrasse in territorio cinese.
La seconda fase, ha proseguito Tongqian, è costituita dagli aiuti finanziari per la filiera turistica erogati tra marzo e aprile dal governo centrale. Aiuti che, però, secondo molti osservatori, sono stati piuttosto oculati rispetto a quanto fatto da Pechino nella precedente crisi del 2008. «Successivamente, a emergenza sanitaria calmierata, si è potuto procedere con una lenta riapertura delle attività turistiche, classificando però le regioni in base alla situazione sanitaria, e mantenendo la chiusura nelle regioni classificate come ad alto rischio. Parallelamente, è stato implementato un sistema di voucher, buoni sconto e coupon per stimolare la domanda interna, anche in collaborazione e grazie a player privati come le Ota».
Questo approccio prudente, ha permesso alla Cina di aprire gradualmente al turismo interno, raggiungendo quello che Tongqian definisce un “equilibrio tra sicurezza e produttività”.
Quasi tutte le attività turistiche sono ormai permesse, seppur con delle limitazioni. In particolare, permane il contingentamento dei flussi turistici, la differenziazione su base regionale di alcune attività, e la capienza massima per molte attrazioni turistiche è stata portata prima al 30% di quella standard, poi al 50%, e soltanto in occasione delle vacanze di Ottobre al 75%. I viaggi di gruppo interprovinciali, sono stati nuovamente permessi – con molte limitazioni e regole – soltanto a partire da metà luglio.
Ma non è finita, perché questa fase di “new normal”, è caratterizzata anche da un uso cospicuo di tecnologia. Oltre alla ormai nota app che assegna a ogni cittadino un “Codice sanitario”, gli operatori turistici e le autorità stanno ricorrendo a sistemi di prenotazione online, che permettono di gestire i flussi turistici evitando assembramenti e file. E ancora, QR code, servizi contactless, riconoscimento facciale, e robot-camerieri sono ormai all’ordine del giorno.