Per seicento anni il Nuovo Mondo è stata l’America. Oggi il Mondo Nuovo è l’Oriente, tanto quello “estremo”, quanto il Middle East. Cina a parte, l’epicentro del moderno sviluppo turistico è l’Arabia Saudita, regno guidato da Mr Everything, il signor tutto, ovvero il visionario primo ministro Mohammed bin Salman (per i media Mbs), legato al neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, da uno storico “rapporto d’affetto”. Già nel 2017, quando il rampollo saudita fu nominato principe ereditario, i due sancirono un patto di ferro che prevedeva – checché se ne pensi – lo stop al terrorismo e una certa spinta per garantire la pace tra Israele e i palestinesi. Allora, Mohammed arrivò addirittura a dichiarare al Washington Post che senza l’influenza culturale dell’America «l’Arabia Saudita sarebbe finita come la Corea del Nord».
Ma torniamo al presente. Saudi Tourism Authority, con il suo immenso e avveniristico stand è global travel partner del Wtm London, la principale fiera del turismo del vecchio continente. Per chi vi partecipa, l’occasione è d’oro: fare business internazionale, ovvio; ma anche capitalizzare gli ultimi trend del travel, qui ben visibili.
IL MAR ROSSO SAUDITA ORA È REALTÀ
E se già nel pre Covid il Red Sea Development Project aveva la sua vetrina (pur essendo allora una scatola vuota), oggi si alza davvero il velo sul Mar Rosso Saudita. Le più alte cariche di Riyadh tagliano il nastro della nuova “super destinazione” con le sue ramificazioni: Red Sea Global, Amaala, Jeddah Historical e Kaec, ma anche la città del futuro Neom. Un Mondo Nuovo, appunto, che si estende su 1.800 km di costa, punta forte sul turismo rigenerativo e sulle energie rinnovabili (subentrate al petrolio), e in una certa misura sottrae lo scettro del mare al sofferente Egitto.
I numeri sono da capogiro e li snocciola Fahd Hamidaddin, amministratore delegato di Saudi Tourism Authority: «Oggi presentiamo per la prima volta ai nostri partner commerciali la più lunga riviera verticale. Una meraviglia costiera ancora da scoprire con oltre 1.000 isole, 500 siti di immersione, 300 specie di corallo e 75 spiagge».
DAL ROBOT SARA ALLA NUOVA PAPEROPOLI
Il senso di ospitalità è palpabile nel refrain “Home of Arabia”, che serve ad abbattere definitivamente i cliché di Paese chiuso e ostile, in linea con la Vision 2030 di Mr Everything, che come primissima azione aveva preso le distanze dal severo Islam wahhabita-sunnita, limitando i poteri del “Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio”, liberalizzando arte, musica e cinema, e concedendo finalmente più diritti alle donne.
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Una new wave che si concretizza in fiera con la Mocktail Experience, che mette in mostra la mixologia locale, e con la musica nostop di Leen, dj donna saudita emergente. E non a caso è donna anche l’umanoide Sara, progettata per superare i confini della robotica e dell’intelligenza artificiale, con la capacità unica di rispondere alle intenzioni. Al suo debutto al Wtm, il robot del futuro è già compagna di viaggio, concierge e ambasciatrice Saudi, parte di un suo piano da 40 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’Ai.
Peanuts, noccioline, in confronto al trilione messo a budget per realizzare Neom, la città del futuro, che sebbene non sia stata ancora ultimata ha un suo colossale stand a Londra. Un progetto che ha vissuto svariati stop and go e per cui il principe ereditario è stato tacciato di megalomania. Ma di cosa si tratta? Di un’oasi di lusso sul Mar Rosso, suddivisa in quattro distretti: The Line con quartieri residenziali, negozi, aree ricreative e mezzi di trasporto ultramoderni; Norlana per il turismo di lusso; The Oxagon come polo industriale e Trojena, prima destinazione araba di sci all’aperto alta tra i 1.500 e 2.600 metri. Una sorta di Paperopoli in terra d’Oriente.
Passerà anche da qui l’affermazione turistica dell’Arabia Saudita, che già lo scorso anno ha incassato dal travel il +225% di entrate (a dispetto del petrolio), oltre ad aver vinto la partita dell’Expo 2030. Ma nonostante ciò, lungi da Mohammed bin Salman definirsi democratico, perché il vantaggio di un monarca assoluto è che «può fare in un passo solo tutti i cambiamenti che ne richiederebbero dieci in una democrazia». Le sue fonti d’ispirazione? Churchill e Sun Tzu «perché ci insegnano a trasformare le avversità in opportunità».
I TREND DI OXFORD ECONOMICS
Voltiamo pagina, ora. L’evoluzione della specie (turistica) segue anche altre direttrici che la fiera di Londra ci ha consentito di esplorare. La fotografia più completa è offerta dal Wtm Travel Trend Report, realizzato in collaborazione con Tourism Economics, società che fa capo a Oxford Economics.
Ricapitoliamone i punti cruciali. Intanto una cifra che dà la misura della crescita prevista: nel 2024 la spesa globale per il turismo supererà i 5.500 miliardi di dollari, con i viaggi oltreconfine che recupereranno terreno. E se il prossimo anno si raggiungeranno 1,5 miliardi di arrivi turistici internazionali, entro il 2030 questa cifra dovrebbe crescere di oltre il 30% fino a raggiungere i 2 miliardi.
Nel breve termine, però, saranno i viaggi a corto raggio a dominare la scena. Le ragioni sono evidenti: le pressioni finanziarie provocate dall’inflazione rendono il consumatore sempre più attento ai costi, tanto che per oltre l’80% degli esperti di turismo sarà il prezzo a condizionare la vendita al dettaglio dei viaggi.
Trend numero due: il climate change che influenza le scelte turistiche. Un viaggiatore su tre – per l’esattezza il 29% – negli ultimi 12 mesi ha cambiato destinazione a causa di fenomeni meteorologici estremi, come l’inondazione di Valencia e gli uragani ai Caraibi. A evitare mete potenzialmente a rischio soprattutto la Gen Z, ovvero i giovani tra i 18 e i 34 anni: nel loro caso è il 43% dei viaggiatori (quasi la metà del campione) ad aver riconsiderato la destinazione a causa del meteo. Su tutto una certezza: “Gli eventi estremi – come incendi, uragani, temperature insopportabili – diventeranno sempre più frequenti e diffusi per il progressivo surriscaldamento globale”, ribadiscono i ricercatori Uk.
Strettamente connesso l’imperativo della sostenibilità, tema su cui c’è ancora molto da fare. Il report mostra infatti che solo una leggera maggioranza (53%) dei viaggiatori cercare di ridurre al minimo le emissioni di carbonio quando viaggia. Eppure, ben due turisti su tre (65%) riconoscono che i viaggi hanno un impatto negativo sull’ambiente.
Come migliorare su questo fronte? Sensibilizzando operatori e agenzie “a compiere a monte scelte sostenibili, influenzando così il consumatore finale”. A tal proposito Booking ha dimostrato che il 74% dei viaggiatori chiede più opzioni sostenibili e il 65% si “sentirebbe meglio” soggiornando in alloggi certificati. Ma c’è uno spettro che tuttora aleggia nel settore: il green washing, per cui talune aziende ostentano best practice di dubbia validità che rendono dubbioso il 75% dei viaggiatori.
Quarto trend cruciale: l’avanzata mondiale della classe media, che si traduce in un’impetuosa crescita della domanda di nuove esperienze di viaggio. Secondo il report, aumentano i clienti “intrepidi” alla ricerca di attività persino rischiose: “La popolarità dei viaggi ne alimenta la creatività. Sia che si tratti di scalare un vulcano in Nicaragua o immergersi in una vasca con gli squali in Sudafrica”. E vai quindi di paracadutismo, alpinismo e rafting, destinati a guadagnare terreno tra un pubblico più ricco e aperto all’avventura. Si tratta dei cosiddetti “viaggi di frontiera” dall’impronta hard, a cui si affiancano le sempreverdi esperienze soft, come escursionismo, ciclismo e osservazione della fauna selvatica.
Altro imprescindibile trend: l’economia dell’esperienza, per cui i viaggiatori danno priorità ai ricordi rispetto ai beni fisici. Una fame di emozioni che attanaglia la Gen Z e i Millennial e ha, per gli addetti ai lavori, un potenziale di business pressoché infinito.
L’ANALISI EUROMONITOR
Nel frattempo, una “vecchia amica” del Wtm – Caroline Bremner di Euromonitor International – ha anticipato i suoi tradizionali megatrend focalizzandosi su tre aspetti. In primis, “nuove strade ma vecchie sfide”: «I viaggi internazionali registreranno una forte crescita della spesa nei prossimi 5 anni, ma il ritorno del “business as usual” porta alcune destinazioni hotspot, in particolare in Spagna, a soffrire di overtourism, con l’offerta che supera i limiti di capacità provocando inevitabili tensioni con le comunità locali».
Secondo tema: “L’Ai generativa guida la personalizzazione”. Bremner lo argomenta così: «Con l’intelligenza artificiale le prenotazioni online globali saranno pari al 69% nel 2024, salendo al 73% entro il 2029. Oltre un terzo del booking (37%) transiterà dal mobile nel 2024; percentuale che raggiungerà il 44% nel 2029 grazie a pagamenti sicuri, protetti e senza interruzioni».
Sul fronte della distribuzione, riflette la ricercatrice, «gli intermediari vincono la partita, in particolare le Ota al 55% contro il 45% dei fornitori diretti. Ma l’Ai generativa favorisce un’ulteriore disintermediazione poiché i consumatori possono personalizzare gli itinerari in modo più naturale e veloce».
Il terzo trend di Euromonitor è il “viaggio sostenibile a impatto (quasi) zero”: «I pacchetti eco-turistici registrano una crescita superiore alla media del 5,8%. In tal senso il treno è il mezzo più performante, tanto che avrà il 24% di share entro il 2029. Più complicate le prospettive per i viaggi d’affari: la rendicontazione sostenibile obbligatoria nelle grandi aziende può frenare le trasferte dei dipendenti a causa degli impegni climatici. Anche alla luce di questo – conclude Bremner – accelerare la trasformazione del travel è una priorità per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati per il 2030 e il 2050».
Tema, questo, che Mr Everything ha ben compreso, dando un’impronta Net Zero (o quasi) allo sviluppo turistico dell’Arabia Saudita.