L’hôtellerie cambia pelle.
Cdp pronta a investire ancora
Un flusso di turisti che cresce sempre di più, secondo Eurostat nei primi dieci mesi del 2017 gli arrivi internazionali in Italia hanno segnato un +4,7% rispetto al 2016, e un mercato alberghiero che per intercettare l’incremento di questa domanda dovrà, inevitabilmente, cambiare pelle. Se ne è discusso all’Università Bocconi di Milano durante la presentazione della quinta edizione del rapporto Hotels & Chains 2018 in collaborazione con Horwath Htl e Cassa Depositi e Prestiti e organizzato da Met Bocconi e Confindustria alberghi.
INVESTITORI STRANIERI. Partiamo da qualche numero: nel 2o16 il turismo in Italia ha contribuito per l’11,1% del Pil e si prevede, secondo dati Wttc, una crescita del 2,2% anno su anno nei prossimi dieci, raggiungendo circa il 12% entro il 2027, mentre il peso sull’occupazione raggiungerà il 12,5%. Lo scorso anno, gli arrivi internazionali in hotel sono aumentati del 4,3%. Uno scenario, quello dell’industria turistica italiana, che con questi numeri inizia a fare gola agli investitori stranieri dell’hôtellerie, ai grandi fondi di investimento e agli istituti bancari (vedi il recente accordo triennale “Patto per il turismo 4.0” siglato tra Intesa Sanpaolo e Mibact). Queste realtà vedono nella forte frammentazione del mercato e nella gestione ancora familiare della maggior parte delle strutture un terreno fertile su cui mettere mano. E già lo scorso anno il valore delle transazioni di investimenti alberghieri ha raggiunto un volume di circa 1,6 miliardi di euro.
CASSA DEPOSITI E PRESTITI. Persino Cdp, come già noto, ha colto le opportunità del turismo immobiliare italiano, a cui ha riconosciuto un ruolo-chiave nell’economia nazionale. Nel 2016 ha infatti introdotto una piattaforma di real estate chiamata Fit, Fondo di investimenti per il turismo, con la specifica mission di attrarre capitali, nazionali ed esteri, per rinnovare e innovare l’ospitalità nel nostro Paese, costruendo un portfolio di immobili per favorire una separazione tra gestione e proprietà. Così, nei prossimi mesi Cdp investirà in strutture ricettive leisure e city hotel in Italia per ampliare l’attuale portfolio di cinque resort per 92 milioni di euro.
CATENE ALBERGHIERE. Queste premesse hanno fatto sì che anche nel nostro Paese oggi si parli sempre più spesso di sviluppo degli hotel di catena, utili a garantire una maggiore valorizzazione del brand, sistemi gestionali collaudati, ingegnerizzazione dei processi e una forte focalizzazione sul comparto management. Fattori che il singolo proprietario alberghiero non può sostenere con le sue sole risorse. È bene però precisare che la standardizzazione delle strutture alberghiere sotto l’algido cappello di un marchio non è più la chiave di una formula di successo. Bisogna puntare sulla personalizzazione e l’unicità del servizio al cliente. Ecco perché le catene devono creare oggi esperienze tailor made, arricchire il soggiorno in hotel al di là della mera camera e trattenere il cliente all’interno della struttura, offrendogli luoghi unici e servizi che al di fuori non troverebbe.
SEMPRE PIU’ ALTA GAMMA. Gli hotel di catena rispondono anche a quella domanda di segmenti upscale e upper upscale luxury, provocata dal crescente aumento di arrivi internazionali nel nostro Paese e dalle nuove generazioni di turisti come possono essere i Millennial. Nel 2016 si è, infatti, registrato un incremento di hotel 4-5 stelle, sia in termini di strutture che di camere, mentre i tre stelle, la fetta principale del panorama italiano, continuano a rimanere stabili. Ecco che questi numeri giustificano anche l’aumento degli hotel di catena in Italia avvenuto negli ultimi cinque anni: più di 200 unità, per una quota di 20mila camere e un peso sul comparto alberghiero del 4,5%. Solo nel 2017 sono stati 64 quelli aperti, per un totale di 277 brand, di cui 137 nazionali e 90 internazionali.
Le grandi città come Roma, Milano, Firenze e Venezia restano nel mirino degli investitori, le ultime due soprattutto stranieri. Ma si guarda con crescente interesse anche verso quelle destinazioni leisure del sud Italia, che attraggono sempre più turisti stranieri anche in virtù del perdurare dell’instabilità politica degli altri Paesi del Mediterraneo, come nord Africa, Turchia e parte del Middle East.