Destagionalizzare, sburocratizzare e delocalizzare: sono i tre imperativi per il turismo italiano che vanno affrontati anche nel Piano Strategico del Turismo, tirato nuovamente fuori dai cassetti del Mibact dopo la “parentesi Centinaio”. É una sorta di manifesto quello lanciato alle XVIII Giornate del Turismo, organizzate dalla onlus Geoprogress a Napoli, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II.
In attesa che il Mibact convochi il tavolo di lavoro con le categorie per dare seguito concreto al Pst, il presidente di Geoprogress, Francesco Adamo ha rilanciato l’urgenza di confrontarsi non solo sulle strategie ma anche «sulla pianificazione operativa partecipativa di imprese, operatori e amministratori locali, indispensabile alle destinazioni turistiche, soprattutto a quelle dell’entroterra, per uno sviluppo competitivo del loro turismo».
Per tutte le aree periferiche, lontane dai grandi flussi turistici domestici ed esteri che privilegiano i grandi centri attrattori e le località della costa, diventa cruciale condividere progetti e prodotti turistici che uniscano più aree, magari declinando l’offerta a seconda delle tematiche, che vanno dalle eccellenze rurali ai richiami storico-culturali. «La missione di queste Giornate è proprio quella di dare un contributo intellettuale alla dialettica che deve scaturire dal varo del Piano Strategico, ovvero presentare analisi e proporre modelli di sviluppo con il coinvolgimento di piccole e medie imprese», aggiunge Adamo.
Nel corso della sessione dedicata alle associazioni di categoria ed alla Pa, il rappresentante di Assoturismo-Confesercenti, Vincenzo Schiavo ha «evidenziato l’urgenza di rivedere il regime fiscale che opprime le Pmi turistiche e non tiene conto della stagionalità del settore, di eliminare ostacoli burocratici e lavorare insieme per un grande progetto di destagionalizzazione». Così come Luca Tonini, rappresentante di Cna-Commercio e Turismo ha sottolineato «l’importanza della formazione per le nuove leve professionali e imprenditoriali del settore, rilanciando il forte legame del turismo con le eccellenze rurali del territorio ed auspicando una maggiore cooperazione tra pubblico e privato».
Carlo Pastorino, rappresentante dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha ribadito «la centralità dei borghi e medio-piccoli comuni nell’attività di diversificazione dell’offerta turistica italiana, illustrando come attraverso il coinvolgimento dei cittadini di questi comuni, con le loro tipicità, è possibile allestire un’offerta turistica di grande appeal, come dimostrano i numeri fatti dai borghi italiani negli ultimi tre anni».
A completare il panel, l’assessore al turismo della regione Campania, Corrado Matera ha illustrato i primi risultati raggiunti dal Piano Strategico Regionale per il turismo, realizzato all’insegna della trasversalità e diversificazione dell’offerta che sta cercando di dare opportunità anche alle località decentrate e di valorizzare appieno i centri d’attrazione con una mirata azione su servizi d’accoglienza e di logistica, evidenziando il caso concreto del futuro aeroporto di Salerno che rappresenterà un autentico volano per vari territori decentrati, dalle grandi potenzialità ricettive; basti pensare alle opportunità che potranno prender forma per luoghi come Paestum ed altri siti che soffrono la carenza di comodi transfer.
Le conclusioni delle Giornate, affidate a Cesare Emmanuel, rettore dell’Università del Piemonte Orientale, hanno dunque rilanciato il valore turistico delle aree periferiche: «ricordiamo che l’Italia vanta un sito di valore culturale ogni 100 chilometri e che ci sono oltre 900 comuni attraversati dai “cammini”. Si tratta di enormi potenzialità che possono alimentare il turismo individuale, del viaggiatore che vuole cucirsi addosso la propria vacanza. Da qui deve partire una sorta di co-produzione del valore aggiunto delle periferie turistiche, con iniziative mirate per lop sviluppo della filiera dei servizi, della logistica, dei trasporti».