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L’Italia dei voli: “Connettività al top, ma troppi oneri per i vettori”

Pochi ne tengono conto eppure l’indice di connettività aerea è uno dei parametri in grado di stabilire anche l’appeal di un paese-destinazione sia in ambito leisure che di traffico d’affari. In altre parole, come ha più volte ribadito la Iata (che lo elabora) e l’Ibar (Italian Board of Airline Representatives) che lo evidenzia sui rispettivi territori, la connettività aerea è un motore della crescita economica di un Paese, in relazione sia al commercio transfrontaliero che ai flussi turistici.

Ebbene riguardo a questo cruciale fattore operativo, l’Italia sta recuperando terreno figurando al 3° posto per connettività aerea subito dietro a Germania e Francia, e presenta anche margini dei miglioramento molto più vistosi rispetto ad altri paesi competitor. È quanto emerge dal recente Iata Air Connectivity Index che ha accertato, tra l’altro, come in Europa la connettività aerea domestica e intra-Ue  sia ormai quasi in linea con i livelli pre-crisi, mentre i collegamenti a lungo raggio, in particolare con l’area Asia-Pacifico, registrano un trend di ripresa molto più lento.

«A fronte di questo incoraggiante scenario – osserva Luciano Neri, segretario generale di Ibar – sarebbe auspicabile allestire al più presto un sistema attraente sui diritti aeroportuali, avere più certezze normative, alleggerire certe pressioni di natura fiscale e pensare ad incentivi che possano ripristinare servizi in grado di incoraggiare le compagnie aeree ad attuare strategie di sviluppo per il nostro mercato».

Secondo l’Ibar, infatti, dal momento che le procedure di immigrazione sia nell’Ue che nell’area Schengen stanno per subire cambiamenti radicali con l’introduzione dell’Ees (Entry-Exit System) – sistema di registrazione elettronica di entrate-uscite dall’area Schenghen – e dell’Etias (European Travel Information Authorisation System, il nuovo sistema europei di informazione e autorizzazione al viaggio) sarebbe un passaggio decisivo consolidare la collaborazione tra la Ue, la Lisa (L’Agenzia dell’Unione Europea preposta alla gestione operativa dei sistemi It su larga scala) ed i settori informatici delle aerolinee.

Questo per favorire una corretta attuazione dei sistemi innovativi, anche negli aeroporti, finalizzati a semplificare, velocizzare le procedure per l’accesso ai voli aerei. Questo è definito un passaggio-chiave perché la maggiore preoccupazione dei vettori, sempre secondo Ibar, risiede nella effettiva disponibilità di infrastrutture ad accogliere l’introduzione di questi sistemi It; una necessità impellente in vista del forte aumento nel volume di passeggeri prospettato da diversi studi previsionali, che ipotizzano un incremento dell’utenza aerea da 1 a 1,5 miliardi di passegeri entro il 2023.

C’è poi un problema legato ai costi di queste innovazioni, come lo stesso Luciano Neri che evidenzia: «La decisione dell’Italia di includere i relativi costi di attuazione di queste nuove modalità It nei futuri diritti aeroportuali costituisce un onere aggiuntivo sgradito per i vettori  che devono già percorrere una strada in salita per il recupero finanziario».

In altre parole meno fardelli e oneri burocratico-economici per aiutare la ripresa del traffico aereo da e per l’Italia, sostenendo così anche la ripresa turistica della destinazione-Italia.

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