by Redazione | 12 Gennaio 2022 11:17
Nell’annus horribilis del travel, l’Italia è prima in Europa per numero di presenze turistiche. Un podio a dir poco inatteso. A sancirlo è il report dell’Istat sui movimenti di viaggiatori nel nostro Paese da gennaio a settembre 2021, basato sui dati Eurostat.
L’Ufficio statistico dell’Unione europea, sottolineando come lo scorso anno i flussi turistici di tutti i Paesi Ue siano stati ancora profondamente segnati dalla pandemia, calcola 1,1 miliardi di presenze nelle strutture ricettive dei Ventisette nei primi otto mesi del 2021, valore analogo a quello dello stesso periodo del 2020, ma inferiore di circa il 50% rispetto al 2019, ultimo anno pre pandemia.
Tra i Paesi che mostrano il maggiore decremento di pernottamenti: Malta (-65,4%), Lettonia (-58,7%), Ungheria (-57,8%) e Portogallo (-56,2%). A seguire la Spagna che, con un calo del 54,6%, perde la prima posizione nella graduatoria europea per numero di presenze e cede il passo all’Italia, in prima posizione nel 2021, e alla Germania, in seconda posizione.
Relativamente ai primi nove mesi del 2021, infatti, i dati provvisori del nostro Paese mostrano un trend meno negativo della media europea rispetto al 2019, con le presenze negli esercizi ricettivi che diminuiscono del 38,4% (145 milioni di presenze in meno) e gli arrivi del 46,5%.
MALISSIMO INCOMING, HOTEL E CITTÀ D’ARTE. Nel dettaglio, tra le componenti della domanda turistica, quella estera evidenzia maggiori difficoltà di ripresa (-56,1% di presenze) rispetto a quella domestica (-20,3%).
Per quanto riguarda, invece, le tipologie di strutture ricettive, a soffrire di più sono gli hotel (qui i dati dell’Osservatorio Federalberghi[1]) con un calo di presenze del 44,3%, rispetto al comparto extra alberghiero (-28,3%).
Rispetto allo stesso periodo del 2020 – che aveva registrato una riduzione di oltre la metà dei flussi turistici negli esercizi ricettivi in confronto al 2019 – i primi nove mesi del 2021 evidenziano segnali di miglioramento, con un sensibile aumento delle presenze (+42,4 milioni, +22,3%) e degli arrivi (+8 milioni, +16,2%).
Ad avere la meglio anche nel 2021 le destinazioni secondarie, meno affollate. Molto penalizzate dal Covid, invece, le città d’arte e il turismo montano vittima delle chiusure degli impianti nel 2021.
La categoria “grandi città” (composta dai 12 comuni italiani con più di 250mila abitanti), che nell’anno precedente la pandemia aveva registrato circa un quinto delle presenze dell’intero territorio nazionale, subisce la maggiore riduzione della domanda rispetto allo stesso periodo del 2019 (-71% contro -38,4% della media nazionale) ma recupera leggermente nel confronto con il 2020 (+3% le presenze). Le difficoltà delle grandi città si confermano anche in estate, quando registrano una flessione delle presenze dei clienti residenti pari a circa -18% rispetto allo stesso trimestre del 2019.
Tra i territori più colpiti vi sono poi i comuni con un turismo a vocazione montana (-42,1%). Queste destinazioni avevano mostrato nel 2020 una maggiore capacità di tenuta.
Rispetto allo stesso periodo del 2019, cali meno intensi sono stati registrati dai comuni a vocazione lacuale (-21,8%) e da quelli marittimi (-25%) che recuperano ampiamente nel confronto con i primi nove mesi del 2020 (rispettivamente +80,8% e +36,3%). I comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica registrano invece una flessione pari al 35% rispetto allo stesso periodo del 2019 e un recupero del 33,2% sul 2020.
FURORE (M5S): “NON VA TUTTO BENE”. Il sorprendente primato dell’Italia in Europa è commentato da Mario Furore, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
“È un dato di cui non possiamo che andare orgogliosi”, afferma in una nota. E aggiunge: “Tuttavia, i dati Eurostat non possono essere letti come un trionfo, ma vanno analizzati in profondità: nei primi nove mesi del 2021, infatti, le presenze negli esercizi ricettivi sono diminuite del 38,4% con oltre 145 milioni di presenze in meno rispetto al periodo pre Covid, mentre la media europea è al -50%. L’Italia fa dunque meno peggio degli altri Paesi europei, ma questo non basta per dire che tutto vada bene”.
”La variante Omicron che dilaga – tiene a sottolineare Furore – rischia di affossare ancora di più il settore. Servono nuovi e urgenti interventi: in primis ristori e un nuovo fondo europeo ad hoc per aiutare il turismo. Il bilancio Ue per il 2022 ha stanziato appena 10 milioni di euro per il travel, sono briciole che non possono di certo compensare le perdite ingenti che la pandemia sta infliggendo a uno dei settori trainanti dell’economia europea”.
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