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Lo stop di Barcellona ad Airbnb&Co. non va giù all’Europa

Barcellona da adobe

Se Barcellona dice adios alle case vacanza, Bruxelles storce il naso e vuole vederci chiaro. «La Commissione Ue ha sollevato con il governo spagnolo dubbi sulla legittimità della norma – scrive su Facebook il ceo di Italianway, Marco Celani – Ogni provvedimento che limita delle libertà dev’essere giustificato e non discriminatorio e proporzionale. La misura, secondo l’Ue, non è idonea a raggiungere l’obiettivo di combattere la carenza di alloggi e sembra violare la direttiva europea sui servizi».

A dare fuoco alle polveri, la scorsa settimana, il sindaco del capoluogo catalano, Jaume Collboni, che in conferenza stampa ha tagliato corto: «Entro novembre 2028 gli oltre 10.000 appartamenti in affitto per i turisti cesseranno di esistere e diventeranno appartamenti residenziali». Cittadini soddisfatti, al pari del ministro spagnolo dell’Edilizia, Isabel Rodríguez García, che su X ha condiviso la scelta di Collboni: “Si tratta di fare tutti gli sforzi necessari per garantire l’accesso ad alloggi dignitosi e convenienti”.

Masticano amaro, invece, le associazioni di categoria dei proprietari di case. Ma anche alcuni hotel – che pure trarrebbero vantaggio dalla chiusura delle case vacanza – parlano di mossa dannosa per il futuro della città in termini di turismo, definendola, in sostanza, un clamoroso autogol. Come inizio non c’è male.

Contattati da PhocusWire, Airbnb, Vrbo, Booking e HomeToGo hanno declinato l’invito con il classico “no comment”, chiamando in causa la European Holiday Home Association. E, in una nota, l’Ehha ha sottolineato che “vietare le case vacanza non solo non risolverà i problemi abitativi, ma di fatto danneggerà chi a Barcellona si guadagna da vivere sostenendo l’industria del turismo. Questa proposta estrema non avrà alcun effetto sulla crisi immobiliare, poiché meno dell’1% delle case a Barcellona viene affittato a breve termine”.

Quindi l’Ehha si rivolge direttamente al Consiglio Comunale, esortandolo a “cercare una soluzione che non eroda una parte fondamentale dell’offerta turistica di Barcellona, ​​con effetti collaterali molto negativi per le famiglie, i commercianti, i bar, gli addetti alle pulizie e altri servizi”. Facendo seguito alle perplessità manifestate dalla Commissione Ue, l’Ehha ha osservato che “l’indagine è in corso e potrebbe portare Bruxelles a intraprendere un’azione legale contro la Spagna”.

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