by Redazione | 16 Aprile 2021 18:02
L’Italia inizierà le riaperture il 26 aprile, partendo dalle attività all’aperto. La notizia, concordata dalla cabina di regia di Palazzo Chigi è annunciata in conferenza stampa dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal premier Mario Draghi, che – pur con pacatezza – afferma: «Ora possiamo guardare al futuro con prudente ottimismo».
Così, da lunedì 26 il nostro Paese tornerà giallo, con il via libera agli spostamenti tra regioni, mentre a quanto pare resterà in vigore fino a giorno 30 la mini quarantena per chi rientra dall’Ue[1] e dagli altri Paesi dell’Elenco C. Ma il sistema a fasce di colore permarrà con l’introduzione all’occorrenza di zone arancioni e rosso, per spostarsi tra le quali servirà un Pass simile a quello europeo,[2] che consentirà anche di seguire concerti, spettacoli dal vivo o eventi (a patto che si sia vaccinati, negativi a un tampone o guariti dal Covid). Novità assoluta, poi, la priorità alle attività open air con la riapertura, da quella data, anche dei ristoranti con tavoli all’aperto, sia a pranzo che a cena, pur con il limite del coprifuoco alle 22 che viene confermato.
Ma la bozza di calendario prevede anche altre date: le piscine all’aperto torneranno fruibili il 15 maggio; l’avvio di alcune attività legate alle palestre è fissato per il 1° giugno; la ripresa delle attività fieristiche il 1° luglio.
Una roadmap tanto attesa[3], quella illustrata in queste ore, che induce Draghi a sottolineare come – stabilendo una serie di riaperture – il governo si sia «preso un rischio». Un rischio «fondato, ragionato, ma basato su dati che sono in miglioramento» e su una «campagna di vaccinazione che continua ad andare bene». Un azzardo che poggia su una premessa: «Che le regole per le attività all’aperto, come l’impiego delle mascherine e il distanziamento, siano osservate scrupolosamente. Solo così – sottolinea il presidente del Consiglio – questo rischio ragionato si potrà tradurre in un’opportunità. Non solo per l’economia, ma per la vita sociale». Sventando ogni possibilità di tornare indietro con nuove chiusure, neanche in autunno quando, anche se il Covid dovesse tornare, il numero di vaccinati «sarà tale da garantire uno scudo» anti pandemia.
Parla di «fase di transizione» il ministro Speranza che, nonostante possa sembrare un paradosso, chiede «ai cittadini una cautela che è ancora più importante quando si fanno aperture».
Oltre alle riaperture, Draghi tocca anche il tema del Documento di economia e finanzia (Def) e dello scostamento richiesto di 40 miliardi, ribandendo la sua «scommessa sulla crescita» attraverso la traduzione del debito in investimenti sostenibili e rispettosi dell’ambiente, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che entro fine mese dovrà essere presentato all’Europa.
Di base, a detta del premier, le riaperture previste «rispondono al disagio di molte categorie, operatori, ragazzi, famiglie. E gettano le basi per il rilancio dell’economia». Quello che l’ex presidente della Bce si aspetta è «un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi», che dovrà essere accompagnato dalla crescita del Paese.
Ma non c’è rilancio delle imprese, senza una nuova tornata di aiuti, come quella in arrivo con decreto Sostegni bis: «Un provvedimento – anticipa Draghi – che prevede tra l’altro un forte intervento sui costi fissi» e un sistema di ristoro più equo[4], basato non solo sul fatturato.
Misure «che hanno senso solo se l’impresa è viva», mirate a supportare le aziende che soffrono per mancanza di liquidità, ma hanno tutte le carte in regola per restare sul mercato, così da evitare che vengano fagocitate «da compratori che si presentano all’improvviso».
E per quelle imprese che non sono state in grado di cambiare ed evolversi, perdendo dunque mercato? «In quel caso – afferma il premier – si tratta di assisterle nella transizione».
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