by Redazione | 19 Luglio 2023 7:00
In Europa, il sentiment commerciale degli albergatori e degli operatori di case vacanza resta molto forte perché sia i livelli di occupazione che i prezzi sono aumentati negli ultimi 12 mesi, e quasi la metà di essi (il 46%) prevede che il 2023 sarà l’anno in cui si registreranno i guadagni più alti. Paragonati a questi ultimi, gli albergatori italiani si sono anche dimostrati leggermente meno propensi ad aspettarsi entrate record per il 2023 (41%).
A dare i numeri è il Barometro europeo 2023 di Booking in collaborazione con Statista (qui le prime anticipazioni[1]), che ha messo in luce una crescente positività nel settore delle strutture ricettive, rivelando che il 71% degli intervistati europei ha giudicato buono o molto buono l’andamento della propria attività negli ultimi sei mesi.
Lo stesso sentiment si conferma per l’Italia con una percentuale del 70%. Nonostante la volatilità macroeconomica del periodo, quasi due terzi ritengono che la loro situazione economica sia favorevole, con tariffe medie giornaliere e livelli di occupazione aumentati rispettivamente del 51% e 60%. In Italia invece il 44% degli albergatori ha riportato un aumento o un forte aumento delle tariffe medie delle camere. Mentre per i livelli di occupazione, nel nostro Paese, poco meno della metà (49%) degli albergatori ha registrato un aumento o un forte aumento dei tassi di occupazione.
La rinnovata fiducia dei viaggiatori in tutto il mondo ha rafforzato ulteriormente questo atteggiamento positivo: il 57% delle strutture ricettive vede nell’aumento della volontà di viaggiare un’importante opportunità da cogliere nella nuova stagione. A seguito della revoca delle ultime restrizioni Covid-19 all’inizio di quest’anno, quasi due terzi (60%) delle strutture ricettive considerano i viaggiatori internazionali fondamentali per questo periodo, mentre più della metà (51%) punta alla Generazione Z. In Italia, al contrario del dato europeo, solo il 34% delle strutture ricettive considera i viaggiatori internazionali fondamentali per la stagione estiva e solo il 26% punta alla Generazione Z.
Eppure, se da un lato il settore ha un atteggiamento complessivamente positivo, dall’altro quasi la metà degli intervistati (47%) nutre preoccupazioni per le condizioni economiche generali e permangono una serie di ostacoli fondamentali che le strutture ricettive stanno ancora affrontando. Più di quattro su cinque (86%) considerano i costi dell’energia una sfida continua per la loro attività. A questo proposito, il livello di preoccupazione dei titolari di strutture ricettive in Italia è simile alla media europea (84%). In Europa, il 58% ha intenzione di investire in miglioramenti dell’efficienza energetica, dato che trova conferma anche in Italia (59%).
Anche il personale rimane una priorità: sia l’acquisizione che il mantenimento del personale sono un problema che per l’Europa è pari al 44% e per l’Italia al 51%, con gli stipendi e gli orari di lavoro identificati come i due principali fattori che incidono sulla carenza di lavoratori qualificati.
Il crescente interesse dei consumatori per prodotti e servizi sostenibili è considerato un’opportunità significativa per più della metà (53%) delle strutture ricettive, e il 55% vede un potenziale nell’offerta di esperienze a livello locale. A tal proposito, in Italia le percentuali calano significativamente attestandosi in entrambi i casi al 28%. In Europa, il 42% afferma che sono necessari maggiori incentivi fiscali e tributari per accelerare la transizione verso un modello più sostenibile e rispettoso del clima rispetto all’Italia in cui lo è solo il 36%. A favore del miglioramento dei requisiti e delle procedure di accesso a capitali e finanziamenti, in Europa è sostenuto dal 36% mentre in Italia dal 39%.
Relativamente a machine learning e Ai, al momento solo l’8% delle strutture ricettive (il 5% in Italia) fa attualmente uso di strumenti aziendali basati sull’intelligenza artificiale, come i chatbot e gli algoritmi di dynamic pricing. Questo nonostante il 60% – che in Italia è al 65% – ritenga di essere preparato alla trasformazione digitale. Sebbene si preveda un incremento nell’utilizzo di strumenti che sfruttano le tecnologie dell’intelligenza artificiale, solo una persona su quattro (23%) ha intenzione di introdurre tali strumenti nei prossimi sei mesi. In Italia, la propensione è maggiore di 5 punti percentuali (28%). Mentre più di due terzi sia in Europa che in Italia, non ha ancora in programma di utilizzare tali tecnologie nella gestione della propria attività, lasciando spazio alla possibilità che si crei un divario tecnologico con relativo svantaggio competitivo.
«È estremamente incoraggiante vedere l’ottimismo che guida gli operatori del settore alberghiero e delle case vacanza in Europa in occasione dell’intensa stagione estiva attualmente in corso. Ciò conferma la percezione che la ripresa dell’industria del turismo continui su una traiettoria positiva – ha dichiarato Ben Schoeter, public affairs director di Booking – La nostra speranza è che, dando alle strutture ricettive una voce collettiva attraverso questa ricerca, possiamo sostenerle maggiormente facendo emergere le questioni che per loro saranno più importanti durante prossimi sei mesi e oltre».
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