Sembra proprio arrivato al capolinea il feeling tra i passeggeri e i voli low cost: con i recenti disservizi legati a cancellazioni e ritardi, ma soprattutto per i rincari spesso ingiustificati dei cosiddetti servizi ancillari, il consumer del trasporto aereo sta patendo la fase del disamoramento nei confronti delle aerolinee a basso costo, accompagnato da veri e propri scatti di rabbia. L’estate caldissima che sta vivendo il settore, con il caos bagagli negli aeroporti, scioperi e costi extra, ha messo a nudo una realtà che operatori e adv da tempo cercavano di far capire alla propria clientela: il mondo delle low cost non è tutto rosa e fiori.
Media internazionali come il Financial Times gettano benzina sul fuoco: le tariffe civetta a 9,99 euro, lanciate da Ryanair, non illudono più i passeggeri che al termine dell’acquisto. Step dopo step il prezzo può rivelarsi quintuplicato. La scelta del posto, il bagaglio in stiva, la tempistica nella prenotazione sono le tre variabili che in quest’ultimo anno – quello della ripartenza del travel – stanno incidendo maggiormente sul prezzo finale effettivamente pagato dal passeggero. Se a questo aggiungiamo i ritardi, le sospensioni o le vere e proprie cancellazioni dei voli (in prevalenza per mancanza di personale o per agitazioni del personale rimasto operativo e costretto a orari massacranti) la disillusione del passeggero nei confronti dell’universo low cost è totale. Un tema, questo, che fa il paio con gli ormai conclamati dissapori tra agenzie di viaggi e compagnie a basso costo.
Anche il mondo dell’intermediazione, infatti, è messo a dura prova. Le adv, già duramente colpite dalla crisi da Covid, pur di preservare la propria clientela, si trovano sempre più spesso a gestire pacchetti-vacanza abbinati a voli low cost, affiancando il viaggiatore nel labirinto delle regole adottate dalle singole compagnie aeree che differiscono perfino nella misurazione dei bagagli ammessi a bordo. Il Sole 24 Ore mette a confronto le policy bagagli di quattro vettori a basso costo ed è un autentico percorso a ostacoli: 55 x 40 x 20 cm e un massimo di dieci kg per Ryanair e Volotea; 45 x 36 x 20 cm e 15 kg massimi per easyJet; 55 x 40 x 23 cm e dieci kg per Wizz Air. Per non parlare dei sovrapprezzi per i minori che vanno dai 31 euro per Wizz e easyJet ai 25 euro di Ryanair e Volotea.
Discorso simile per i cosiddetti servizi Priority, che vanno dall’accesso, appunto, prioritario al gate per un imbarco rapido alla possibilità di portare bagaglio a bordo: oltre a essere denominati in modo diverso dalle varie compagnie, si differenziano notevolmente da vettore a vettore per tipologia e prezzo: 8/30 euro per Ryanair, 5/40 Wizzair, Volotea dai 3 euro in su e per easyJet tariffe da 7,99 euro senza massimali dichiarati. Per non parlare delle procedure per il check in online che contengono una serie di ferree regole con controindicazioni capestro a volte assai salate.
Una giungla di fee legate a servizi accessori che fanno lievitare il costo finale di un volo low cost, quasi equiparabile a un collegamento di linea. In una esplicativa tabella pubblicata sempre da Il Sole 24 Ore vengono evidenziate le differenze tra costo dell’offerta e possibile costo finale sostenuto dal passeggero di quattro compagnie low cost, considerando le varie voci dei servizi accessori e voci extra come la consumazione a bordo, il bagaglio in stiva, il supplemento neonato, la prenotazione del posto a bordo, le assicurazioni per eventuali cancellazioni e spese di gestione: ebbene, si va dai 353 euro di Ryanair ai 213 euro di easyJet, dai 406 euro di Volotea ai 431 euro di Wizz Air.