Lufthansa si sgancia dall’asse Alitalia-Fs
Per Lufthansa è venuto il momento di dire ufficialmente no alla corsa per rilevare Alitalia. Anche se da mesi si era capito quali erano le intenzioni del colosso di Francoforte – interesse solo per un vettore ristrutturato, quindi al netto dei tagli al personale che avrebbero dovuti essere fatti preventivamente – adesso è lo stesso Carsten Spohr, numero del Gruppo tedesco, a mettere la parola fine al sogno tedesco di entrare dalla porta principale nel mercato aereo dello Stivale.
«Non saremo co-investitori con il governo in una compagnia aerea in via di ristrutturazione», ha detto Spohr nel corso della presentazione dei dati trimestrali della compagnia. Il che, tradotto, significa solo una cosa: la presenza dello Stato, attraverso Ferrovie, viene vista come un ostacolo all’acquisizione. Ma subito dopo, in quello che è sempre stato il lei motiv di Lufthansa negli scorsi mesi, è arrivata una nuova apertura di credito. «Una partnership con Alitalia, però, è ancora possibile, ma senza il coinvolgimento del governo italiano», ha proseguito il manager a 24 ore dalla scadenza del termine per le offerte.
Con questo dietrofront, prende sempre più corpo quindi il piano B del Gruppo tedesco per accrescere la propria presenza in Italia: sviluppare Air Dolomiti, che non a caso ha recentemente annunciato il raddoppio della flotta (da 12 a 26 aerei), oltre a un piano di investimenti pari a 100 milioni di euro nei prossimi anni con assunzioni previste per 520 persone.
Nei primi nove mesi del 2018, tuttavia, Lufthansa ha annuncia di aver raggiunto «il secondo miglior risultato della sua storia», con un ebit rettificato di 2,4 miliardi di euro, sostenuto da un nuovo record del numero di passeggeri e «nonostante» l’aumento di 536 milioni di euro delle spese di carburante e delle spese relative ad airberlin.