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L’ultima puntata della serie Ita-Lufthansa

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Gioco, partita, incontro. Bando alla scaramanzia: l’operazione Ita-Lufthansa è storia dopo il finale thrilling, tra la richiesta di sconto tedesca in extremis e l’orgoglioso “Non ci sto” italico rispolverato per l’occasione dal Mef, unico azionista. Appianata ogni divergenza e firmate le carte, resta l’ultimo check-in targato Ue, considerato una formalità. Di sorprese ce ne sono già state abbastanza, è tempo di dedicarsi agli scenari futuri.

Possiamo stare tranquilli, vero Giancarlo Giorgetti? «La partita è perfezionata, noi abbiamo fatto quanto ha chiesto Bruxelles», ha garantito nei giorni scorsi il ministro del Mef, manca solo un tassello: «È opportuno che la vicenda venga chiusa prima che ci sia la nuova Commissione Ue, perché è quella in carica che l’ha seguita. Quindi spero nel più breve tempo possibile, entro fine novembre, comunque sia è solo questione di tempo». Hai visto mai? «Noi abbiamo condotto tutta la trattativa con una Commissione e un gabinetto. Se invece bisogna aspettare gli eredi, che riprendano in mano le carte e magari hanno idee diverse, allora potrebbe esserci qualche problema». Niente scherzi, meglio pensare al closing, con la firma definitiva e i passaggi successivi, come da prassi.

TRE MILIARDI DI FATTURATO, 40 MILIONI DI UTILE

E sul closing di gennaio è già proiettato Antonio Turicchi, il presidente di Ita, che in una recente intervista rilasciata a Il Messaggero ha ribadito il mantra della trattativa: «Siamo pronti alle nozze con Lufthansa». D’accordo, ma come ci arriva la compagnia di bandiera all’altare? «Sana e competitiva. I numeri testimoniano che da maggio 2023, quando è stata firmata l’intesa con i tedeschi, a oggi Ita è cresciuta, ha aumentato il suo valore e il management ha fatto squadra. Abbiamo una flotta di 100 aerei – la più giovane d’Europa – 5.000 dipendenti, 55 destinazioni di cui 15 intercontinentali e i conti in ordine».

Ita, insomma, scoppia di salute: qual è il segreto? «Abbiamo mantenuto salda la cloche anche nei momenti più difficili, facendo bene i compiti a casa in vista dell’alleanza con Lufthansa. Chiuderemo il 2024 con tre miliardi di fatturato – quindi faremo quasi certamente Ebit positivo – e 40 milioni di utile. Non solo: gli investimenti ammontano a 325 milioni e attualmente abbiamo una cassa con oltre 550 milioni. Se il trend continua, ci saranno nuove assunzioni».

E ora si spalancano nuovi orizzonti e le porte di Star Alliance. Un altro asso da calare sul tavolo al momento giusto: «Tra i partner avremo, oltre a Lufthansa, anche vettori nordamericani del livello di United e Air Canada. A quel punto gli organici potranno aumentare rivedendo il piano industriale al rialzo se la crescita del mercato che auspichiamo per il 2025 si dovesse effettivamente realizzare». Poi una promessa: «L’iconico marchio Alitalia avrà sempre più spazio nel futuro e sarà ulteriormente valorizzato».

C’è anche il tempo per togliersi un sassolino dalla scarpa: «Molti pensavano che Ita non sarebbe sopravvissuta in attesa dell’accordo con la compagnia tedesca». E invece…

COSA RISERVERÀ IL FUTURO?

Bisognerà pure iniziare, però, a dare sostanza alla partnership. Andrea Giuricin, esperto di trasporti a livello globale e docente all’Università Milano Bicocca e alla University of Southern California, parte da una premessa: «Intanto, serve l’imprimatur della Commissione Ue sui remedies. Poi andrà costruita l’alleanza, mattone su mattone. Innanzitutto, bisogna pensare al management e al nuovo board: Lufthansa sceglierà il top, affidandosi a persone che siano un’espressione del Gruppo tedesco, ma che conoscano bene il mercato italiano».

È il momento di disegnare il primo scenario: «Dal 2025 ci sarà finalmente la possibilità di un’integrazione sempre maggiore fra i due operatori. Ita potrà così beneficiare di acquisti comuni con Lufthansa e vendere i biglietti tramite i network del partner, che è un colosso. Uno step che si traduce in un enorme vantaggio per la compagnia italiana, oltre ad avere un riflesso fondamentale sulla marginalità».

Una cosa è certa: l’alleanza arriva nel momento giusto per Ita, al di là dei numeri positivi elencati da Turicchi: «Nel 2023 – ricorda Giuricin – Ita ha perso ancora soldi, nonostante i miglioramenti, perché è piccola e non perché sia gestita male, ma fa fatica a confrontarsi con i giganti del cielo e le low cost».

Per questo Lufthansa ha provato a chiedere uno sconto sul rettilineo finale? «Sì, era abbastanza logico. La storia è andata per le lunghe, i tedeschi erano sicuri di chiudere prima e se Ita perde soldi nonostante i progressi è chiaro che più passa il tempo, più il valore si abbassa. Anzi, per me è un tema che resta sotto traccia e non escludo che Lufthansa possa tornare alla carica per le prossime tranche». Ita-Lufthansa prima: ciak, si gira.

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