Avanti, piano, senza fretta. Alla vigilia dei due anni dall’ultimo fallimento Alitalia – targato Ethiad – e dopo una lunghissima amministrazione straordinaria, sembra ormai in dirittura d’arrivo la nuova compagine industriale che guiderà l’ex compagnia di bandiera.
L’ennesima deadline è stata fissata per Pasqua (21 aprile), data entro cui Ferrovie dello Stato presenterà al governo il piano industriale della newco. Ad annunciarlo è stato l’amministratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti, durante la conferenza nazionale sul trasporto aereo svoltasi il 20 e 21 marzo a Roma. È confermato, quindi, lo slittamento rispetto alla data prevista del 31 marzo. «Qualche giorno di ritardo ci sarà, ma sicuramente prima di Pasqua lo presenteremo», ha sottolineato Gianfranco Battisti.
Piano industriale che si prevede pieno di sorprese proprio come le tradizionali uova di cioccolato in periodo pasquale. Il futuro di Alitalia, infatti, continua a essere protagonista di continui colpi di scena che ne stanno complicando la definizione. Ad oggi, però, c’è qualche certezza in più: il viaggio di Gianfranco Battisti negli Usa è stato risolutivo per portare a casa il sì di Delta Air Lines, che ha provocato però il successivo abbandono delle trattative da parte di easyJet. L’accordo con il vettore Usa prevede l’ingresso di Delta con il 10% delle quote, con la promessa di salire fino al 20% entro quattro anni, ma solo se la nuova Alitalia farà profitti. L’amministratore delegato di Delta, Ed Bastian, avrebbe quindi confermato l’interesse per una percentuale di quote simile a quelle già detenute in Air France-Klm, anche se ora Fs dovrà aumentare la sua partecipazione fino al 40%.
Il contenuto impegno di Delta e la fuoriuscita di easyJet rendono, quindi, ancora più intricato il rebus sulla distribuzione delle quote nella nuova Alitalia, che potrebbe partire con un fabbisogno di capitale di circa 1 miliardo di euro. Il 50% della newco, infatti, sarebbe controllato da Fs e Delta e un altro 15% spetterebbe al Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) mediante la conversione di una parte del prestito ponte.
Resta ancora da chiarire, però, come sarà suddiviso il restante 35%. A quanto pare, Gianfranco Battisti avrebbe ottenuto dal Tesoro la disponibilità di Fincantieri a coprire un 10-15%. Manca all’appello, quindi, il restante 20% che, al momento, non ha trovato ancora investitori interessati. Più volte è stato fatto il nome di Poste e Cdp, ma con altrettanta tenacia le due realtà hanno declinato qualsiasi invito a entrare in cordata. Negli ultimi giorni, però, si parla di un eventuale ricorso ad altre partecipate pubbliche, dirette o indirette, e perfino alla società Atlantia (che gestisce autostrade per l’Italia e Aereoporti di Roma, ndr) o a un coinvolgimento di China Eastern Airlines.
Nonostante tutto ciò, c’è aria di ottimismo nel governo M5S-Lega, con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli convinto di «riuscire a rilanciare Alitalia, non solo a salvarla».
Gli ha fatto eco – sempre a margine della conferenza sul trasporto aereo – il sottosegretario Armando Siri: «Il ritiro di easyJet non credo sia rilevante. È importante coinvolgere gli operatori industriali, ma non a qualsiasi costo e se si andrà a uno slittamento del piano industriale non sarà un tempo lungo. L’importante è che si assicuri un futuro di crescita per la compagnia aerea».