Prima la fiducia. Poi la speranza. Infine la rabbia. È la parabola del sentimento che, in questi mesi, ha unito (e disunito) le agenzie di viaggi Maavi al ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Non nasconde delusione la battagliera presidentessa Enrica Montanucci, che storce il naso di fronte ai proclami al sapor di propaganda.
«È vero – dice – ora le frontiere aperte e siamo nelle condizioni di lavorare, ma abbiamo ancora grosse difficoltà economiche legate ai due anni di stallo. Questo il ministro sembra non considerarlo». E così che, racconta, «ti svegli e ti arrabbi tutte le mattine. Per via degli arretrati, degli F24 da saldare, delle banche con il fiato sul collo. I 39 milioni di fondo ad hoc, che peraltro risultano ancora in stallo, sono solo un “cerottino” corrispondente a circa 2.800 euro ad agenzia: spiccioli praticamente. La vera partita riguarda ora il Recovery bis».
Non si ferma Enrica, nonostante tutto. E attraverso il suo blog incalza Garavaglia che, ad Alessandria, ha respinto al mittente i malumori delle adv con le seguenti parole: «Se qualcuno non è soddisfatto mandi una mail o un sms». Una frase che, secondo Montanucci, «appare come un atto di pura arroganza e di scortese menefreghismo».
«Caro ministro, tutto può dire. Ma non che non le abbiamo rappresentato con solerte costanza tutta l’insoddisfazione. O meglio, tutta la disperazione, la rabbia e l’assoluta impossibilità di mollare la presa nell’ottenere ristori dovuti alla categoria per il blocco di 24 mesi», prosegue la presidente Maavi, che ricorda a Garavaglia come «i ristori avuti non vengono dalla sua gestione», bensì dal governo Conte a cui risalgono gli ormai storici 648 milioni di euro per giunta «distribuiti con criteri sballati, creando situazioni di squilibrio commerciale gravissime».
«Dal governo Draghi – insiste Montanucci – abbiamo avuto solo parole. Dal suo ministero solo promesse. A cui per prima ho creduto. Vuole che le scriviamo se siamo insoddisfatti? Eccoci qui. Firmo a nome delle 1.970 agenzie di viaggi rappresentate da Maavi».
Un’arringa che continua e si conclude così: «Siamo arrabbiati. Delusi. Preoccupati. Abbiamo avuto le vite distrutte in questi due anni. Abbiamo accumulato debiti non nostri. Abbiamo pianto. Ci siamo ammalati. Quindi, caro ministro, quando dice “se qualcuno è insoddisfatto, mandi una mail o un sms” con quel sorrisetto, beh, ci pensi. Qui ha 1.970 adv tutte insieme. Torni a rispondere a chi ne ha diritto e non a chi la compiace. Perché oggi c’è bisogno di coscienza e rispetto. Lei ci deve risposte. Vere. Concrete. Dovute. Quindi formalmente lo annoti: non siamo insoddisfatti, siamo arrabbiati neri».
Nel frattempo, il ministero del Turismo ha convocato nella sede di via di Villa Ada la stampa nazionale per il primo bilancio di un anno di attività, anche sull’onda di questa primavera di ripartenza dei flussi. Tra i capitoli del suo operato: l’erogazione di «1,7 miliardi di euro di sostegni alle categorie che ne avevano diritto», di cui 586 milioni ad agenzie di viaggi e tour operator. Un passaggio subito contestato da Maavi che ricorda, appunto, come quei soldi risalgano al governo precedente, oltre a trattarsi solo di una sorta di “acconto” riferito alle perdite del 2020.
La battaglia del movimento delle adv continua, nel frattempo, sui social. Nel suo bollettino quotidiano su Facebook, Montanucci tiene a ricordare che, mentre i media parlano di «totale ripresa», le adv continuano ad «arrancare» con alcune imprese «ancora in attesa delle seconde tranche» dei ristori di cui sopra e con la spada di Damocle dei voucher nuovamente in scadenza.
«Al di là di delle chiacchiere da tg – si legge nel post – il turismo è ancora devastato. Per riprenderci davvero abbiamo bisogno urgente di sostegni veri. Di soldi. Poi la penna metterà la crocetta su chi non ha blaterato invano», conclude Montanucci, senza girare intorno alla vera posta in gioco: il voto alle prossime elezioni.