No alla privatizzazione del sito e abitanti di Machu Picchu, Perù, in sciopero dal 25 gennaio. Sono stati circa 700 i turisti costretti a evacuare una delle zone archeologiche più famose del mondo, per evitare di restare coinvolti nelle manifestazioni. A scatenare la protesta dei residenti – che sono scesi in strada e hanno bloccato i treni in entrata e in uscita dalla città perduta degli Inca – la decisione del ministero della Cultura di coinvolgere un partner privato per la vendita dei biglietti online del sito. Da giovedì scorso, quindi, gli abitanti hanno incrociato le braccia e abbassato le serrande dei negozi, provocando disagi e un notevole problema economico al Paese. Due giorni dopo anche l’operatore ferroviario, Ferrocarril Transandino, ha sospeso i collegamenti del sito con il resto del Paese a causa delle proteste.
Le organizzazioni che si oppongono al provvedimento governativo chiedono la rescissione del contratto con Joinnus, l’operatore della vendita di biglietti online, che considerano illegale e che ha iniziato a operare sabato. «Siamo contrari alla privatizzazione sistematica di Machu Picchu. la gente non è d’accordo – ha dichiarato all’Agence France-Presse Darwin Baca, l’ex sindaco del distretto di Machu Picchu – grazie al nuovo sistema la società Joinnus potrebbe beneficiare di commissioni fino a 3,2 milioni di dollari all’anno». A stretto giro la replica del ministro della Cultura, Leslie Urtega: «Nessuno può dire che stiamo privatizzando il patrimonio culturale. Io stesso sono contrario. Machu Picchu appartiene a tutti i peruviani». Sui social, intanto, il ministero stesso ha spiegato che la visita alla cittadella si è svolta «in modo del tutto normale» e che sta pianificando «aggiustamenti degli orari d’ingresso».
Per trovare una soluzione che metta fine allo stand by, il governatore della regione di Cusco, Werner Salcedo, ha convocato le parti a una riunione tecnica domani, chiedendo di sospendere lo sciopero ai manifestanti, che però non hanno accettato.
Patrimonio mondiale dell’umanità dal 1983, Machu Picchu è collocata a 2.700 metri di altezza sulle Ande centrali. L’area archeologica si estende per 530 metri di lunghezza per 200 di larghezza e include circa 172 livelli tra zona agricola e urbana. Lo scorso ottobre tre settori di Machu Picchu erano stati chiusi ai turisti causa overtourism, che avrebbe causato il deterioramento delle strutture. Inoltre, sempre il ministro della Cultura, Leslie Urteaga, circa un anno fa aveva annunciato la chiusura del sito e del Caminos Inka (o Inka Trail) alle visite turistiche perché non era più possibile garantire la sicurezza dei viaggiatori in seguito alle rivolte sociali che stavano attraversando il Perù. L’aera era stata riaperta un mese dopo.