Maldive per tutti: l’avanzata delle guesthouse

Sabbia di un bianco accecante, un mare caldo e tranquillo, protetto da una barriera corallina popolata da pesci dai mille colori, isole ricche di una vegetazione prorompente, sole e splendidi resort per sentirsi in paradiso.
Sono le Maldive: il sogno di molti, il viaggio di nozze di moltissimi, una delle mete in assoluto più care.
Ma, le isole non sono solo questo: una vacanza alle Maldive è possibile anche con un budget limitato che consente al turista di scoprire un volto delle isole diverso, non solo perché molto meno cara, ma perché è una vera e propria esperienza.
Stiamo parlando della vacanza nelle guesthouse, ovvero nei piccoli hotel che si trovano nelle isole abitate dalla popolazione locale, i pescatori e le loro famiglie.
Però, dire semplicemente che le guesthouse sono un’alternativa molto più economica rispetto ai resort di lusso è molto riduttivo: chi sceglie di soggiornare in una struttura di questo tipo, condividendo un’isola intera con i suoi abitanti, sceglie di passare con loro momenti di vita reale, di conoscerne le tradizioni, la gastronomia, le storie e le esperienze, sceglie di incontrare chi lo accoglie “a casa propria”.
UN’IDEA DIVENTATA REALTA’
Di questa forma di ospitalità alternativa alle Maldive ci racconta Stefano Valentini, direttore commerciale di Meridiano Viaggi e Turismo, tour operator che rappresenta in Italia la nuova ospitalità maldiviana: «Il progetto delle guesthouse nell’arcipelago è nato circa 15 anni fa dall’idea dell’allora presidente delle Repubblica maldiviana Mohamed Rasheed Ibrahim, un visionario che non solo voleva far conoscere le isole, ma voleva farle vivere ai turisti insieme ai locali, ospiti di piccole strutture che, almeno all’inizio, erano di loro proprietà. Un’ospitalità in cui l’isola viene aperta al viaggiatore insieme alla sua gente».
L’idea di Ibrahim negli anni ha preso via via sempre più consenso a livello governativo. E la soluzione guesthouse è oggi una delle più spinte dalla Maldives Marketing and Public Relations Corporation anche perché, in questo momento storico, sono un esempio di turismo sostenibile e a basso impatto. Oggi – dato eclatante – le isole contano 882 guesthouse a fronte di 174 resort.
«Inizialmente le sistemazioni erano di proprietà solo dei maldiviani – ci spiega Valentini – che si occupavano anche della gestione, degli ospiti, dei servizi e delle varie attività da organizzare, e i prezzi erano ancora più accessibili. Oggi molte sono gestite in collaborazione con privati e imprenditori e sono spesso dotate di aria condizionata, bagni privati e connessione wifi, combinando così il meglio dei due mondi: l’autenticità dell’esperienza locale e il comfort».
Tra i primi turisti a scoprire la formula di questa ospitalità alternativa, i francesi e i tedeschi; gli italiani sono arrivati circa 8/10 anni fa, non solo come turisti, ma anche per cogliere opportunità di business, tanto che: «Oggi ci sono anche diverse guesthouse di gestione mista maldiviano-italiana. Ma c’è un rischio: perdere l’anima più autentica della vacanza. Ovvero la conoscenza di un popolo diverso dal nostro».
ESPERIENZA ALTERNATIVA
Ma chi è il turista-tipo che sceglie di visitare le Maldive in formula guesthouse? «Innanzitutto – continua Valentini – chi ha poco budget: per una camera con colazione in media si spendono 120 dollari a notte e spesso si tratta di ragazzi. Ma sono anche tanti coloro che, avendo già visitato le isole diverse volte alloggiando nei resort, scelgono una soluzione diversa perché sono pronti a condividere la loro vacanza con i maldiviani che negli hotel di lusso avranno visto solo da lontano».
Per quanto riguarda le isole, quelle nella zona intorno a Malé sono le più gettonate, come Fulidhoo nell’atollo di Vaavu, perché facilmente raggiungibili via mare con tragitti relativamente brevi, circa 50 minuti, e poco costosi.
COSA (NON) ASPETTARSI
Una volta giunti sull’isola è bene però avere chiare alcune regole comportamentali essenziali, ricordandosi che si è in un Paese musulmano, come ci tiene a specificare il direttore commerciale di Meridiano Viaggi: «Importante è capire e far capire che non si va in un villaggio turistico e non ci si devono aspettare grandi strutture – le guesthouse hanno al massimo 20 camere – o servizi come animazione e cucina italiana. Riguardo ai limiti, in ogni isola esistono le bikini beach dove si può stare tranquillamente in costume, perché al di fuori è vietato girare non vestiti, e sono sempre le spiagge più belle. Poi, per quanto riguarda gli alcolici, sono rigorosamente vietati, dunque bisogna sapersi adattare e rinunciare, anche se molte sono ormai le guesthouse che organizzano dei barchini aperitivo a largo, dove si può bere godendosi il tramonto».
Piccole rinunce in cambio di una vacanza speciale: gli abitanti organizzano ogni giorno attività sportive, ricreative, gite nell’arcipelago, ma promuovono anche la loro cultura e le tradizioni locali, cominciando dal cibo. La sera poi le isole si animano con i ristorantini di pesce, dove si può cenare accanto ai pescatori, e con piccoli spettacoli di danze locali.
VERE EXPERIENCE
«Noi suggeriamo di vivere il più possibile la quotidianità dell’isola, dal mangiare a colazione il mashuni, un mix di tonno, cocco e spezie come fanno i maldiviani, a condividere con i pescatori una vera giornata di pesca, o organizzare una partita di pallone. Anche il richiamo del muezzin alla preghiera musulmana, che si ripete cinque volte al giorno, dovrà diventare un accompagnamento piacevole per una vacanza speciale», conclude Valentini.