Da qui al 2035 mancano più di 10 anni. Per allora, gli aerei a idrogeno saranno una realtà. Ma questi 13 anni potrebbero non bastare per arrivare a trasformare l’aeroporto di Malpensa in una hydrogen valley. Un sito dove non solo i nuovi aerei potranno rifornirsi del nuovo propellente senza emissioni di CO2, ma un vero e proprio ecosistema dove ci sarà anche la produzione. Quest’obiettivo si potrà raggiungere grazie ad alcune partnership strategiche, soprattutto con Snam e Airbus.
Ma tutto parte dal progetto europeo Olga (hOListic Green Airport) che ha concesso all’aeroporto milanese 1,54 milioni di euro (sui 34 dell’intero progetto) per realizzare un’infrastruttura che produrrà idrogeno destinato non solo agli aerei ma anche ai mezzi di trasporto terrestre, come i pullman interpista.
Il progetto coinvolge altri tre aeroporti: Parigi-Charles De Gaulle, Zagabria (Croazia) e Cluj (Romania). A parte la loro disponibilità, questi aeroporti sono stati scelti anche per le condizioni logistiche. Per utilizzare l’idrogeno come carburante, infatti, è necessario disporre di spazi molto più ampi, rispetto ai propellenti tradizionali.
Inoltre, bisogna costruire delle condutture che lo portino dal sito di produzione a quello di stoccaggio, all’interno dell’aeroporto, e da qui ai velivoli. Malpensa offre il vantaggio di avere già una rete sotterranea di tubature che può essere adattata al trasporto dell’idrogeno. Ma non si tratta di interventi semplici. Riuscire a far decollare da Malpensa i primi aerei a idrogeno nel 2035 è una strada tutta in salita.