by Natalia Cascio | 10 Luglio 2023 15:00
Ventisette milioni di euro. Questa la cifra spesa per l’upgrade del Mangia’s Brucoli Resort, che ha celebrato nei giorni scorsi la sua apertura come 5 stelle. Di proprietà della joint venture Insulae tra il brand leader nel mercato italiano dell’ospitalità e Hotel Investment Partners (Hip) – principale proprietario di resort in Southern Europe finanziato da fondi gestiti da Blackstone – il Mangia’s Brucoli Resort è la terza struttura rinnovata dal dicembre 2021, da quando è partita la partnership.
Situato vicino al borgo marinaro di Brucoli, a mezz’ora dall’aeroporto di Catania, il resort nell’ottobre 2024 entrerà a far parte dell’Autograph Collection Hotels, un portfolio di 31 brand curato da Marriott Bonvoy[1].
Quella di Brucoli è una delle nove strutture della famiglia Mangia in Sicilia. Ad essa si aggiungono Torre del Barone Resort vicino Sciacca, Selinunte Resort in provincia di Trapani, Pollina Resort e Himera Resort nei pressi di Cefalù e Palermo, Favignana Resort sull’isola di Favignana, e MClub Cala Regina, Alicudi e Lipari in provincia di Agrigento. Altre quattro proprietà del Gruppo sono nel nord della Sardegna: Santa Teresa Resort vicino Santa Reparata, MClub Budoni a Budoni, MClub Marmorata a Santa Teresa Gallura e MClub Del Golfo a Marina di Sorso, per un totale tra le due isole di oltre 1.600 camere vista mare e oltre 270 ettari di parchi privati e aree verdi gestite.
La partnership con Hip e Blackstone ha creato le fondamenta per un’ampio sviluppo del brand all’estero e su questo oggi Mangia’s sta lavorando, ampliando l’offerta e adeguando i servizi offerti a un pubblico più internazionale[2]. E per quanto riguarda il mercato italiano? Ne abbiamo parlato con il ceo Marcello Mangia. «Il mercato italiano rappresenta il 50% della nostra capacità alberghiera. Abbiamo affidato al direttore commerciale Fabrizio di Trapani, il compito di attrarlo e di coinvolgere le nuove agenzie. La nostra missione in Italia è farci conoscere sotto una nuova veste rispetto a quella che era prima quella di Aeroviaggi e mi rendo conto che ci vorrà un po’ di tempo. Prima la nostra veste era più B2B e quasi non facevamo promozione direttamente al cliente. Gli ospiti arrivavano a noi attraverso il brand Aeroviaggi. Ora i brand Mangia’s è diffuso sul B2C e vogliamo far conoscere alle singole agenzie il nuovo prodotto “Resort”, che si propone in contrapposizione al prodotto “Villaggio”».
Sappiamo che con le amministrazioni locali in Sicilia avete degli ottimi rapporti e collaborazioni che permettono di avere reciproca soddisfazione…
«Abbiamo un rapporto fantastico anche con le amministrazioni sarde. Io ho una regola: non mi lamento mai, tanto non serve a niente, mentre mostrarsi collaborativi con le amministrazioni va incontro alle esigenze di tutti. L’importante è non porsi in atteggiamento predatorio, vessatorio e lamentoso. Se l’atteggiamento è di coinvolgimento e propositivo si lavora meglio. Qui, per esempio, siamo nel comune di Augusta e da tre anni sponsorizziamo le loro sessioni estive di attività culturali. Durante il Covid abbiamo distribuito 20.000 euro di buoni spesa. L’abbiamo fatto in tutti i Comuni ed è un atteggiamento che facilita il lavoro di tutti. Del resto ci sembra giusto restituire qualcosa per la collaborazione che riceviamo. Inoltre il 90% dei nostri dipendenti è locale. Ed è personale che abbiamo fatto crescere, l’abbiamo educato a questo nuovo modello di business e ospitalità, e questo sicuramente è un valore aggiunto».
Quali saranno i prossimi investimenti?
«Quest’anno abbiamo in previsione la ristrutturazione del Marmorata Resort che inizierà il 1º ottobre. Sono 600 camere a Santa Teresa di Gallura è anche questo sarà sotto un soft brand Marriott o Hilton e farà il doppio salto da 3 a 5 stelle. Si tratta di un investimento molto importante di oltre 50 milioni di euro. Anche lì saremo gestori e general contractor e ci occuperemo noi stessi dei lavori di ristrutturazione come abbiamo fatto qui e negli altri alberghi. Inoltre, porteremo avanti la ristrutturazione di Torre del Barone a Sciacca, che è già 5 stelle ma avrà un upgrade con la modifica dei ristoranti e un’implementazione nel numero delle stanze. Inoltre, abbiamo preso un albergo al centro di Palermo, via Roma angolo via Cavour, che diventerà un piccolo 5 stelle lusso. Questi due progetti saranno terminati nel 2024. Di un altro paio di progetti in pentola preferisco non parlare per scaramanzia».
Come intercettate le esigenze di turisti provenienti da varie parti del mondo?
«Crediamo che la chiave del prodotto italiano sia trasversale. Agli italiani piace anche stare a casa e spesso quando vanno fuori pretendono di trovare italianità. Però il mood internazionale piace ai nostri conterranei. Trovarsi in un resort dove ci sono clienti di tante nazionalità eleva inconsapevolmente il livello di educazione turistica. Quando il mix di clientela è molto vasto ci sono pochi problemi. Le nostre proposte sono varie e per tutti i gusti, quindi non abbiamo alcun tipo di problema. Il nostro è un cliente evoluto, un po’ stanco del 4 stelle che per riempire abbassa i prezzi e diminuisce la qualità, mentre invece cerca una maggiore qualità. Praticamente richiede una via di mezzo tra il 4 e il 5 stelle, vuole stare bene, ma per farlo non ha bisogno del portantino che lo insegue con la valigia e che gli apre la porta appena lo vede passare, ma vuole vivere un tipo di lusso “semplice”, una memoria. Il lusso per noi non sono ostriche e champagne, perché questo qui non sarebbe sostenibile. Qui non troveremo mai 900 persone disposte a pagare 1.000 euro al giorno, diciamocelo. Per fare quello che viene chiamato “lusso” ci vuole anche la location giusta. Qualità del resort e location vanno insieme».
Come sono i rapporti con Blackstone?
«Ottimi. Il primo è stato un anno di partenza; il secondo anno, che è questo, sta andando bene, i rendimenti attesi sono in linea con quello che era il nostro business plan. E questo in un contesto molto particolare, tra la fine del Covid nel 2022 e la ripresa nel 2023. Il 2024 dovrebbe essere il primo anno post guerra. La cosa positiva è che il turismo, nonostante tutto, sopravvive, è una certezza degli investitori. Nessun tipo di crisi blocca il turismo: le persone a tutto rinunciano ma non a una vacanza e la domanda di qualità cresce sempre. Magari si accorcia il periodo a parità di budget, ma la vacanza è fondamentale».
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