Mani straniere sugli hotel del sud Italia

Mani straniere sugli hotel del sud Italia
18 Gennaio 08:58 2023 Stampa questo articolo

Le grandi catene alberghiere internazionali continuano a investire nell’Italia del centro sud. Uno studio di Assoturismo-Cst, presentato alla terza edizione di Tuttohotel, in corso alla Mostra d’Oltremare a Napoli fino al 18 gennaio, fa il punto sugli ingressi dei grandi brand.

Si conferma il progresso, lento ma costante, di queste forme imprenditoriali rispetto alla formula, ancora dominante in Italia, della proprietà a gestione diretta.

Nel meridione, in particolare, si sono registrati di recente ingressi significativi di operatori nazionali che hanno ampliato la loro presenza geografica e di brand internazionali che hanno intensificato la loro attività. Si riscontra un elevato dinamismo nel segmento di fascia di offerta più elevata degli hotel 5 stelle e 5 stelle lusso.

Spiccano l’acquisizione del gruppo di villaggi turistici Bluserena, l’apertura di Four Seasons Hotels & Resorts in Sicilia e Puglia, il consolidamento della presenza di Rocco Forte Hotels a Palermo e Trapani e l’espansione verso la Puglia, l’apertura ancora in Sicilia di Adler Resort e di Hnh Hotels. A Taormina presenti anche il gruppo Belmond – ora parte di Lvmh – e il brand VRetreats del gruppo Alpitour.

A Capri, invece, sono sbarcati il gruppo Oetker e il gruppo Jumeirah, che si affiancano alla storica presenza di Hilton a Sorrento. A Napoli sventola la bandiera con il brand Curio.

A Roma apriranno nei prossimi anni brand alberghieri di lusso, tra cui Six Senses Hotels & Resorts, Rosewood, Bulgari Hotels, Nobu Hotels, Four Seasons Hotels & Resorts. Inoltre, sono stati acquisiti da marchi stranieri singoli storici hotel in diverse città.

Intanto, uno studio sviluppato dall’istituto internazionale Statista in collaborazione con Booking.com, «European Accommodation Barometer 2022», ha svolto un’indagine sullo stato del mercato dell’ospitalità in Europa, per sondare gli albergatori europei sulle opportunità future in questo business: solo il 36% degli albergatori italiani è ottimista circa sviluppo dei ricavi nei prossimi sei mesi.

Il timore principale del 79% degli operatori italiani è rappresentato dai costi dell’energia, seguito dalla difficoltà nella gestione delle assunzioni, 46%, dalla situazione economica attuale, 41%, e dalla crescita dai costi per lo staff, 39%. E solo il 18% degli imprenditori alberghieri investirà nella sua struttura nei prossimi sei mesi più risorse rispetto al semestre precedente. Per quanto riguarda la trasformazione digitale, invece, il 64% degli albergatori si dichiara già molto preparato, mentre il 54% è pronto a rispondere alle crescenti richieste degli ospiti in tema di sostenibilità e approccio green.

Un forte problema per il settore ospitalità nel 2022 è stato quello della scarsità di personale a seguito della crisi pandemica. In particolare, l’Istat segnala che nel primo semestre, nell’industria turistica allargata sono mancati circa 90.000 occupati rispetto al 2019, quando il settore ne contava quasi 2 milioni.

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