La Manovra 2025 “decolla”. All’interno della legge di bilancio, giunta alle battute finali, spunta infatti l’aumento di 50 centesimi della tassa d’imbarco sui voli, che interesserà solo i collegamenti verso i Paesi extra-Ue, inserita dal governo dopo l’approvazione di un emendamento e destinata ai Comuni.
Il balzello sarà applicato ai sei aeroporti con oltre dieci milioni di passeggeri – Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Bergamo, Napoli, Venezia e Catania – ai quali dovrebbero poi aggiungersi Milano Linate e Bologna, che dovrebbero superare la soglia a fine 2024. Entrerà in vigore dal primo aprile 2025, in concomitanza con l’avvio dell’orario estivo.
Ma non sono tutte rosa e fiori. Se da un lato si profila un gettito superiore ai 5 milioni di euro per il primo anno e di 8 milioni per il secondo – fondi con i quali Comuni e aree metropolitane interessate potranno sovvenzionare opere infrastrutturali e stradali – il nuovo provvedimento sembra destinato a generare nuove polemiche da parte di aeroporti e compagnie. Andrà ad aggiungersi all’imposta europea sul clima, che genererà aumenti delle tariffe per i vettori europei tra 1 e 72 euro.
La misura era stata anticipata già qualche giorno fa dal sottosegretario al Mef, Federico Freni, insieme al prelievo sulle scommesse online per destinare fondi alle infrastrutture sportive. «A partire da aprile 2025 sale di 50 centesimi l’addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri per voli extra-Ue. Inserito in un emendamento alla manovra dei relatori depositato in commissione Bilancio, il provvedimento riguarda gli scali italiani che abbiano un traffico superiore a 10 milioni di passeggeri l’anno. L’incremento di gettito che potrebbe derivarne è stimato in 5,33 milioni per il 2025 e 8 milioni per il 2026».
LE NOVITÀ NEGLI ULTIMI EMENDAMENTI
Non di soli voli vive la Manovra, attesa mercoledì in Aula: la Commissione Bilancio della Camera è pronta a chiudere i lavori nel prossimo fine settimana.
Fa già discutere molto, e non poteva essere diversamente, la proposta di aumento dello stipendio dei ministri non parlamentari, che verrebbe equiparato a quello degli eletti. Un’eventualità contro la quale si è duramente scagliata l’opposizione. A occhio e croce i contribuenti non faranno salti di gioia nemmeno per il rincaro delle tariffe autostradali dell’1,8% dal 2025.
Aveva scatenato un putiferio anche la norma sui revisori del Mef nelle società che accedono a contributi statali, ora rivista. La modifica esclude la presenza di rappresentanti del ministero dell’Economia nel collegio dei revisori dei conti, ma vara una stretta sui controlli per quelle che percepiscono contributi statali oltre il 50% del fatturato.
Novità sul fronte famiglie, soprattutto le più svantaggiate: arriva il “Fondo dote famiglia” da 30 milioni di euro, che rimborserà le spese per sport o attività extra scolastiche per i figli tra i 6 e 14 anni dei nuclei con Isee sotto i 15mila euro. Stanziato un bonus di 100 euro, doppio per chi ha redditi sotto i 20mila euro, per l’acquisto di elettrodomestici.
Cambiato il Fondo di Garanzia per i mutui prima casa, che viene destinato «esclusivamente» e non più «prioritariamente» alle giovani coppie. Si ampliano, invece, i benefici del Fondo per le piccolissime imprese e le startup.
Sempre in chiave lavoro ecco la mini-decontribuzione per il Sud, con sgravi fino al 25%, il fondo da 70 milioni di euro per il finanziamento delle partecipazioni dei lavoratori alla gestione e ai risultati di impresa, la flat tax per gli straordinari degli infermieri. Nessuna diminuzione del turn over per forze di polizia e vigili del fuoco e ricercatori universitari, oltre al rinvio di un anno della riduzione del personale amministrativo della scuola.
Sulla web tax prevalgono i dubbi delle piccole imprese sul pagare un balzello che, come sostenevano, le avrebbe penalizzate molto rispetto alle aziende non digitali o più grandi. Con la modifica del governo, si applicherà solo alle grandi realtà, con ricavi sopra i 750 milioni di euro.