Marocco di stelle e dromedari: avventura nel deserto

04 Giugno 07:00 2024 Stampa questo articolo

Quello che per secoli fu un tratto della principale rotta carovaniera transahariana, che collegava Marrakech e Timbuctu, è oggi il più affascinante itinerario turistico nel Marocco meridionale. Materializzandosi, letteralmente, ai margini del deserto a Merzouga, la Strada delle Mille Kasbaharriva fino a Ouarzazate, snodandosi tra i grandiosi scenari del versante meridionale dell’Atlante, attraverso oasi rigogliose, canyon vertiginosi, villaggi berberi sonnacchiosi. Ma soprattutto, decine, centinaia di kasbah, fortezze che risalgono a secoli addietro, incredibilmente giunte fino a noi, sebbene molte siano in rovina. Furono costruite come residenze delle famiglie nobili locali per resistere ad attacchi nemici e alle scorrerie dei predoni del deserto che un tempo imperversavano in queste remote vallate. Le spesse mura in pisé (impasto di fango e paglia) dal caratteristico color ocra, custodiscono l’eco del passaggio di innumerevoli carovane con i loro carichi preziosi e delle tribù berbere che da sempre popolano la regione, mantenendo vive cultura e tradizioni di una civiltà millenaria.

Il nostro viaggio alla scoperta del Marocco meridionale, promosso dall’Ufficio nazionale del turismo, ha inizio a Erfoud, la “porta del deserto”. La raggiungiamo con un comodo volo Royal Air Maroc via Casablanca che atterra nel piccolo aeroporto di Errachidia, dove ci avvolge un vento caldo che annuncia la vicinanza del deserto. Da poco lo scalo è servito anche da Ryanair, con voli da Marrakech che rendono più agevoli escursioni e tour a sud.

TRA DUNE E CIELO

Ad accoglierci le ampie camere in stile berbero del Kasbah Hotel Xaluca, che riprende l’architettura tradizionale delle kasbah: niente di meglio per prepararci a vivere la nostra soft adventure nel deserto. L’albergo è parte del Xaluca Grup, presenza forte nel sud del Marocco con una decina di strutture tra hotel, riad, bivacchi e campi tendati. E proprio la notte al Xaluca Luxury Desert Camp, preceduta da una suggestiva escursione tra le maestose dune dell’Erg Chebbi, è uno dei momenti più attesi del nostro viaggio. In sella a docili dromedari ci inoltriamo nel mare di sabbia fino a raggiungere la sommità di una duna giusto in tempo per assistere al tramonto, che da questa posizione privilegiata trasmette un’emozione che coinvolge tutti i sensi. Avvolti da un silenzio profondo, quasi sacrale, interrotto solo dal suono lieve del vento che scivola leggero sulla sabbia, ammiriamo il cielo tingersi di mille sfumature, dal dorato all’arancione, fino al rosso cupo, che si riflettono con la stessa intensità sulle dune. L’arrivo al campo tendato, illuminato da lanterne e allietato dalle musiche ritmate dei suonatori Gnawa, è un momento magico, che prosegue a tavola con una cena berbera a base di couscous e fumanti tajine.

ESPERIENZA BERBERA

Ma il vero spettacolo va in scena quando si spengono le ultime luci: ci si sdraia sui tappeti disposti sulla sabbia e con il naso all’insù si resta in silenzio a contemplare con stupore e meraviglia il cielo stellato, che lontano da ogni inquinamento luminoso appare come un immenso arazzo scintillante, così vicino che sembra quasi di poterlo toccare. Una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Non meno emozionante, al risveglio, è assistere al sorgere del sole sul deserto. Lasciamo il calore delle tende e usciamo nell’aria fresca e pungente dell’alba per raggiungere le sedie in ferro battuto sistemate in posizione strategica per vedere apparire i primi raggi di sole. Accarezzata dolcemente, la sabbia che si tinge di sfumature dorate, mentre le curve ondulate delle dune si trasformano in un mare di luce e ombre che sembra quasi animarsi.

Ci lasciamo il deserto alle spalle, non prima però di una sosta a Erfoud, nota per la produzione di datteri dolci come miele, ma soprattutto per l’abbondanza di resti fossili presenti nei terreni circostanti. Splendidi esemplari di ammoniti, nautiloidi, trilobiti risalenti a milioni di anni fa si possono ammirare e acquistare nei numerosi laboratori presenti in città.

SUA MAESTÀ IL CANYON

L’itinerario prosegue verso le valli del Todra e del Dades che nel corso dei millenni hanno scavato impressionanti canyon con falesie a strapiombo alte fino a 150 metri e bizzarre formazioni rocciose. Con i loro ambienti selvaggi disseminati di villaggi berberi raggiungibili attraverso strade tortuose e una fitta rete di sentieri, sono un richiamo irresistibile anche per climber ed escursionisti che trovano rifugio in camping e piccole guesthouse.

Non mancano ovviamente sistemazioni più confortevoli, come il Dar Rihana a Aït Idaïr, un delizioso boutique hotel incastonato nelle suggestive Gole del Dades, gestito da tre giovani fratelli di origine berbera, uno dei quali è il talentuoso chef del ristorante interno. Superata Boumalne Dades, la strada si fa più pianeggiante e il paesaggio più verde man mano che ci inoltriamo nella Valle delle Rose, cuore della fiorente coltivazione di rose damascene che a primavera inebriano l’aria con il loro profumo e che ha nel villaggio di Kelaat Mgouna il principale centro di raccolta e lavorazione con distillerie specializzate nella produzione di acqua di rose, oli essenziali e cosmetici naturali. Ogni anno a maggio, per celebrare il raccolto, qui si svolge il Festival delle Rose, una settimana di festa tra sfilate e spettacoli folkloristici che attira visitatori da ogni parte. Giunti nel palmeto di Skoura, ecco la Kasbah Amridil, una delle più importanti del Marocco, tanto da essere stata raffigurata anche sulle vecchie banconote da 50 dirham. Risale al XVII secolo, ma grazie alla cura e alla perseveranza della famiglia che ne è proprietaria da generazioni, è tra le meglio conservate. L’esterno è davvero imponente, mentre l’interno rivela uno spaccato della vita quotidiana berbera di tre secoli fa attraverso pozzi, forni per il pane, presse per l’olio e una gran quantità di utensili e oggetti d’epoca, di cui l’abilissima guida Reda (che parla anche un perfetto italiano) illustra con dovizia storia e utilizzo. Ogni livello del complesso aveva una funzione specifica: il piano terra dedicato agli animali, il secondo alla servitù e agli ambienti di servizio, cucine e deposito, mentre il terzo ospitava il Caid (governatore), la sua famiglia e gli ospiti. Nonostante la scala ripida, merita salire fino alla terrazza sul tetto per ammirare la splendida vista che spazia sull’oasi di Skoura.

COME LAWRENCE D’ARABIA

Nel 1962 Kasbah Amridil fu uno dei set di “Lawrence d’Arabia”, uno dei primi della lunga serie di film che sono stati girati a Ouarzazate e dintorni, considerata la Hollywood marocchina. Con i suoi paesaggi esotici, la luce eccezio￾nale e le condizioni climatiche ottimali, è ormai da decenni la location ideale per kolossal a sfondo storico e biblico. Oltre a questo kolossal, i suoi studi cinematografici hanno ospitato, tra gli altri, le riprese di “Ali Babà e i 40 Ladroni”, “Kundun”, “Il Tè nel Deserto”, “Il Gladiatore”, “Troia”, “Il Gioiello del Nilo”, “Le Crociate”, “Asterix e Cleopatra” e, più di recente, anche scene de “Il Trono di Spade”. Uno degli studi storici, è stato trasformato nel Museo Nazionale del Cinema, che racconta la storia della settima arte sotto il sole marocchino. Oltre a vecchi set, espone attrezzature, costumi, locandine d’epoca e svela anche alcuni trucchi scenici usati dalle troupe di passaggio.

MUSEI A CIELO APERTO

Il museo sorge proprio di fronte alla Kasbah Taourirt, l’imponente complesso fortificato che nel XIX secolo fu la residenza preferita del Glaoui, il pascià di Marrakech, anche se la sua costruzione risale al XVII secolo come abitazione di una delle famiglie più potenti della regione. Per la sua posizione strategica lungo le rotte transahariane, è stato un importante centro commerciale, amministrativo, militare e politico, giocando un ruolo cruciale nella storia e nella cultura. Con il suo labirinto di cortili, saloni e stanze arricchite da decorazioni in legno di cedro, porte scolpite e finestre con grate in ferro battuto, Kasbah Taourirt è un capolavoro dell’architettura berbera. A causa di lavori di restauro, al momento è in parte chiusa al pubblico, ma si possono comunque visitare gli ambienti del piano terra. È invece del tutto visitabile la magnifica Kasbah Ait Ben Haddou, che domina la Valle Ounila, alle porte di Ouarzazate. Dichiarata Patrimonio dell’umanità Unesco, è tra le più antiche del Paese e decisamente la più iconica. Sorge addossata a una collina, sulla cui cima campeggia una torre granaio medievale, attorno alla quale si è sviluppato a cascata il villaggio con le case, i magazzini, le stalle e la kasbah vera e propria. Un museo a cielo aperto, che con la sua scenografica architettura invita a immaginare la vita frenetica che si svolgeva un tempo tra le sue stradine. Quando dopo avere attraversato il deserto del Sahara, giungevano sotto le sue mura le carovane cariche di spezie, ori e beni preziosi. Itinerari che rievocano la vera essenza del Marocco.

L'Autore

Maria Grazia Casella
Maria Grazia Casella

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