Mauritius rinasce con Beachcomber: «Il cliente è tornato»
Beachcomber c’è sempre stata. C’è stata nella prima fase della pandemia come Covid hotel. C’è stata, subito dopo, con i resort bubble di Victoria e Trou aux Biches. C’è stata per accogliere, nel frattempo, i mauriziani in vacanza al Cannonier e al Paradis. C’è stata, ma c’è soprattutto ora con la riapertura, da ottobre, di tutti gli hotel della catena a Mauritius.
Una rinascita che coincide con il bentornato sull’isola ai viaggiatori internazionali, ora ammessi senza restrizioni se vaccinati e tamponati, e con l’avvio dei corridoi turistici dal nostro Paese. Abbiamo incontrato a Rimini Sheila Filippi, l’energica general manager di Beachcomber Hotels and Resorts in Italia. La macchina è ripartita. Il sorriso ha ripreso a brillare sul suo volto.
Il peggio è passato, Sheila?
«Immagino di sì. Dopo diciotto mesi siamo tornati. La società si è tranquillizzata, il booking è ripartito. È presto per tirare le somme e fare previsioni, ma sicuramente siamo entrati in una nuova fase».
Come ha reagito il mercato italiano all’apertura dei corridoi per Mauritius?
«Già da settembre abbiamo iniziato a ricevere molte richieste. Poi, con la firma dell’ordinanza, le telefonate sono aumentate. Posso dire con certezza che la nostra clientela sta tornando. Abbiamo semplici individuali ma anche molti viaggi di nozze, in recupero dopo un lungo stop, con collegamenti al momento garantiti da Air Mauritius, Emirates e Turkish Airlines».
Com’è cambiato il volto di Beachcomber in questo anno e mezzo?
«Il Gruppo non si è mai fermato. Abbiamo impiegato questi mesi per migliorarci. E alcune strutture, ora riaperte, si presentano rinnovate. Un’importante remise en forme ha riguardato il Dinarobin Golf Resort & Spa con il restyling dei bagni di tutte le suite, la decorazione e la tinteggiatura dell’esterno e delle aree comuni. Torna rinnovato anche lo Shandrani che ha riaperto l’11 ottobre con la nuova direzione italiana di Rico Paoletti (prima al Victoria Beachcomber, ndr) e con un executive chef d’eccezione: Mooroogun Coopen, presidente della Mauritian Chefs Association e unico Worldchefs Certified Executive Chef originario dell’isola. In più, abbiamo impiegato questo tempo per la formazione dello staff degli hotel e per elaborare un protocollo green basato su raccolta differenziata, pannelli solari e tanto altro, di cui andiamo molto orgogliosi. Ripeto: non ci siamo mai fermati».
La sicurezza resta la parola d’ordine.
«Certamente. In tutti gli hotel è applicato il rigoroso protocollo Safe Place. Inoltre, Beachcomber può contare su infermieri in struttura e medici a chiamata, grazie alla convenzione con il Centre Médical du Nord. Fondamentale, poi, che tutto il personale a contatto con gli ospiti, con le rispettive famiglie, sia vaccinato».
Cosa prevede il protocollo per l’ingresso a Mauritius?
«Per l’accesso all’isola è necessario il green pass, oltre al test Pcr entro le 72 ore dalla partenza. A destinazione sono previsti due test antigenici a carico di Beachcomber. Regole a parte per bambini e ragazzi da zero a 17 anni: niente certificato verde per loro, ma l’obbligo di tampone proprio come gli adulti».
Oltre a farsi carico dei test anti Covid in loco, Beachcomber ha accompagnato la riapertura con la promo Ottobre Flash Sales che prevede il 35% di sconto a determinate condizioni e la formula “Zero Penali” in caso di cancellazione. Tutte mosse per convincere i viaggiatori in vista della sfida decisiva: quella del primo – si spera – Natale e Capodanno post Covid.