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Metaverso, l’ultima frontiera del turismo

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Un insieme di tecnologie che rende possibile la condivisione di una realtà virtuale, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar e che riconosce nel mondo dei viaggi un perfetto ambito di applicazione. Stiamo parlando del metaverso, su cui Facebook ha messo il cappello con il rebranding in Meta, e che – coerentemente con i trend di consumo fotografati da Euromonitor International – vede anche i big player del travel iniziare a calcare il terreno che condurrà alla nuova era.

Per capire meglio il mondo che verrà ci siamo affidati a uno dei pochi esperti italiani in materia: Virgilio Maretto, startupper specializzato in blockchain, che dopo vent’anni in Accenture ha virato sull’agrifoodtech dando vita a imprese altamente innovative come pOsti e Giusta. «Quello che si fa con il metaverso, in buona sostanza – ci spiega – è sfruttare la potenza di internet creando un ecosistema che è la rappresentazione digitale dell’ambiente fisico e reale».

Per realizzare un metaverso, il cui termine è stato coniato da Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash, che ha aperto la strada alla creazione di mondi virtuali tra fantascienza e realtà, ci vogliono cose come «la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale, la blockchain, la banda larga e anche le criptovalute – chiarisce Maretto – Queste tecnologie devono integrarsi e dialogare tra loro, dando vita appunto al metaverso. Ma il percorso di sviluppo è complesso. Noi nell’agrifood, dove tra l’altro sempre più spesso plasmiamo offerte legate anche al turismo, siamo partiti dalla blockchain utilizzata come notarizzazione dei dati, autenticando dunque la fonte e garantendo trasparenza ai clienti, e siamo ora giunti anche alla creazione dei token non fungibili, e quindi gli nft, utilizzati soprattutto nel campo dell’arte e ora in larga diffusione in molti altri settori (nel travel i primi esempi arrivano da Marriott e Alpitour, ndr)».

«Gli nft sono generati con il supporto della blockchain, che ci consente di creare oggetti digitali che possono rappresentare anche dei beni fisici – ha detto l’esperto – Una volta che hai creato il gemello digitale di un bene fisico puoi poi andare molto oltre, nessuno più lo potrà cancellare. Lo puoi arricchire con nuovi servizi, nuove informazioni, può passare di proprietà in proprietà, può essere venduto all’asta. Fai royalty».

Il metaverso, come ormai sappiamo, è popolato da avatar che usufruiscono dei vari servizi e interagiscono con gli altri. Ad oggi è sviluppato soprattutto nei giochi, come ad esempio Fortnite oppure Roblox e The Sandbox. Le grandi piattaforme di gaming hanno già a disposizione tutto ciò che è necessario: un mondo simile al nostro o comunque immaginario, la possibilità di far connettere più gamer contemporaneamente nello stesso ambiente e la capacità di aumentare l’esperienza virtuale fino a renderla immersiva, questo con l’ausilio di specifici strumenti.

Anche i social media, però, si stanno dando da fare. Tra tutti, appunto Meta, la mega società che controlla Facebook ma anche Instagram e WhatsApp. Questa, tra l’altro, lavora a tutto campo per migliorare l’esperienza dei propri utenti e ha appena ricevuto il via libera della Commissione Ue per l’acquisizione di Kustomer, che opera nell’assistenza clienti.

E si arriva fino alle città. A inizio novembre il governo locale di Seoul, la capitale della Corea del Sud, ha annunciato che la destinazione avrà un proprio metaverso, ovvero uno spazio virtuale in 3D in cui sarà possibile interagire con altre persone, viaggiare, lavorare e giocare. L’obiettivo per i prossimi anni è quello di diventare uno dei primi governi a offrire servizi in un mondo virtuale, in cui sarà possibile entrare in contatto con le altre persone collegate simultaneamente attraverso degli avatar e tramite occhiali e visori per la realtà virtuale.

Nel metaverso di Seoul sarà possibile fare tour, visitare antichi siti ricostruiti ma anche accedere a varie pratiche amministrative, collegandosi via telefono o computer. Su questa linea sembrerebbe essere anche Shanghai, il cui piano quinquennale prevede l’uso di un metaverso per servizi pubblici, imprese, intrattenimento e produzione industriale. Più in generale, come approfondito nella nostra rubrica Qui Pechino, è l’intera Cina ad andare in questa direzione.

In Italia ci sono alcuni esperimenti, «ma siamo ancora molto indietro», non esita ad affermare Maretto. «All’estero – spiega – sono più avanti, ma dobbiamo considerare che le piattaforme per il metaverso sono costosissime. Da noi iniziano a nascere le prime applicazioni isolate, che andranno poi integrate. È un settore che, solo se sfruttato al massimo, ha una dimensione di portata enorme e grandissimi potenzialità per il travel». Ma la strada per il futuro è ancora lunga e, per certi versi, in salita.

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