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Mice, Padova ospiterà a febbraio l’Association Days Europe

Padova da adobe

Padova

Padova The home of genius: è il claim che sintetizza l’anima della città veneta ricca di Patrimoni Unesco e da sempre luogo di incontro per scienziati negli antichi bar mitteleuropei, come il Caffè Pedrocchi, e nella storica università. Il Centro congressi di Padova continua questa tradizione ospitando la presentazione dell’11esima edizione di Association Days Europe, il principale evento annuale del mercato congressuale che si terrà dal 20 al 22 febbraio 2025.

Il punto di forza di Association Days risiede nella partecipazione diretta dei decisori della domanda: presidenti e delegati di associazioni e società medico-scientifiche, accademiche e professionali. Queste figure, ricercatissime ma spesso difficili da contattare, partecipano ogni anno numerosi all’evento per individuare le sedi ideali per i loro prossimi congressi. Nell’occasione è stata presentata anche la ricerca “Tendenze del mercato congressuale europeo e opportunità per le destinazioni italiane” di Eureeka  Mice International, incentrata sulla meeting industry internazionale.

La survey, con dati riferiti al 2023, ci dice che il 21% delle associazioni ha subito una riduzione di soci e di ricavi del 25% in seguito alla pandemia. La riduzione di soci addirittura è aumentata più nel 2023 che nel 2021, quando era al 19%.

Tuttavia il clima è fiducioso e già nell’immediato post Covid (2021) il 54% delle associazioni congressuali prevedeva di ripartire già dal 2022, e successivamente, nel 2023, l’81% dichiarava di aver ripreso. Anche se non ci sono stati effettivamente molti eventi, sicuramente si è riattivata la programmazione – insieme alla produzione – essendo il congressuale un mercato a lungo termine. Oggi oltre la metà delle associazioni (55%) osserva che la ripartenza c’è stata, ma sono in atto trasformazioni: si sono sviluppate le soluzioni ibride e il 16% degli eventi congressuali a livello mondiale è stato trasferito definitivamente in formato virtuale.

Il mercato, dunque, non si è impoverito, ma trasformato ed è sempre più difficile organizzare un congresso in presenza per problemi di costi cui far fronte, sia a livello di ospitalità che di tecnologia. Ovviamente i vantaggi sono tutti per la sede ospitante: per l’indotto i costi organizzativi sono attorno al 5-10% e ha il ritorno maggiore. A questo va aggiunta l’ottima capacità di spesa del visitatore business rispetto a uno leisure.

Siamo quindi di fronte a un contesto che offre nuove opportunità, in cui i modelli organizzativi stanno evolvendo verso soluzioni innovative e il valore dell’esperienza diventa sempre più centrale. L’offerta si sta sviluppando attraverso infrastrutture moderne, tecnologia all’avanguardia, sistemi di fruizione delle località funzionali ed ecosostenibili, esperienze uniche per i partecipanti e un maggiore sostegno delle istituzioni.

Inoltre, il valore dell’esperienza è cambiato. Da una parte abbiamo un modello inclusivo e verticale: in una stessa struttura, cioè, si possono trovare alberghi, ristoranti e negozi per il congressista che non si sposta. Un modello adottato a Las Vegas, in Arabia Saudita e in Malesia, In Italia, invece, dobbiamo adottare un modello orizzontale, in cui la destinazione diventa il brand con collegamenti efficaci, hotel a walking distance dalla sede congressuale e attrazioni territoriali: in questo caso è la destinazione a beneficiare dell’indotto.

Nel corso dell’evento sono stati presentati anche i dati Uia (Union of international associations), incentrati sull’Italia, che è sempre stata ai primi 10 posti nel mondo per la meeting industry, fino al 2009. Oggi è slittata al 17esimo al posto, recuperando durante la pandemia, ma si tratta di dati da valutare con attenzione. «Il mercato congressuale – nota Giancarlo Leporatti, ceo Emi Eureka Mice ltd – sta attraversando un periodo di notevole prosperità, registrando il numero di eventi più alto mai osservato dal 1950, ma questo fenomeno è attribuibile alla convergenza sul mercato di numerosi eventi rinviati durante la pandemia e l’Italia, avendo subito restrizioni più severe e, di conseguenza, un numero maggiore di rinvii rispetto ad altri Paesi, sta attualmente beneficiando in modo significativo di questo fisiologico rimbalzo».

Da notare che tra le destinazioni Roma è stata sempre tra le prime città per attrazione di eventi meeting fino al 2008, ma è poi crollata alla 37esimo posto. Nel 2023 la Capitale ha realizzato 75 eventi e in tutta Italia ce ne sono stati 261, ben lontani dai risultati di città come Bruxelles o Lisbona.

Considerando che l’Europa detiene da sempre oltre il 50% del mercato mondiale (57% nel 2023 contro il 23% dell’Asia, il 13% delle Americhe, il 4% dell’Africa e il 3% dell’Australasia-Oceania), l’attuale posizionamento dell’Italia è tutt’altro che soddisfacente: «È necessario rivedere alla base il nostro sistema di approccio al cliente, alla promozione e alla governance del mercato congressuale», spiega Leporatti.

Considerando il valore dell’indotto e i benefici delle destinazione, secondo Leporatti sarebbe auspicabile anche una maggiore influenza delle istituzioni. I Convention bureau, ad esempio, sono molto più efficaci se partecipati da enti pubblici oltre che dalle imprese. Possono intervenire in modo incisivo sui trasporti locali che sono la più grande nota dolente del congressuale in Italia.

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