Milano, Firenze e Venezia svettano nelle classifiche delle destinazioni italiane più desiderate dagli stranieri, sul fronte dello shopping. Ma sono pronte? Quest’anno lo Shopping Tourism Italian Monitor ha voluto sondarlo attraverso una ricognizione dell’offerta commerciale nelle tre città rispetto alle esigenze degli shopping tourist nazionali e internazionali: è buono il livello di servizi offerti, ma ancora limitata l’attivazione di accordi con gli operatori turistici del territorio.
Dall’indagine presso gli esercizi commerciali emerge una buona preparazione linguistica del personale di front office, con l’inglese utilizzato dalla pressoché totalità dei negozi ascoltati e una seconda lingua, solitamente spagnolo o francese, disponibile in più del 50% delle realtà intervistate. Sono invece solo attorno al 10 o 15% le percentuali del personale in grado di parlare anche russo o cinese. Particolarmente diffuso il servizio di tax refund, soprattutto nei negozi di fascia alta (94%) e in quelli appartenenti a catene (92%), così come la possibilità di spedire i prodotti acquistati. E i turisti rappresentano una clientela irrinunciabile: in termini di footfall (flussi all’interno dei negozi) rappresentano mediamente il 70% del totale ingressi, ed in termini di acquisti sono pari al 54%.
MANCANO GLI ACCORDI. Tuttavia, l’indagine di Risposte Turismo mostra un’ombra: la limitata attivazione di collaborazioni tra i negozi ascoltati ed altri operatori o fornitori di servizi sul territorio, a partire dagli hotel e dalle guide (una media del 10% circa), a dimostrazione di quanto ancora si debba fare per presentare al turista un’offerta complessiva organizzata.
Come sottolinea Francesco di Cesare, presidente di Risposte Turismo, pur essendo diffuse «molte associazioni non agiscono, mancano i piani e gli investimenti, bene che ci siano le reti sul territorio e tra i negozi però il rischio è che rimangano etichette senza contenuto se non ci sono azioni corrispondenti. È auspicabile un’accelerazione in tal senso mediante un vero e proprio disegno strategico territoriale o anche solo attraverso una maggiore iniziativa dei singoli: ne guadagnerebbe il cliente finale e ne guadagnerebbe l’Italia in termini di attrazione e ricadute economiche».
«Il potenziale continua a essere alto – come ha ricordato da Magda Antonioli, consigliere di amministrazione Enit e vice presidente Etc – la spesa dei turisti extra Ue nel primo semestre 2019 è crescita del 7%, con uno scontrino medio di 797 euro e si potrebbe considerare come un nuovo approccio al Grand Tour, perché si tratta di un trend di motivazione importante che si abbina ad altri elementi, e allora promuovere l’Italia all’estero significa tante cose, per esempio i borghi, o lo shopping fuori dai circuiti maggiori».