È l’interscambio turistico uno degli asset da promuovere per consolidare l’amicizia tra Italia e Cina. Lo ha espresso il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, in visita alla Città proibita di Pechino: «È importante continuare a sviluppare la diplomazia culturale tra Italia e Cina. Il patrimonio artistico-storico che stiamo vedendo è di straordinaria importanza e altrettanto importante è che i cinesi possano conoscere meglio la nostra cultura».
Dichiarazioni a sostegno di una strategia che mira a ripristinare uno dei principali flussi turistico del nostro incoming: nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, il nostro Paese aveva fatto registrare 3,2 milioni di visitatori cinesi, con 5,4 milioni di pernottamenti, per una spesa complessiva stimata da Bankitalia intorno ai 3,5 miliardi di euro.
Non a caso, l’Italia rappresentava una delle prime cinque destinazioni europee prescelte dai cinesi. Sempre nell’ultimo anno prima dell’emergenza Covid, il volume di turisti cinesi all’estero era stato stimato intorno ai 155 milioni di viaggiatori che avevano speso 250 miliardi di euro. E anche il nostro outgoing poteva contare su numeri importanti: sempre secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2019 si erano registrati oltre 600mila viaggiatori italiani in Cina per una spesa complessiva di circa 670 milioni di euro.