Misurare il travel: l’Ue contro la gara degli arrivi
Un cambio di paradigma nel modo in cui si misura il turismo. E quindi, nel modo in cui poi si programmerà. La Commissione europea ha pubblicato il documento Transition pathway for tourism – un rapporto di 57 pagine sul percorso per il turismo del futuro, redatto in collaborazione con i rappresentanti delle destinazioni e gli attori del settore – contenente la raccomandazione, per i Paesi membri dell’Ue, di usare nuovi Kpi – Key Performance Indicator, ovvero indicatori chiave di prestazione, per misurare l’impatto del turismo, e di passare “dalle mere statistiche sui pernottamenti, ai dati sugli impatti sociali, ambientali ed economici del turismo”.
Il documento elenca anche le priorità per le destinazioni turistiche e le imprese al fine di accelerare la transizione verde e digitale e costruire un settore turistico più resiliente e competitivo. Il rapporto sottolinea anche che il futuro successo dell’industria dei viaggi dell’Unione europea dipenderà dalla sua capacità di soddisfare le esigenze dei consumatori e le richieste di viaggi sostenibili. Si conferma così la volontà, da parte dell’Unione europea, di mettere la sostenibilità al centro dei criteri per determinare il vero impatto del turismo sulle destinazioni.
Non è ancora specificato quali dovrebbero essere i nuovi metri di giudizio, ma è stata sancita la necessità di smettere di fare affidamento esclusivamente sui numeri degli arrivi, per evitare di riportare le destinazioni su un percorso di crescita irresponsabile e incontrollato dopo la pandemia, arginando dunque fenomeni come l’overtourism. La Commissione europea ha osservato, inoltre, che questo nuovo paradigma richiederà una revisione della legislazione sulla raccolta dei dati, e che sono in corso discussioni sullo sviluppo delle metriche specifiche.
Costruire un settore più sostenibile significa anche seguire gli obiettivi del green deal europeo e prepararsi ad adattarsi alle politiche e normative future nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, afferma il rapporto.
La necessità di seguire le raccomandazioni della Commissione europea è stata ribadita anche in occasione del meeting annuale della European Travel Commission (Etc), tenutosi la scorsa settimana a Engelberg, in Svizzera. Lunedì, in un comunicato a seguito dell’incontro che ha visto riunirsi le autorità nazionali del turismo dei diversi Paesi europei, i partecipanti hanno riconfermato il loro accordo per aiutare a formulare e adottare nuove metriche sostenibili per il travel.
Torna invece sul tema del nuovo fondo per il turismo, l’eurodeputato del M5S, Mario Furore, che commentando quest’ultimo report ricorda come l’Ue metta «a disposizione delle imprese turistiche ben 15 diversi programmi di finanziamento. Sono troppi – incalza – e anziché essere un’opportunità sono diventati una babele difficile da scalare per molti operatori del settore. Serve una semplificazione e una sburocratizzazione unificando tutti i finanziamenti europei in un unico fondo tutto dedicato al turismo».
«Spiace constatare – conclude – che questa proposta, che più volte abbiamo reiterato alla Commissione europea, non sia contenuta nel documento Transition pathway for tourism, che avvia un nuovo approccio con le parti interessate per favorire la trasformazione degli ecosistemi industriali, i più colpiti dalla pandemia e a rischio desertificazione».