PERTH – All’annuncio ufficiale che sarà Roma a ospitare il prossimo Global Summit del Wttc era presente il capo di gabinetto del ministero del Turismo, Erika Guerri (in foto con la ceo del Wttc, Julia Simpson). Molte le curiosità sul perché di questa scelta, per un evento che in alcune occasioni è arrivato a contare ben 3mila partecipanti e qualcosa come 50 ministri del Turismo di altrettanti Paesi.
Ecco come Guerri – in una video intervista realizzata a Perth, in Australia, dove si è svolto l’ultimo summit del World Travel and Tourism Council – ha risposto alle domande de L’Agenzia di Viaggi Magazine.
A differenza delle precedenti destinazioni scelte per ospitare il Global Summit, Roma non è turisticamente da scoprire ma tutt’altro. Sarà una sfida accogliere un evento come questo…
«L’Italia per noi è “la destinazione”. E vogliamo che cresca nuovamente nelle graduatorie e torni in alto, al primo posto. Almeno questa è l’intenzione del governo. La riforma del Titolo V della Costituzione ha fatto sì che non ci sia una competenza concorrente con le Regioni, quindi la scelta di avere un ministero con portafoglio centrale e considerare il turismo come un’industria non è stata fatta a caso perché il settore conta già da solo e rappresenta 13 punti di Pil in Italia. L’idea e la sfida che stiamo cercando di cogliere è quella di far aumentare il punteggio del Prodotto interno lordo. Il Wttc è l’organizzazione internazionale che raccoglie i maggiori esponenti nel settore dei viaggi e del turismo, per cui reputiamo giusto dare all’Italia una chance portando da noi i maggiori esponenti del travel».
Il Wttc ha una valenza economica, ovviamente, perché si tratta di operatori economici. Ma anche politica perché influenza determinate scelte. Che cosa vi aspettate in tal senso?
«Il ministro Santanchè e il governo Meloni stanno puntando sul turismo. Per la prima volta avremo il G7 Turismo che si terrà adesso a novembre a Firenze, in cui porteremo anche il tema dell’intelligenza artificiale. Ad esempio, uno studio di McKinsey prevede una crescita del 25% di fatturato dal turismo per le sue imprese. Bene, governiamo e vediamo come avviene questa crescita di fatturato. In più riteniamo che vada meglio qualificata la forza lavoro che non si perderà con l’intelligenza artificiale. Gli altri pilastri del G7 sono la forza lavoro e la formazione del turismo. Perché si affianca a tutto questo. E poi la sostenibilità nei suoi aspetti economici perché sentiamo in tutti i contesti internazionali e nazionali parlare di sostenibilità ma se non si guarda dal lato economico, non si ottiene né quella ambientale e né quella sociale».
Quando si parla di grandi eventi a Roma c’è sempre chi storce il naso. Avere migliaia di partecipanti al Global Summit potrebbe aggiungere qualche problema a una città già congestionata per il Giubileo?
«La scelta di Roma è stata condivisa e richiesta dai componenti del Wttc. Devo dire, come governo, che il nostro ministero ha interloquito con quello dell’Interno e il Prefetto di Roma ci ha assicurato che è una scelta giusta, benché il 2025 sia l’anno giubilare, perché le persone che saranno nostre ospiti sono niente a confronto di quanto si aspetta e si sta preparando a ricevere la Capitale. E quindi ben venga».
Il tema dominante in queste ultime edizioni del Global Summit è stato quello della sostenibilità. Ambientale ma anche sociale. In questo senso che tipo di apporto potrà dare l’Italia?
«Ci sono due aspetti che noi vorremmo portare al Global Summit riguardo all’Italia, alle nostre peculiarità. Uno riguarda i nostri piccoli borghi. Già in diverse politiche del governo, stiamo insistendo ad esempio sulle montagne, sui comprensori per meglio organizzare e strutturare il turismo sugli Appennini e sulle Alpi. Per cui buona parte dei fondi del ministero sono stati e saranno dedicati a questo perché la stagione dovrà essere sempre più lunga nonostante le temperature più calde. In più è una catena virtuosa perché siamo noi italiani a produrre i migliori impianti al mondo sia di risalita sia di innevamento artificiale. E con l’innevamento artificiale, tra l’altro, non c’è un impatto ambientale così disastroso come raccontano perché poi l’acqua ritorna sui terreni dove viene utilizzata».