by Redazione | 22 Febbraio 2022 6:39
“Nelle scorse settimane il Gruppo Moby ha raggiunto un accordo con la maggior parte dei creditori, in particolare con le banche e con i bondholder”, come fa sapere il Gruppo Onorato in una nota.
Il Tribunale di Milano ha dato tempo sino al 31 marzo per chiudere la vicenda giudiziaria legata alla richiesta di fallimento, ma c’è ancora da definire la questione del credito vantato da Tirrenia in amministrazione straordinaria (AS), di 180 milioni di euro.
Il Gruppo Onorato si dice preoccupato dal silenzio del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) in merito al piano di risanamento e ricostruisce le ultime fasi in una nota.
“Abbiamo offerto a Tirrenia in amministrazione straordinaria 144 milioni di euro – si legge – È, inoltre, da sottolineare che nonostante Tirrenia AS sia un creditore chirografario, quindi privo di qualsiasi garanzia reale sui beni della società, la scrivente ha offerto in garanzia ben quattro navi con ipoteca. Siamo seriamente preoccupati dall’atteggiamento del Mise e del ministro Giorgetti: è inspiegabile che non abbia mai aperto, malgrado più volte sollecitato, anche dai sindacati, un tavolo di confronto”.
Il Gruppo prosegue ritenendo “Inspiegabile anche che non risponda a un’offerta che prevede un pagamento immediato alla firma di 23 milioni di euro (che in caso di procedura fallimentare verrebbe incassato da Tirrenia in AS solo dopo alcuni anni e costituirebbe il massimo importo recuperabile) ed un ulteriore pagamento dilazionato di 121 milioni di euro garantito, come detto, da ipoteca su quattro navi. È altresì inspiegabile la comunicazione del 5 maggio 2021 con cui i commissari di Tirrenia in AS ci informavano che il ministro Giorgetti li autorizzava a firmare l’accordo già preparato ma con l’inserimento di due clausole che l’attestatore del piano ha definito illegittime, perché in aperta violazione di norme di legge e della par condicio creditorum e ha comunicato tutto ciò al Tribunale di Milano”.
A conclusione, il Gruppo Onorato ritiene “infine, ancora una volta inspiegabile l’assoluta indifferenza da parte del Mise per la sorte di un gruppo di compagnie che dà lavoro ad oltre seimila famiglie, principalmente del sud”.
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