by Andrea Lovelock | 17 Aprile 2024 9:17
Soffia un vento positivo almeno su una parte delle montagne italiane. Che l’offerta montana si stia diversificando e rafforzando lo dimostrano i numeri elaborati da Enit sulla base dei dati di Oxford Economics 2024: il trend di crescita del “prodotto montagna” non conosce soste e lo hanno confermato i relatori del recente convegno sul futuro del turismo montano tenutosi a Courmayeur, introdotto dall’assessore al turismo della Valle d’Aosta, Giulio Grosjacques, e dal sindaco di Courmayeur, Roberto Rota.
«L’Italia si conferma tra le mete turistiche più ambite in Europa, per il turismo della montagna si prevede una crescita soprattutto grazie agli arrivi internazionali – ha confermato Maria Elena Rossi, la direttrice marketing di Enit – con una lettura che si basa sulle ultime tendenze: tra gennaio e dicembre 2023 sono stati oltre 125 milioni gli arrivi turistici nelle strutture ricettive in Italia (+5,5% sul 2022), di cui 62,8 milioni di turisti stranieri e 62,2 milioni di italiani».
Per intercettare questo flusso occorre quindi una filiera reattiva e capace di mediare tra la domanda e l’offerta. Come ha ricordato Giuseppe Cimminisi, presidente di Fiavet, «le agenzie di viaggio svolgono un ruolo essenziale per il turismo montano: danno struttura al rinnovato interesse verso le destinazioni territoriali, trasformandole in un prodotto costantemente appetibile grazie alla propria consulenza. L’agente di viaggio è il primo contatto che il turista ha con l’offerta del turismo montano. A lui spetta quindi il compito di valorizzare quello che non solo è un prodotto, ma un patrimonio naturale e immateriale che si fa portavoce delle nostre tradizioni».
Il punto di partenza è promuovere il territorio, non semplicemente come un prodotto, ma come un “significato” più esteso. Secondo Laura Rolle, co-founder di Blue Eggs, «i profondi cambiamenti socio-culturali degli ultimi anni e l’accelerazione che ha dato la tecnologia a certi passaggi economici e culturali, richiedono una lettura che vada oltre i classici flussi turistici e i cosiddetti bisogni del consumatore».
Per questo motivo, ha spiegato, vanno presi in considerazione i Deep Trend, i modelli narrativi. A queste riflessioni ha fatto eco Davide Jaccod, nuovo direttore generale dell’Office Régional du Tourisme, offrendo un punto di vista ancorato alla regione più piccola d’Italia: «Lavorare nel turismo in Valle d’Aosta può essere un privilegio: il prodotto su cui ci concentriamo ha un potenziale ancora inespresso che può farci guardare al futuro con entusiasmo. Serve un’opera costante di collaborazione tra enti e operatori per valorizzare un’identità che non è solo tradizione, ma anche apertura verso l’esterno. Lo sguardo del viaggiatore ci aiuta a riconoscere noi stessi e a sviluppare l’orgoglio sano di appartenere a un territorio così prezioso, dove il turista è un attore».
Il convegno è stata anche l’occasione per focalizzarsi sui progetti che stanno ridisegnando il settore, come le case history, che raccontano i modelli di turismo più innovativi. Allargando il campo di osservazione anche alle Alpi svizzere, «Il turismo in montagna è una certezza e dispone anche di enormi risorse e grandi opportunità di crescita durevole« ha osservato Bruno Huggler, direttore di Crans-Montana Tourisme & Congrès: «Gli investitori internazionali che si interessano alla montagna sono sempre più consapevoli, in particolare nell’ambito degli impianti a fune e dell’hôtellerie. Avremo successo se manterremo la nostra cultura dell’accoglienza, la nostra ospitalità, le nostre tradizioni e la nostra cultura e se le abbineremo al dinamismo e all’impegno degli investitori».
Tornando in Italia, Matteo Bonapace, direttore di Apt di Madonna di Campiglio, porta a modello la località trentina: «L’azienda per il turismo del territorio ha un capitale sociale e un budget annuale di funzionamento a maggioranza privata. Gli operatori privati aderenti volontariamente all’azienda sono più di 500 e questo assetto garantisce velocità operativa e una maggiore condivisione delle scelte fra pubblico e privato. La complessità di gestione di una destinazione turistica basata su una comunità locale è molto alta, ma tale complessità può essere ridotta attraverso il confronto delle buone pratiche tra località di eccellenza.»
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