Morgante: «Nel futuro di Trenitalia
alta velocità al sud e biglietto unico»
Dall’ipotesi di estendere il Frecciarossa per il Cilento ai mesi invernali fino al biglietto unico aereo più treno. E ancora: il business dei “servizi aggiunti”, vero plus per distinguersi dai competitor, e la sfida internazionale dell’alta velocità, che passa da Gran Bretagna e Francia. Le prospettive di sviluppo di Trenitalia raccontate dal suo amministratore delegato Barbara Morgante, in un’intervista esclusiva a L’Agenzia di Viaggi, a margine della convention di Pietrarsa con le agenzie di viaggi.
Alta velocità al Sud. Dopo il Cilento, qual è il prossimo step?
«Abbiamo qualche idea, ma non concreta al punto da poterne parlare. Abbiamo già potenziato sull’Adriatica con un altro collegamento su Pescara che permetta ad abruzzesi e al bacino limitrofo di poter raggiungere anche in giornata il nord. Sulla Puglia abbiamo inserito dal 28 giugno un nuovo collegamento Bari-Roma che in 3 ore e mezza consente di spostarsi, in giornata, e un nuovo collegamento Roma-Caserta-Benevento che libera posti per i clienti pugliesi. Questo libera treni ed è un vantaggio per la Puglia come dimostra anche il collegamento posizionato su Taranto che sta andando bene. Qualche ora prima della convention, poi, abbiamo fatto un viaggio verso Agropoli sul treno che tutti i weekend, quest’estate, porterà da Salerno fino a Sapri, nel Cilento (il treno parte da Milano, ndr). Vedremo come risponderà il mercato ma siamo pronti, anche in accordo con la Regione Campania che ha contribuito ha istituire i collegamenti su gomma per i centri limitrofi, di potenziarlo e magari estenderlo sia in termini di mesi che di frequenza settimanale. Va molto bene il collegamento con la Calabria da Napoli e stiamo valutando di rinforzare l’offerta anche in considerazione del fatto che i voli domestici da/per il sud sono in diminuzione. Sono considerazioni che vanno fatte anche con il gestore della rete che spesso ci rilascia slot di orari per noi non appetibili. E poi c’è da fare i conti anche con la flotta».
Come gestite la concorrenza di Italo?
«Rispetto a strategie iniziali poco chiare, oggi Italo si configura come vettore low cost che punta molto sull’abbassamento dei prezzi, eliminando qualsiasi servizio. Noi siamo un’azienda che invece punta a dare servizi, offrendo un’esperienza che non si ridue al solo viaggio in treno ma è anche il pre, durante e post, arricchendo l’offerta con altri servizi spesso acquistabili prima di comprare il biglietto. Una volta, anche se avevamo delle partnership con altre aziende, si comprava il biglietto e poi si proponevano altri servizi, ora si può mettere tutto nel carrello prima del viaggio. E presto nel carrello sarà possibile mettere altro. Puntiamo alla frequenza e alla qualità grazie a tanti accordi in essere con compagnie aeree che permettono di abbinare il treno alla tratta internazionale: il prossimo traguardo è il biglietto unico aereo e treno e lo sviluppo di una serie di viaggi, non sono solo per le città di arte, ma anche per luoghi poco conosciuti anche dagli italiani. Un’opportunità resa possibile dall’innalzamento della qualità dell’Ic. In precedenti convention non avrebbe avuto spazio, né senso, parlare del servizio; ora non ce ne vergognamo più. Prima era una voce in perdita. Abbiamo saputo reagire alla minaccia rappresentata da Ntv e oggi possiamo dire che siamo pronti a tentare sfide fuori dai confini internazionali».
Si riferisce all’operazione Next che in Uk vi ha visto subentrare come gestori a National Express?
«Sì, ma non solo. Stiamo partecipando ad altre gare anche interloquendo con il Department for Transport (ndr il ministero dei Trasporti britannico), che è poi quello che le bandisce. Abbiamo raccontato la nostra esperienza e lo sviluppo di sistemi come Pico e sono rimasti molto colpiti: uno dei complimenti più belli ricevuti è stato “spero presto di vedere sui nostri binari un treno targato Trenitalia”. E così è stato con Next, oggi C2C (city to coast), un brand noto agli inglesi accanto al quale compare ora il nome Trenitalia. Quanto alle altre gare, su cui i rumor sembrano positivi, siamo ancora agli inizi ma siamo in joint venture con il vettore First Group, la First Trenitalia East Midlands Rail Limited, partecipata al 70% da First e al 30% da Trenitalia Uk, per due bandi: la gestione del franchise nell’East Midlands (London-Derby-Sheffield, London-Nottingham, London-Corby, Liverpool-Sheffield-Nottingham-Norwich, cui si aggiungono i servizi regionali). E il franchise sulla West Coast che comprende gli attuali servizi tra Londra, Manchester, Chester, Liverpool, Preston, Edinburgh e Glasgow, oltre a prevedere lo sviluppo e l’introduzione dei nuovi servizi Alta Velocità da Londra a Birmingham. Questa sarebbe un’occasione che potrebbe lanciarci internazionalmente perché porteremmo il know how italiano sull’Av di un altro Paese. E poi c’è l’esperienza di Thello in Francia che vorremmo sviluppare ulteriormente».
Quali sono gli altri Paesi in gara per aggiudicarsi i bandi britannici?
«Direi Francia, Spagna e Germania, anche se la loro Av è molto diversa, e non sarei stupita se ci fosse anche il Giappone».
Il piano industriale sembra giunto a un ottimo punto. Cosa si augura per il futuro?
«Di avere i treni sempre pieni. Chi mi ha preceduto, così come me e il mio staff, abbiamo lavorato tantissimo. Credo che ora il cliente abbia la percezione di quale cambiamento sia stato innescato. Il personale ha capito che il cliente è il nostro valore aggiunto, allo stesso modo gli operai hanno capito che se il treno è ben manotenuto ci sono meno ritardi e meno lamentele. Ora siamo un’azienda che c’è e segue il viaggiatore».
Insomma, la cura per la customer experience ha contribuito a innescare un circolo virtuoso che ha portato alla rivalutazione del brand Trenitalia?
«Sì, la partecipazione su questo tema è fortissima. E intorno a questo è tornato anche uno spiccato senso di appartenenza all’azienda. C’è una volontà differente di fare bene a tutti i livelli lavorativi e a tutte le età, un concetto che è passato trasversalmente. Un sentirsi parte dell’azienda profondo, che penso ci invidino in molti».