Quando si racconta una nave da crociera, il più delle volte si descrive una simil-Las Vegas adagiata sull’acqua: casinò, zipline, simulatori di Formula1, bowling, ristoranti stellati. Un paradiso artificiale dove l’unico elemento naturale – ovvero il mare – è ridotto a un piano d’appoggio. Un mezzo fin troppo generoso che, per la legge di Archimede, consente a grattacieli da migliaia di tonnellate di stare a galla e spostarsi da una città all’altra. Di marino e marinaro per i passeggeri c’è ben poco. Fatta eccezione per la figura quasi mitologica del capitano e dei suoi ufficiali e per i porti dove si transita, anch’essi trasformati in funzionali bypass attrezzati di negozi e servizi. Poco importa se il mare non lo vedi. E a malapena avverti la salsedine.
Così alla famiglia Aponte venne un’idea all’apparenza lapalissiana: torniamo al mare, costruiamo una nave che lo richiami. Da qui la nascita di Msc Seaside prima, di Msc Seaview dopo, battezzata sabato scorso a Genova (GUARDA LA FOTOGALLERY). Gemelle che già nel nome esprimono un’intenzione: fare in modo che i passeggeri “vedano” il mare.
E infatti il Mediterraneo, su cui ha già iniziato a navigare la neonata Seaview (ESPLORA LA NAVE) con i suoi oltre 5mila passeggeri, entra negli occhi attraverso i diciotto deck, le passeggiate esterne, il ponte dei sospiri, le vetrate più ampie del solito. Ma se il gap visivo è stato colmato, quello tattile – ovvero la possibilità di toccare il mare – è ancora impensabile, per certi versi blasfemo. L’unico touch consentito, per ora, è quello degli schermi di Msc for Me, la tecnologia che assiste a bordo i passeggeri spaesati.
Eppure la strada tracciata da Pierfrancesco Vago, executive chairman della compagnia, è chiara: «Il mare deve essere al centro della crociera». E se il primo passo per abbattere il muro finora “ostile” tra le navi da crociera e l’elemento che le ospita è stato compiuto, non resta che attendere il secondo. Un’evoluzione che, favoleggiando, potrebbe un giorno condurre a un’ipotetica classe Seatouch. Un ritorno alle origini della marineria, nell’ottica del progresso.