«Adesso anche noi possiamo vendere escursioni sul Mar Rosso, cosa che prima non potevamo fare. Ma l’arrivo di Tui ci ha portato anche solidità finanziaria, e prima di tutto la possibilità di avere a disposizione nuove risorse per espandere il business». In attesa di capire quali saranno le linee di sviluppo future di Musement, Alessandro Petazzi, ceo e cofondatore dell’azienda appena acquisita dal colosso tedesco dei viaggi, mette subito in chiaro la portata di un’operazione che cambia radicalmente la prospettiva della startup milanese, che in cinque anni di vita era riuscita comunque a raccogliere 15 milioni di euro di finanziamenti, compresi quelli del fondo americano Interwest Capital. «Il primo risultato è che possiamo integrare la nostra piattaforma con prodotti che prima non avevamo, oltre che poter vendere ai 20 milioni di clienti Tui l’intero nostro prodotto».
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«L’azienda continuerà a essere guidata dai quattro fondatori ((insieme a Petazzi anche Fabio Zecchini, Paolo Giulini e Claudio Bellinzona, ndr), con l’intero team che rimarrà indipendente all’interno di Tui Destination Experiences, la business unit di Tui Group dedicata al segmento tours & activities. Ma le risorse finaziarie aumenteranno, a cominciare dalle 40 assunzioni che faremo nel settore It».
Perché sono complementari Musement e il segmento tours & activities di Tui?
«Loro, che muovono qualcosa come 700 milioni di euro di fatturato ogni anno per le sole escursioni, sono forti sul prodotto sun & beach e sulle classiche due settimane di vacanza, noi su tutto ciò che riguarda i city break».
In quante città siete presenti?
« In 1.100 città, con 1 milione di utenti al mese. Attualmente offriamo prodotti che vanno dai biglietti d’ingresso a musei, eventi e attrazioni a visite guidate fino a gite in barca o in bicicletta, percorsi enogastronomici. Siamo in grado di controllare in tempo reale se in musei, mostre o eventi circostanti ci sono biglietti in vendita per la giornata in corso, se sono effettivamente disponibili e se si accettano biglietti elettronici che permettano ai viaggiatori di ottimizzare il proprio tempo a destinazione».
Quali sono le novità che vi attendono?
«A fine novembre rilasceremo una nuova piattaforma per gli agenti Tui, ma sarà disponibile soltanto per i loro mercati primari come Regno Unito e Polonia. Per l’Italia non cambierà nulla».
Quante sono le agenzie italiane che lavorano con voi?
«Sono circa 6.000 punti vendita. Ormai quelle che ci dovevano conoscere lo hanno fatto. Piuttosto c’è ancora molto da lavorare sul fronte tecnologico e dell’accessibilità della piattaforma».
A cosa state pensando per il futuro?
«Ci stiamo espandendo anche sulle città secondarie degli Usa. Ma nei prossimi anni cambierà la prospettiva su come vendere una destinazione. Credo che su alcune mete selezionate sarà possibile partire dall’offerta di un certo tipo di esperienze, e da lì partire per costruirci sopra dei pacchetti con escursioni».