Pronto? Facciamo un pezzo su Napoli per Bmt». «Ovvero?». «Sì, il boom della città, le fiction, la nuova scena musicale. Insomma, il volto pop». Brividi. E come la spiego Napoli? Come faccio a raccontare la mia città, quella che non ha regole, nel bene e nel male, non ha confini, neanche geografici, non ha un solo volto, ma mille, molti più di quelli di pirandelliana memoria. Non basta un vocabolario per definirla. Lo sanno bene i turisti che arrivano in città inebriati più dall’odore di sfogliatella che dalle maestose residenze del settecento. Poi si fermano e guardano anche quelle, le prime esche per le seconde.
A guardare i dati Napoli ha fatto un exploit. Dal 2014 al 2022, gli arrivi turistici hanno raggiunto il milione con 2,7 milioni di presenze. La metà (il 49,4%) sono stranieri. Di quelli che se si parla italiano o napoletano non è un problema. «Napoli sta vivendo un momento di grazia – racconta l’assessore al turismo della città, Teresa Armato – È una delle destinazioni preferite a livello mondiale e non è più solo la tappa per una visita mordi e fuggi. Il trend di crescita registrato lo scorso anno con l’80% di occupazione delle camere nelle strutture alberghiere ed extralberghiere, pari a un più 4% ri- spetto al 2022, è destinato a proseguire anche quest’anno. Le previsioni dei siti specializzati parlano di 15 milioni di turisti in arrivo in Campania, con Napoli in testa. Questa è una città che può vivere di turismo e del suo indotto: non esclusivamente, ma soprattutto. Per farlo occorre puntare sulla qualità dell’ospitalità e sui servizi: dalla pulizia alla mobilità fino alla sicurezza, su cui stiamo investendo per rendere ancor più attrattiva una meta che è già universalmente conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza e il suo immenso patrimonio storico culturale».
La cultura, eh già! Sara Esposito lavora come guida turistica da vent’anni: «Accompagnavo i giapponesi nel centro storico patrimonio Unesco». Oggi è richiestissima per Pompei, Capri, per i percorsi culturali, ma le chiedono anche giri sui luoghi delle fiction da Mare Fuori all’Amica geniale. «Sono felice di raccontare ogni angolo di questa città che amo. È maledettamente sensuale, lo vedo negli occhi anche dei più scettici. Su un punto non riesco a dire di sì: i tour di TikTok. A chi me li chiede rispondo: non avete bisogno della guida per fare la fila per un panino». I social qui sono croce e delizia. Non hanno fatto altro che amplificare a dismisura il grande teatro che ogni napoletano conosce da sempre e non sempre ammira. «Questa è una città che un minuto prima ti affoga e subito dopo ti salva, come un picco glicemico continuo – spiega Roxy in the Box, ovvero Rosaria Bosso, una delle migliori artiste di arte contemporanea. I suoi lavori sono irriverenti, coloratissimi, mix di esperienza personale, icone pop e attualità disseminati nei vicoli e nelle piazze di Partenope. La “Vascio Art”, l’arte dei bassi. Ogni sua opera attinge alla cultura napoletana, ma con il suo tocco diventa internazionale, mondiale. «Qui c’è molta creatività, ma anche quel “disordine selvaggio” che è parte dell’energia che emana questo luogo».
Lavorare “fuori dagli schemi” è una delle priorità anche di Massimo d’Ambra, musicista e produttore di numerosi artisti del panorama urban, non solo napoletano. Tra i tanti, anche del fenomeno Geolier. «Ho vissuto con lui Sanremo e anche tutto il mese e mezzo prima – racconta dal suo studio dove ha fatto incidere brani a Gue Pequeno e Sfera e Basta – Chi fa urban e rap qui trova le sonorità giuste, ma credo anche funzioni il fatto che se un pezzo non ci piace non abbiamo peli sulla lingua. Oggi la città è ancora quella della musica neomelodica, dei grandi come Pino Daniele, ma il merito di questa new generation esplosa negli ultimi 6/7 anni è di aver sdoganato la lingua napoletana ovunque, per cui non esiste più una musica di serie a, b o c, ma esiste solo la musica e chi la vuole ascoltare. E così è facile incontrare a Milano ragazzi che cantano brani in napoletano con accento impeccabile, così come farebbero con un rap americano».
Chi canta Napoli, poi la vuole vedere. Come chi segue le fiction in tv. «Le storie all’ombra del Vesuvio acquistano una forza nuova e particolare». Tiziana Aristarco è la regista di Mina Settembre, acclamatissima serie Rai, e direttrice di numerose fiction di successo. «Per chi lavora dietro la telecamera Napoli ha grandi movimenti, è piena di scenografie naturali. Dai vicoli stretti all’ampiezza del lungomare, dai palazzi meravigliosi agli edifici fatiscenti. La fiction ha avuto due grandi protagoniste: Serena Rossi e la città». Ogni quartiere è un capoluogo a sé. Basti pensare al rione Sa- nità o ai Quartieri spagnoli, considerati a rischio e oggi diventati cool. «Tutto è partito da un prete visionario e dei ragazzi che hanno trasformato un quartiere dove c’era il coprifuoco e le bande sfrecciavano in sella ai motorini, in uno dei 20 luoghi più alla moda del mondo, se- condo il TimeOut London».
Salvatore Scuotto, scultore straordinario, è cresciuto nei vicoli del rione Sani- tà, luogo di sepoltura in età greco-romana. Sa- cro e profano, rumore e silenzio si mescolano in una danza dolcemente ossessiva. Con i fra- telli ha fondato la Scarabattola, bottega d’arte presepiale e realizzato il “Presepe Favoloso”, opera incredibile regalata al quartiere di Totò, ospitato nella seicentesca sagrestia della Basili- ca di Santa Maria della Sanità. Ogni personag- gio racconta una storia e ogni anno si aggiun- gono nuove statue. Insomma Napoli è ancora una “carta sporca” come cantava Pino Daniele? Forse sì, ma qualcuno comincia a raccoglierle quelle carte per restituire magia.