by Giorgio Maggi | 19 Giugno 2019 7:00
Un vero e proprio marketplace dove acquistare servizi, anche turistici. E quello che diventerà Facebook quando farà il suo debutto Libra, la nuova criptovaluta[1] ideata da Mark Zuckerberg che verrà lanciata nel 2020.
Basata sulla tecnologia blockchain, la moneta elettronica di Facebook sarà gestita da una società noprofit, la Libra Association con sede a Ginevra, di cui per il momento fanno parte 27 società, tra cui Mastercard, PayPal, PayU, Stripe, Visa, Booking, eBay, Lyft, Spotify, Uber e Coinbase, tutte disposte a versare un gettone da 10 miioni di dollari. L’obiettivo, ha spiegato Zuckerberg in un post sul suo social network, è di arrivare a cento al momento del lancio.
«La missione di Libra è creare una semplice infrastruttura finanziaria globale che abiliti miliardi di persone in tutto il mondo», è stato il commento lapidario dell’inventore di Facebook, che ha spiegato come i servizi operanti su Facebook, Messenger e WhatsApp coinvolgendo Libra, saranno gestiti da una nuova sussidiaria, Calibra.
NESSUNA FLUTTUAZIONE. Per rendere stabile la valuta, ed evitare le fluttuazioni che hanno segnato la storia di Bitcoin e altre criptovalute, Libra nascerà subito agganciata a un paniere di monete normali, come quelle emesse dalle banche centrali, come il dollaro e l’euro.
«Sarà regolata come ogni altro fornitore di servizi di pagamento e ogni informazione condivisa con Calibra resterà separata dalle informazioni condivise con Facebook. Aspiriamo a rendere facile per tutti inviare e ricevere denaro proprio come si usano le nostre app per condividere istantaneamente messaggi e foto», ha agggiunto Zuckerberg.
Una volta a regime, nel 2020 ci saranno quindi oltre 2 miliardi di persone (più quel miliardo e 700 milioni di individui che non hanno ancora un conto in banca, ma nella maggior parte dei casi hanno già in tasca uno smartphone) che potranno usare la criptovaluta non solo su Facebook, Instagram e Whatsapp, ma anche Booking e Uber per quanto riguarda il travel, oltre a eBay, Lift, Spotify, Booking, Iliad, Vodafone e tutte le aziende che stanno aderendo e che ora potranno raggiungere un pubblico ben più vasto che non ha la possibilità o non vuole avere una carta di credito.
QUANTO RISPARMIERÀ BOOKING. Per quanto riguarda i colossi del travel che hanno aderito al progetto, l’intento di Booking Holdings non lascia spazio a molti dubbi: porre un freno al crescente numero di sistemi di pagamento, tra cui, solo per fare qualche esempio, ci sono quelli che vanno per la maggiore in Cina e nei Paesi emergenti, da WeChat ad Alipay, passando per GrabPay. Proprio in alcuni mercati asiatici, infatti, il tradizionale modello pay-at-the-hotel scelto dalla multinazionale olandese sta lasciando sempre più spazio alla gestione non solo delle prenotazioni, ma anche dei pagamenti.
Con il risultato che, di fronte allo sviluppo di soluzioni di accomodation alternative che non riguardano più solo gli alberghi, i problemi potrebbero aumentare a dismisura in conseguenza del fatto che non tutti i proprietari di strutture extra-alberghiere accettano transazioni con carta di credito. Senza contare,poi, che utilizzando una criptovaluta come Libra, la stessa Booking Holdings potrebbe arrivare a risparmiare qualcosa come 500 milioni di dollari, ovvero l’importo che la multinazionale con sede ad Amsterdam avrebbe pagato (le stime sono di Skift) nel 2018 come fee sui pagamenti attraverso credit card.
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