Nell’era dei rischi l’agenzia non rischia
Pare che i Millennials irromperanno nelle agenzie, salvandole. E che in Gran Bretagna, e più in là in America, la corrente sia già cambiata con il ritorno all’intermediazione. Carta canta, lo dicono i numeri. Eppure in Italia, gridano al nord, c’è stato di crisi. Una parola – crisi, crisi, crisi – incollata al trade da almeno 15 anni, da quando le Torri Gemelle, internet e il ko della finanza hanno segnato la distanza tra prima e dopo. Adesso la situazione parrebbe addirittura peggiorata con la minaccia Isis così imprevedibile, che stravolge la mappa turistica, e il tour operating che è costretto a reinventarsi.
Ma è proprio in questa fase coscenziosa (chiamiamola così), in cui molti operatori fanno “outing” sui rischi e consentono di cancellare la partenza senza penali, che il ruolo dell’agente di viaggi torna a essere indispensabile. Chiunque, sul web, può prenotarsi volo e albergo con i propri mezzi. E farlo addirittura dall’iPhone, questo è vero. Eppure, la regola del “semo boni tutti”, come si dice a Roma, vale sempre meno. Il rischio fregatura del fai-da-te cresce in misura proporzionale agli altri rischi.
Tocca essere esperti per barcamenarsi con disinvoltura tra contratti, clausole e cavilli. Tocca essere consulenti preparati per conoscere l’operatore “tal dei tali” che adotta la formula più sicura. La differenza, ora più che mai, non la fa il prezzo strillato sul web, ma la certezza che solo in agenzia si potrà acquistare una vacanza che sia davvero a rischio zero.